ORGANON-ARTE-DEL-GUARIRE



Sintesi del libro

ORGANON DELL'ARTE DEL GUARIRE

di Cristiano Federico Samuele Hahnemann,
nella traduzione direttamente dall’originale tedesco del dottor Giuseppe Riccamboni.

AVVISO
Nel libro sono indicati solo i paragrafi. L’aggiunta dei capitoli è una mia iniziativa per facilitarne la comprensione, anzitutto a me stesso, e per poter aggiungere un sommario, per poter saltare al capitolo desiderato premendo CTRL e il pulsante sinistro del mouse. 



Nella presentazione della prima edizione si afferma che il medico tedesco Cristiano Federico Samuele Hahnemann (1755-1843) nel tradurre la MATERIA MEDICA del Cullen si imbatté nell'affermazione che il chinino esercitava un potere benefico sullo stomaco.
Hahnemann ne aveva avuto un'esperienza ben diversa quando era stato affetto dalla malaria tre anni prima. Allora volle riprovarlo ed ebbe un quadro di sintomi simile a quello della malaria.
Ciò gli fece balenare in mente l'idea che il chinino guariva la malaria perché era capace di provocare nella persona sana effetti simili a quelli della malattia.
Pertanto, cominciò a sperimentare altre sostanze sia su sé stesso sia su dei volontari, annotandone con cura ogni effetto comprese le modalità di aggravamento e miglioramento della sintomatologia, compresa quella dei sentimenti e delle sensazioni.
Poi provò a utilizzare nella cura dei malati le sostanze sperimentate e il risultato fu che essi guarivano durevolmente purché si rispettasse il principio della somiglianza dei sintomi.
A chi gli ribatteva che la guarigione era dovuta alla natura medicatrix, Hahnemann dimostrava fino a che punto la natura è cieca, privata dell'intelligenza e dell'istinto, allorquando la salute dell'organismo è turbata e citava episodi riferiti da medici a cui erano capitate casualmente delle guarigioni omeopatiche involontarie. Nel 1810 fu pubblicata la prima versione di questo libro col titolo Organon della scienza medica razionale. La sesta ed ultima edizione fu pubblicata nel 1842 col titolo Organon dell’arte del guarire.

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CAPITOLO 1 - GUARIRE IL MALATO, RICONOSCERE LA MALATTIA, I SUOI SINTOMI

1:2 Lo scopo principale del medico è la guarigione rapida, dolce e duratura dei malati.
3:4 Il vero terapeuta è quello che:
sa cosa si deve guarire nei singoli casi di malattia;
conosce il potere dei medicamenti;
sceglie il farmaco più opportuno e la dose di esso;
e infine sa riconoscere i veri ostacoli alla guarigione e sa rimuoverli.
Egli è anche un igienista che conosce le cause che distruggono la salute e che mantengono la malattia. Deve, perciò, anzitutto allontanare le cause occasionali e questo di solito basta per la guarigione.
5:8 Il medico deve conoscere la causa più probabile della malattia acuta e i fattori costituzionali e parassitari della malattia cronica. Inoltre deve conoscere la costituzione fisica del malato, il suo carattere psichico, il suo modo di vivere, le sue abitudini, ecc. e la deviazione dallo stato sano preesistente.
Se non c'è una causa occasionale, individuare esattamente i sintomi alla malattia e rimuoverli nella loro totalità.
9:11 Nello stato di salute dell'uomo, la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, tiene tutte le parti del corpo in meravigliosa vita armonica e le rende capaci di sensazioni.
Solo tale forza vitale perturbata può determinare nell’organismo sensazioni spiacevoli e conseguenti funzioni irregolari che noi chiamiamo malattia.
Nella nota al paragrafo 11 l’autore fa allusione al fenomeno delle maree che non si spiega con mezzi materiali. Lo stesso fa per la calamita che trasmette la sua capacità di attrazione all’asta di acciaio. Ritiene che le medicine omeopatiche a dosi infinitesimali riescano a trasmettere una forza curativa all’organismo vivente, mentre a dosi più alte non producono effetto. Il traduttore Riccamboni, forse a questo alludeva nella sua prefazione osservando che all’epoca di Hahnemann non si conosceva la batteriologia e che tuttavia anche oggi non si sa come spiegare il contagio della poliomielite acuta anteriore.
12:13 Solo la forza vitale morbosamente perturbata provoca le malattie percepibili dai nostri sensi e lo sparire di tutte le manifestazioni di malattia presuppone necessariamente il ritorno alla salute di tutto l’organismo.
Pertanto la malattia non si può considerare con un quid (la cosiddetta materia peccans) separato dall’organismo vivente e dalla forza vitale. Da tale errore dell’allopatia derivano gli errori che la rendono la vera arte di malanni.
14 Non vi è alcuna malattia che non si dia a conoscere per mezzo dei sintomi.
15 il male della forza vitale - vivificatrice del nostro corpo, perturbata morbosamente e immaterialmente - e l'insieme dei sintomi formano un tutt'uno.
16:17 Le alterazioni morbose non possono essere rimosse dall'organismo che dalla forza dinamica virtuale dei medicamenti che agiscono a mezzo della sensibilità nervosa presente dovunque nell'organismo. La scomparsa totale dei sintomi di malattia è la guarigione, scopo del medico.
18 La totalità dei sintomi rilevati per ogni singolo malato e le loro modalità costituiscono l'unica indicazione per la scelta del rimedio.
19:20 Le malattie sono alterazioni dello stato sano che si manifestano con segni di malattia. La guarigione consiste nel ritorno allo stato sano, non in chiacchiere apparentemente dotte. Ciò avviene grazie alla capacità delle medicine di modificare i sentimenti ed attività, capacità che si lascia mettere in evidenza durante l'azione sull'uomo.
21:22 I medicamenti hanno il potere di trasformare lo stato dell’organismo e ciò è dimostrato dal fatto che essi riescono a modificare lo stato dell’uomo sano. La rimozione di tutti i sintomi della malattia è la prova che creando una malattia artificiale simile per mezzo dei medicinali si rimuove e distrugge la malattia naturale.
23:25 Ogni esperienza pura ed ogni esperimento mostrano che i sintomi di malattia persistono con i farmaci allopatici e ritornano più forti. Al contrario, solo il farmaco omeopatico che agisce contro la totalità dei sintomi patologici ha la forza e la proprietà di produrre ad arte la malattia più simile al caso da curare.

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CAPITOLO 2 - SI GUARISCE SOLO REALIZZANDO UNA MALATTIA ARTIFICIALE SIMILE MA PIÙ FORTE

26:27 Come occorre un rumore diverso, quale è quello dei tamburi, per non far sentire al pauroso il rumore dell'esercito nemico, così bisogna ricorrere a una medicina che colpisca il medesimo senso della malattia.
Il potere di guarigione si realizza con medicine di forza uguale o superiore a quella della malattia.
28:30 Ciò si manifesta in tutte le prove pure e in tutti gli esperimenti puri del mondo e ad Hahnemann non importa saperne scientificamente il perché anche se ritiene più probabile la seguente ipotesi.  Essendo ogni malattia una perturbazione della forza vitale, solo un’affezione artificiale simile ma più forte – anche alla scelta del dosaggio opportuno - può spegnere il senso dell’affezione naturale.
31 Le potenze nemiche, agenti patogeni, ci rendono malati solo se ne abbiamo la disposizione e ci troviamo disarmati.
32:33 Al contrario le medicine producono in ogni uomo i sintomi caratteristici di esse e possono guarire le malattie e prevenirle a condizione che i sintomi da esse causati siano simili a quelli presentati dalla malattia. Così, la scarlattina di Sydenham all'inizio del 1800 colpiva tutti i bambini che non l'avevano già avuta. Invece, dei bambini curati da Hahnemann preventivamente con la belladonna nessuno se ne ammalò.
34 Tuttavia non basta che la forza della malattia medicamentosa superi quella della malattia naturale. Occorre che i sintomi procurati dal rimedio nella persona sana siano il più possibile simili a quelli presentati dal malato da curare.
35 Perfino la natura è incapace di guarire una malattia con un'altra che sia dissimile dalla preesistente.
36 Se la nuova malattia dissimile è più debole di quella già presente nel corpo, non attecchisce.
37 Una vecchia malattia cronica non guarisce con le cure allopatiche, neanche se fatte blandamente o per anni.
38 Se invece è più forte, la precedente non viene guarita ma solo sospesa finché dura la nuova malattia, poi ritorna la precedente.
39 La medicina allopatica ha constatato che una nuova malattia dissimile per quanto forte non guarisce mai una malattia esistente.
40 In alcuni casi la nuova malattia dopo aver agito sull'organismo si congiunge con la precedente e forma con essa un male complicato, magari aggredendo lo spazio che le è adatto e lasciando il resto alla malattia dissimile. Così la psora, la sifilide e la blenorragia possono coesistere insieme.
41 Le complicanze morbose, originate da un inopportuno trattamento medico - cioè dall’allopatia - sono molto più frequenti delle malattie naturali dissimili che si associano e complicano a vicenda. Le cure allopatiche rendono poi pressoché inguaribile il malato o arrivano ad ucciderlo.
42:45 La natura permette la coesistenza di due malattie dissimili in parti diverse del medesimo organismo, a differenza di quanto avviene per le malattie fra loro molto simili - nelle manifestazioni ed azioni e nei disturbi e sintomi da loro causati - le quali non possono coesistere, né elidersi a vicenda, né sospendersi, né formare una malattia complicata ma la più forte distrugge la più debole e va a occupare le medesime parti dell'organismo.
46:48 Per esempio, secondo le testimonianze di medici, il vaiolo umano ha guarito per sempre un'infiammazione oculare cronica, una cecità esistente da due anni conseguente a una tigna del capo repressa.
Un altro autore ha constatato che il vaiolo molte volte produceva sordità ed asma, mali che il vaiolo guariva anche quando aveva raggiunto l'acme del suo decorso.
Lo stesso è successo a una tumefazione del testicolo conseguente a una contusione. Tale tumefazione è a volte causata dal vaiolo, come pure la diarrea dissenteriforme, ecc. anch'essa guarita dal vaiolo.
Altri hanno constatato che i bambini che avevano superato il morbillo erano immuni - nella medesima epidemia - dalla pertosse la quale è simile in parte al morbillo.
49 Vi sarebbero molti altri casi di guarigioni omeopatiche naturali se gli osservatori vi avessero prestato attenzione e se la natura avesse un maggior numero di malattie capaci di guarire omeopaticamente.
50 La natura non ha quasi a disposizione altri mezzi omeopatici che le malattie miasmatiche, poco numerose e ostinate come la psora, il morbillo e il vaiolo umano, costituenti potenze morbigene che sono mezzi più pericolosi e spaventosi dei mali che si vogliono curare e a guarigione avvenuta richiedono esse stesse di essere curate per poter essere distrutte, per mezzo di sostanze capaci di procurare sintomi simili nell'esperimento sulle persone sane.
51 Così l'uomo ha molte più possibilità della natura di trovare intorno a sé nel creato le potenze morbigene per guarire le malattie conosciute e sconosciute.
52:53 Vi sono due metodi principali di cura. Quello omeopatico - fondato sull'osservazione precisa della natura, su esperimenti accurati e sull'esperienza - e quello eteropatico che non fa niente di tutto questo.
54:60 Nel corso dei secoli si sono creati sempre nuovi sistemi di cura fondati su vuote supposizioni e che ingannavano il pubblico grazie al sollievo momentaneo procurato dai nuovi medicinali scoperti a caso, ma i malati avevano modo di accorgersi che i mali aumentavano e si acuivano.
Galeno, 17 secoli fa introdusse la legge "contraria contrariis curantur" la quale ingannava mediante un miglioramento quasi istantaneo dei mali.
Il metodo allopatico cerca di alleviare il sintomo più molesto
Il metodo omeopatico è l'unico giusto che dà guarigioni nel modo più sicuro, rapido e duraturo. Solo chi non li conosce può illudersi di abbinarli e di curare il malato a suo piacimento passando dall'uno all'altro o mescolandoli. Esso rappresenta un tradimento verso la divina omeopatia.
Ci si dovrebbe domandare se non si procuri in seguito al malato un peggioramento dei disturbi, ma il medico spiega come una malignità solo ora manifestatasi nella patologia o al sopraggiungere di una nuova malattia.
Ad esempio si somministra oppio per calmare i dolori di ogni specie, annebbiando il sensorio, o per curare la diarrea o l'insonnia.
Oppure si cava d'impaccio prescrivendo una dose ancora più forte della medesima medicina o un altro farmaco ancora più potente, causando sempre un aggravamento.
Sintomi importanti di malattie persistenti non sono mai stati curati con tali palliativi senza i loro ritorno dopo poche ore con un evidente peggioramento, L’oppio è usato così anche contro la tosse notturna e di vecchia data, la tintura di cantaride in principio costringe la vescica a vuotarsi, ma successivamente la ritenzione urinaria diventa ancora più forte fino alla paralisi della vescica.
Con i lassativi e purganti si stimola l’intestino a scariche più frequenti,
Con l’alcol si vuole togliere la debolezza, ma poi toglie completamente le forze.
Con cose amare e spezie si riscalda lo stomaco debole e freddo, ma poi la sua debolezza aumenta ancora di più.
L’acqua fredda dà sollievo alle parti scottate, ma successivamente il dolore cresce incredibilmente,
Con sostanze da fiuto si vuole cacciare il vecchio raffreddore intasante, ma poi esso si aggrava e intasa ancora di più,
Con l’elettricità e il galvanismo si eccitano membra cronicamente deboli e quasi paralizzate, ma poi si verifica la completa abolizione dell’eccitabilità muscolare e la paralisi.
Con i salassi si vuole togliere la congestione persistente al capo e in altre parti, ma poi ne segue sempre un maggior afflusso di sangue in tali organi.
Con la valeriana si cura l’inerzia paralitica del corpo e dello spirito ma in seguito il corpo cade nello stato stuporoso, nella paralisi del corpo e dello spirito e se le dosi sono abbastanza forti il malato muore.
Con la digitale si rallenta il polso ma poi esso accelera ancora di più, sparisce il sonno, l’appetito e le forze ed è inevitabile una morte improvvisa.
Nella nota al paragrafo 56 Hahnemann dice che alcuni pretendono di creare un terzo modo di cura, l'isopatia, ossia di usare la stessa sostanza che ha causato la patologia in un altro essere umano, ma in realtà in tal modo si ottiene solo danno e peggioramento della malattia mentre nella vaccinazione col vaiolo vaccino è somministrata una sostanza che non produce malattia nell’uomo.
Nota al paragrafo 60: Broussais introdusse il metodo del salasso. Più il malato veniva indebolito e meno sentiva i dolori e diminuiva la sua capacità di ribellarsi; perciò gli astanti si affrettavano a ricorrere alle sanguisughe o al salasso appena i sintomi della malattia ritornavano, fino a causare la morte.
61 Da questo aggravamento causato dal sistema di cura allopatico i medici dovrebbero capire che occorre usare il metodo omeopatico per guarire realmente e durevolmente, purché al posto di grandi dosi si utilizzino dosi minime.
In realtà, le medicine allopatiche non guariscono le malattie, le sopraffanno per qualche tempo.

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CAPITOLO 3 - I DANNI DELLA TERAPIA ANTIPATICA (O ALLOPATICA)

62 I paragrafi seguenti spiegano l'origine dei danni della terapia antipatica e l'efficacia del metodo omeopatico.
63:67 Qualunque medicamento agisce sulla vitalità producendo un cambiamento dello stato di salute del corpo di minore o maggiore durata.
Esso si chiama effetto primario al quale segue l'effetto secondario o reazione che rappresenta la forza vitale dell'organismo che cerca di opporsi all'azione del farmaco. Essa ha effetto conservativo della vita.
Ad esempio una mano tuffata nell'acqua calda è sul momento più calda dell'altra, ma poi diventa più fredda. Il sonno prodotto dall'oppio è seguito da maggiore insonnia. Con le piccole dosi omeopatiche l'azione secondaria non è evidente poiché l'organismo reagisce debolmente.
In questo modo si vede l'assurdità delle cure palliative.
67. Nota. Solo in casi urgentissimi, per pericolo di vita insorti in persone prima sane (asfissia, morte apparente da fulmine, da soffocazione, da congelamento, da annegamento, ecc.) è opportuno rianimare l'eccitabilità e la sensibilità con lievi scosse elettriche, clisteri di caffè forte, sostanze da fiuto eccitanti, riscaldamento graduale, ecc.  Ottenuto ciò, la vita degli organi riprende il suo funzionamento normale, poiché non c'era da rimuovere alcuna malattia.
68 Nelle guarigioni omeopatiche può restare qualche po' della malattia artificiale dovuta al medicamento, ma essa è lieve e di breve durata, grazie all’esiguità del medicinale usato.
(N. d. R.: Si può pensare che grazie alla diluizione che permette una migliore penetrazione del farmaco nei tessuti l’organismo, come assopito di fronte alla malattia, sia sollecitato alla reazione che porta alla guarigione. Oppure può darsi che la malattia artificiale si aggrappi ai medesimi recettori, scacciandone via la malattia naturale).
69 Nella cura allopatica il sintomo morboso e il sintomo del medicinale si annullano a vicenda per qualche tempo, ma quest’ultimo non può prendere il posto del primo nella sensazione della forza vitale e questa è portata a reagire ancora più fortemente e ad aggravare tanto più l’alterazione morbosa quanto maggiore è stata la dose somministrata.
70 Negli esperimenti si è constatato che:
1)      né con le cure allopatiche né nella natura con malattie dissimili si può ottenere la guarigione di malattie naturali;
2)      nemmeno si può ottenere la guarigione con sostanze capaci di provocare nella persona sana sintomi opposti a quelli del malato, ma solo un sollievo momentaneo seguito da un peggioramento.
3)     Infine il solo metodo di cura omeopatico dell'uso di sostanze capaci di causare negli individui sani sintomi simili alla totalità dei sintomi del malato può guarire la malattia, purché siano somministrate in dose e potenza opportuna.
71 Ora resta da vedere come il medico:
acquisisce la conoscenza delle malattie;
acquista la conoscenza del potere patogeno dei medicamenti;
utilizza queste potenze patogene artificiali per guarire.

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CAPITOLO 4 – COME ACQUISIRE LA CONOSCENZA DELLE MALATTIE

72 Nei prossimi paragrafi si comincia a trattare il punto a), parlando delle malattie acute e croniche.
73 Le malattie acute si distinguono in varie classi:
malattie acute occasionate da influenze nocive a cui il malato è stato esposto, ad esempio eccessi o privazioni sessuali, impressioni fisiche violente, raffreddamenti o surriscaldamenti, strapazzi da lavoro manuale, eccitamenti fisici o morali, ecc.
malattie acute sporadiche, generate da movimenti meteorici o tellurici le quali colpiscono poche persone per volta.
malattie acute epidemiche le quali colpiscono molte persone per volta, hanno una causa comune e i singoli casi si assomigliano tra loro, sono generalmente contagiose e finiscono da sole con la guarigione o con la morte. Spesso sono dovute a guerre, carestie o inondazioni.
Alcune malattie colpiscono una sola volta nella vita (vaiolo, morbillo, pertosse, scarlattina di Sydenham, liscia e rosea, parotite, ecc.); altre ripetutamente (peste levantina, febbre gialla, colera asiatico, ecc.).
74:75 Le malattie croniche spesso derivano dai trattamenti allopatici, in conseguenza di somministrazione di medicine violente a dosi abbondanti e crescenti: calomelano, sublimato corrosivo, unguenti mercuriali, iodio, oppio, valeriana, digitale, acido prussico, zolfo, salassi, purganti, ecc.
Tali cure cervellotiche indeboliscono l'organismo, se non l'esauriscono del tutto, e lo scombussolano.
Finiscono col diminuire o aumentare l'irritabilità o la sensibilità e col produrre atrofia o ipertrofia, lesioni organiche interne o esterne (deformità).
Per esse occorre una cura severamente individualizzata. Sono spesso incurabili. Se il malato muore, il medico astutamente attribuisce la morte alle alterazioni organiche rilevate all’autopsia (alterazioni che in realtà sono state causate dai suoi medicinali e che non si verificano in caso di morte conseguente alle medesime malattie senza uso di tali medicamenti).
76 Le malattie prodotte da indebolimento per cure cervellotiche dell’allopatia dovrebbero essere eliminate dalla forza vitale stessa con l’aiuto appropriato contro qualche miasma cronico ancora presente nell’organismo.
77:80 Non vanno chiamate malattie croniche quelle che derivano da esposizione continuata ad agenti nocivi evitabili, da eccessi abituali nel mangiare, bere o di altra specie, che alterano la salute, né quelle che risultano da mancanza del necessario per vivere, dall'abitare in località malsane ed eminentemente paludose.
Esse spariscono spontaneamente da sé con un regime appropriato dell'organismo, purché al suo interno non esista un miasma cronico. 
Sono da chiamare croniche quelle malattie che derivano da un miasma cronico nonostante che il regime di vita sia igienico.
(miasma = malsana esalazione di organismi in putrefazione o di acqua stagnante che viziano l’aria).
Una di tali malattie croniche è la sifilide che si manifesta con l'ulcera venerea. Un'altra ancora è la sicosi che presenta l'escrescenza a cavolfiore.
La più diffusa di tutte è la psora che si manifesta con un prurito insopportabile ed è la causa fondamentale di quasi tutte le forme morbose frequenti.
81:82 Il passaggio di questo agente patogeno assai antico attraverso milioni di uomini e di costituzioni spiega come possa manifestarsi con sindromi così differenti e numerose. È un errore classificarle, come fa la medicina, come quadri morbosi indipendenti.
Tuttavia occorre lo stesso individualizzare le terapie per ottenere la vera guarigione. Se il male è acuto i sintomi principali sono presto percepibili dai nostri sensi e anche l'interrogatorio del malato è più breve.

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CAPITOLO 5 - L'ESAME INDIVIDUALIZZATO

83 Occorre che il medico non abbia preconcetti, ma sensi sani, sia osservatore attento e riproduca fedelmente il quadro morboso.
84:86 Il malato deve riferire lo sviluppo dei suoi disturbi; i parenti a loro volta raccontano le sue pene, il suo comportamento e quanto notano in lui di alterato e di insolito.
Il medico non deve interrompere i suoi interlocutori affinché non perdano il filo del discorso, salvo che divaghino.
Chieda loro di parlare piano per avere tempo di annotare tutto quello che occorre. Scriva ogni sintomo in una riga diversa per poter poi annotare altri dettagli e chiarimenti, quando sono avvenuti i fatti, le sensazioni, l'ora, la costanza o intermittenza dei sintomi, ecc.
Egli stesso nota ciò che vi è di alterato e insolito.
87: 91 Il medico deve evitare di dare al malato l'imbeccata per la risposta. Non dargli la possibilità di rispondere sì o no. Inoltre chiedergli come vanno le funzioni del corpo e le condizioni morali se non è stato già fatto spontaneamente, quante evacuazioni ha, che caratteristiche hanno le feci, se vi era dolore nell'emissione e dove. Come va la minzione, la disposizione d’animo, l’appetito, sete, memoria, il gusto della bocca, prima di mangiare e dopo, i cibi più graditi, ripugnanze, cambiamenti di gusti, ecc. (vedere la nota del paragrafo 89 per ulteriori dettagli). Osservare la posizione nel dormire, ecc.
Il vero quadro dei sintomi si ha prima dell'uso delle medicine o parecchi giorni dopo. E domandare se quanto rileva esisteva o no durante il periodo di salute.
Eventualmente far sospendere i farmaci, magari dando in sostituzione dei placebo.
Si deve prestare fede al malato e usare le sue stesse espressioni, salvo il caso delle malattie simulate.
92 Tuttavia in caso di malattie ad andamento acuto e grave il medico deve accontentarsi dei sintomi sia pure alterati dalle medicine se non può sapere quelli precedenti all'uso di esse.
93 Se la malattia è insorta da poco tempo o se è cronica ma causata da qualche avvenimento notevole di parecchio tempo prima, esso verrà riferito spontaneamente, altrimenti sarà il medico a fare domande con discrezione.
94:99 Nelle malattie croniche, bisognerà vagliare le abituali occupazioni del malato, il suo modo di vivere e il regime dietetico che possa determinare e sostenere la malattia e poterne eliminare la causa per ottenere la guarigione. Pertanto, l'esame deve essere molto più accurato e va prestata molta attenzione anche ai minimi particolari poiché il malato potrebbe ormai considerarli un fatto normale.
Inoltre i malati possono essere di umore molto diverso: gli ipocondriaci e quelli troppo sensibili o impazienti dipingono le loro sofferenze a tinte troppo vive, mentre altri per pigrizia o pudore passano sopra a una quantità di disturbi o li indicano come cosa di poca importanza.

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CAPITOLO 6 - MALATTIE EPIDEMICHE E SPORADICHE

100:102 il medico deve considerare come nuovo ogni caso che gli si presenta, anche se gli viene presentato con un nome preciso come fosse qualcosa di simile a casi precedenti e cercare il quadro puro di ogni malattia dominante al momento poiché ognuna ha un’espressione particolare, fatta eccezione per le malattie che hanno una causa contagiante fissa come il vaiolo, il morbillo, ecc.
Con l'osservazione di molti casi, i segni generali acquistano la loro propria qualificazione. L'osservazione di parecchi malati consentirà di individuare il quadro morboso completo che consente la scelta del farmaco appropriato.

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CAPITOLO 7 - MALATTIE MIASMATICHE CRONICHE

103 Allo stesso modo bisogna operare con le malattie miasmatiche croniche, essenzialmente invariabili come la psora. Solo la visione di tutti i sintomi, ricavati da malati diversi, si potrà ricostruire il quadro completo delle malattie e curarle omeopaticamente.
104 Durante le cure, poi, a seconda dell'effetto favorevole del medicamento e del nuovo stato del malato, si tralascerà di curare i sintomi spariti e si terrà conto anche degli eventuali sintomi nuovi.

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CAPITOLO 8 - LA CONOSCENZA DEL POTERE PATOGENO DEI MEDICINALI

105:109 Il secondo dovere del medico riguarda la scelta di quanto necessario per guarire la malattia naturale attraverso la forza patogenetica di medicine capaci di causare sintomi simili a quelli della malattia da guarire.
Ciò si ottiene somministrando a dose modica a una persona sana (affinché i sintomi causati dal farmaco non si confondano con quelli della malattia) la sostanza da sperimentare.
110 Hahnemann notò che altri studiosi avevano constatato che le sostanze medicamentose usate in dosi eccessive, per uccidersi o per uccidere, producevano sintomi uguali a quelli osservati da lui stesso negli esperimenti.
111 La coincidenza delle osservazioni riguardanti le azioni pure dei medicamenti fatte da altri con quelle sue convinse Hahnemann che i medicamenti agiscono secondo leggi naturali determinate e permanenti.
112 In seguito all'uso di sostanze prese in dosi eccessive, si vedono in un secondo momento sintomi opposti (effetto secondario dovuto alla reazione dell'organismo) a quelli dell'effetto primario, ma gli effetti secondari generalmente non si notano se la dose è stata modica.
113:114 Al contrario i soli narcotici nell'effetto primario tolgono la sensibilità e l'eccitabilità, mentre nel secondario le aumentano.
115 Fra i sintomi primari, per alcuni medicamenti ve ne sono parecchi che mutano e passano al sintomo opposto. Questo non deve essere considerato una reazione della forza vitale dell'organismo ma solo un alternarsi di diversi parossismi dell'effetto primario e si chiamano effetti varianti o fluttuanti.
116:118 Inoltre va tenuto presente che alcuni sintomi sono molto comuni, altri lo sono molto meno.
A quest'ultimo gruppo appartengono le cosiddette idiosincrasie, capaci di causare effetti morbosi in alcune persone. Tuttavia tali medicinali agiscono come medicamenti omeopatici su tutte le persone che hanno sintomi simili.
"Nessun vero medico d’ora in poi può esimersi da questi esperimenti, specialmente eseguiti su sé stesso, per ottenere la conoscenza delle medicine, che più sono necessarie in terapia, per ottenere la conoscenza finora colpevolmente trascurata dai medici di tutti i secoli."
120 Nessuna sostanza produce nell'organismo effetti identici a quelli di un'altra. Pertanto, non vi sono surrogati nei riguardi terapeutici e bisogna conoscere esattamente le varie sostanze nei loro effetti terapeutici e nella loro potenza.
121 Le sostanze forti dette eroiche devono essere sperimentate a dosi piccole, poiché producono alterazioni della salute anche in persone robuste. Quelle meno forti devono essere sperimentate a dose più elevata e, infine, le più deboli devono essere sperimentate in persone sane, ma delicate, sensibili, eccitabili.
122 Per la sicurezza della terapia e il bene di tutte le generazioni future si devono usare solo medicamenti che siano ben noti e diano pieno affidamento per la lor purezza, genuinità ed efficacia.

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CAPITOLO 9 - COME ESEGUIRE GLI ESPERIMENTI

123 Ognuna di queste medicine deve essere presa in forma semplice e non artefatta; le piante nostrali sotto forma di succo spremuto di fresco mescolato con un po' di alcol per impedirne la putrefazione; i vegetali esotici come polvere o tinture alcoliche, preparate di recente ma poi diluite con alcune parti di acqua; le sostanze saline e gommose sciolte in acqua subito prima dell’ingestione.
Se si può avere la pianta, che è debole di energia, solo in forma solida, per esperimento va usato l’infuso, versando acqua bollente sulla pianta sminuzzata e berlo subito, ancora caldo altrimenti va in fermentazione e perde l’azione medicinale.
124 Ogni medicina deve essere presa sola, purissima, senza aggiunta di qualsiasi altra sostanza o medicamento fino a quando si vogliono osservarne gli effetti.
125 Durante il periodo della sperimentazione, l’esperimentatore deve osservare un conveniente regime dietetico, nutriente e semplice senza droghe, evitando contorni verdi, radici,
126 La persona scelta per l’esperimento deve essere nota per credibilità e coscienziosità, Durate l’esperimento deve evitare qualunque applicazione assidua dello spirito e del corpo, ogni intemperanza o eccesso sessuale, e non deve essere distolta da affari urgenti, non deve essere disturbata e deve rivolgere su sé stessa l’attenzione, deve essere intelligente da poter definire e descrivere con espressioni chiare le sue sensazioni.
127 I medicamenti devono essere presi sia dalle donne che dagli uomini per metterne in evidenza le differenze rispetto al sesso.
128:129 L’esperienza insegna che le sostanze medicamentose esplicano in pienezza le forze insite in esse se sono potentizzate in alte diluizioni con conveniente triturazione e succussione. Ad esempio alla trentesima potenza alla dose di 4-6 granuli il giorno, o anche più se necessario.
Ciò comunque varia da una sostanza all’altra e da una persona all’altra.
Capita anche che una sostanza forte produca effetti deboli in persone apparentemente deboli e viceversa. Perciò conviene cominciare per prudenza con piccole dosi.
130 Nel caso che la dose sia forte già dall’inizio, si ha il vantaggio di rilevare i sintomi nella giusta successione, ma anche una dose modica può procurare sintomi chiari in una persona molto sensibile. La durata di azione di un medicamento si scopre solo attraverso il confronto di parecchi esperimenti
131 Se invece si devono somministrare dosi crescenti di una sostanza per alcuni giorni di seguito, non solo non si scopre l’ordine in cui si verificano, ma c’è anche la possibilità che una dose successiva, tolga l’effetto di una precedente. I vari sintomi allora dovranno essere messi tra parentesi come dubbi in attesa di esperimenti successivi che dimostrino se si tratta di reazione dell’organismo o di azione variante del medicamento.
132 Se invece ci interessa solo conoscere i sintomi prodotti da un medicamento, specialmente se di azione debole, è preferibile la somministrazione a dose crescente per parecchi giorni di seguito.
133 Quando si presentano dei disturbi si deve osservare in quale posizione esso si presenta e aumenta, diminuisce o scompare, se camminando per la stanza o all’aperto, nella posizione eretta o giacendo, mangiando, bevendo o nel movimento, parlando, starnutendo, tossendo, durante altre funzioni del corpo, in quali ore.
134:136 Ogni sostanza esterna causa dei cambiamenti particolari nell’organismo vivente, ma essi non si sviluppano tutti in chiunque, né sono i medesimi nello stesso individuo, e non appaiono sempre alla stessa ora. La totalità degli elementi morbosi si otterrà solo sperimentandola su persone diverse e di sesso differente e, comunque, determina uno stato artificiale che libera il malato dal suo male primitivo in modo rapido e duraturo (omeopatico) se somministrato in dosi minime.
137 Quanto più sono tenui, entro certi limiti, le dosi del medicamento sotto esperimento, tanto più evidenti saranno gli effetti primari, mentre non si avranno effetti secondari o reattivi da parte del principio vitale.
Con dosi eccessive si avranno anche effetti secondari e quelli primari saranno violenti, precipitosi, confusi, senza considerare il pericolo di danni per lo sperimentatore.
138 Tutti i sintomi che si presentano durante l’esperimento devono essere attribuiti al medicamento anche se il soggetto li avesse avuti molto tempo prima.
139:140 L’esperimentatore dovrà annotare chiaramente le sensazioni provate, i disturbi, fenomeni e alterazioni dello stato di salute al momento in cui li prova e il tempo trascorso dall’assunzione del farmaco, e - se il sintomo permane a lungo - anche la durata. Se è incaricato un terzo, la sera stessa il medico deve leggere le annotazioni e chiedere chiarimenti poiché allora la memoria è ancora fresca.
141 La migliore sperimentazione è quella che il medico fa su sé stesso, poiché solo così potrà sapere esattamente cosa ha sentito. Ciò rende anche l’organismo del medico più resistente alle cause morbose.
142 Occorre una critica fine e superiore per distinguere i sintomi del farmaco da quelli della malattia in caso di malattie croniche.
143 Una volta esperimentate tante sostanze si avrà una Materia medica di effetti genuini, puri e infallibili per curare le malattie simili.
144 Da tale materia medica deve essere esclusa ogni supposizione, osservazione gratuita ed invenzione, ma contenere solo il linguaggio puro della natura.
145 Una raccolta di studi di molti medicamenti nella loro azione pura costituirà un rimedio omeopatico per ogni forma di infermità, meglio dei farmaci allopatici che solo alleviano e peggiorano le malattie e spesso mettono in pericolo la vita.

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CAPITOLO 10 - L’USO PIÙ ESATTO DI UN MEDICINALE

146 Il terzo punto della missione di un vero terapeuta è il modo più esatto di usare i medicinali, al fine di guarire.
147 Tra tutte le sostanze studiate quella che produce sintomi più simili alla totalità dei sintomi della malattia è il rimedio giusto per essa.
148 Secondo Hahnemann la malattia non deve essere considerata come una materia dannosa, ma come l’effetto di una potenza immateriale che disturba il principio vitale nelle sue funzioni istintive e costringe a generare certi mali e disordini. Generando con un farmaco omeopatico un’alterazione simile a quella della malattia naturale, ma più forte (e temporanea), il principio vitale non percepisce più il disturbo della malattia naturale e ne è liberato.

LE MALATTIE ACUTE

La malattia acuta spesso scompare in poche ore. Quelle vecchie richiedono più dosi a potenze più alte, ma può anche essere un’altra la medicina più appropriata. In nota al paragrafo 148 Hahnemann afferma che certi medici che si chiamano omeopatici non amano fare un faticoso lavoro di ricerca dei sintomi e scelgono a caso il rimedio omeopatico e se falliscono ne danno la colpa all’omeopatia e dicono che la scienza ha fatto tutto quello che poteva se il malato muore.
149 Se poi le malattie sono complicate dalla somministrazione di medicinali allopatici, richiedono molto tempo, se non portano alla morte.
150 In caso di uno o due disturbi insorti di recente, spesso basterà una correzione dietetica e del tenore di vita.
151 Se vi sono alcuni disturbi violenti, il medico indagatore scoprirà molti altri segni di malattia con cui fare un quadro completo di malattia,
152 Quanto più è grave una malattia acuta, tanto più essa presenta sintomi numerosi ed evidenti e quanto più grande è il numero dei medicamenti conosciuti e più sicura è la scelta del medicamento adatto.
153:156 Tra tutti i sintomi al fine della scelta del medicamento appropriato si dovrà tenere conto di quelli più salienti, non comuni, caratteristici della malattia.
Nelle malattie recenti tale medicinale spesso porterà alla guarigione già dalla prima dose, senza notevoli disturbi, salvo al più in soggetti molto eccitabili e sensibili, purché la guarigione non sia ostacolata da medicamenti estranei o da errori nel regime di vita o da passioni.
Invece i sintomi generali e indeterminati come inappetenza, debolezza, sonno inquieto, malessere, ecc. si riscontrano in quasi tutte le malattie e in ogni medicamento e meritano meno attenzione.
(Il traduttore (?) raccomanda il Repertorio di Von Boenninghausen e il Manuale dei sintomi fondamentali che nella terza edizione ha il titolo Gran manuale del dottor G. H. G. Jahr..)
Tuttavia, specialmente se la dose non è convenientemente piccola, può aversi nelle prime ore un piccolo aggravamento “omeopatico” il quale pronostica che la malattia verrà troncata già dalla prima dose.
Nelle malattie di vecchia data si dovrebbero usare dosi convenientemente piccole di farmaci a lunga durata per evitare tale aggravamento che per lo più si verifica a guarigione quasi ultimata.

COPERTURA SOLO PARZIALE

162:166 Se si conosce solo un farmaco che copre una parte soltanto dei sintomi della malattia, lo si userà ma in questo caso sono da attendersi dei disturbi, che però saranno esigui se la dose del medicinale è convenientemente piccola.
Si potrà giungere ugualmente alla guarigione se i pochi sintomi corrispondenti sono quelli caratteristici del farmaco.
In caso negativo, qualora esistesse un farmaco a una parte dei sintomi e un altro alla parte rimanente, non si dovranno prescrivere i due farmaci insieme, né in successione, ma si dovrà prescriverne uno solo e in seguito si riesaminerà il quadro dei sintomi rimasti e dei sintomi nuovi per l’individuazione del farmaco appropriato.

INSORGENZA DI DISTURBI

167:168 Se però insorgono disturbi di una certa entità non si deve permettere al farmaco di esplicare tutta la sua azione ma esaminare il nuovo stato presente e scegliere il farmaco specialmente nelle malattie acute.
Se anche così non si giunge alla guarigione si dovrà prescrivere un altro farmaco in base al nuovo quadro dei sintomi.

DUBBIO TRA DUE FARMACI

169:170 Se all’esame del malato solo una parte dei sintomi è coperta da un farmaco omeopatico e l’altra parte è coperta da un altro farmaco, non si deve usarli contemporaneamente e nemmeno uno dopo l’altro, ma sceglierne uno solo; in seguito esaminare i sintomi rimasti oltre agli eventuali sintomi nuovi e prescrivere il farmaco più appropriato, poiché dopo la somministrazione di uno dei due farmaci il quadro si modificherà.
171 Nelle malattie croniche non veneree, dovute alla psora, sono di frequente necessari più farmaci da scegliere secondo il criterio omeopatico, uno alla volta secondo il nuovo quadro dei sintomi dopo la fine dell’azione del farmaco precedente.

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CAPITOLO 11 –  MALATTIE MONOSINTOMATICHE

172:184 Una difficoltà analoga insorge quando una malattia presenta un numero troppo esiguo di sintomi. Questa situazione si presenta nelle cosiddette malattie monosintomatiche, per lo più croniche. Esse hanno solo un sintomo interno o esterno (queste sono chiamate malattie locali).
In realtà le prime sono di solito dovute alla superficialità del medico nel rilevare i sintomi. Nei pochi casi in cui vi siano veramente solo uno o due sintomi evidenti, intensi, si scelga sulla base di esso il farmaco omeopatico più corrispondente.
Se insorgeranno sintomi distinti, essi saranno usati per completare il quadro sulla cui base scegliere un nuovo farmaco più omeopatico del precedente, e così di seguito finché non si raggiungerà la guarigione.

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CAPITOLO 12 – MALATTIE LOCALI

185 Fra le malattie monosintomatiche hanno un posto importante quelle dette locali, riferite alle parti esterne del corpo. Fino ad oggi si è insegnato che ad esse non partecipa il resto dell’organismo, ma ciò è assurdo e porta ad applicazioni terapeutiche assai dannose.
186 Solo quando sono dovute ad un agente esterno meritano tale nome e purché siano molto lievi, altrimenti tutto il corpo viene a soffrirne. È compito della chirurgia occuparsene asportando ostacoli meccanici (riduzione di lussazioni, sutura di ferite, fasciature, arresto di emorragie, asportazione di corpi estranei, svuotamento di raccolte liquide, riduzione e contenzione di fratture, ecc.). Eventualmente l’omeopatico deve completare l’opera, quando si tratta di combattere una febbre violenta, insorta per gravi contusioni o per lacerazione di vasi o di lenire il dolore da scottature.
187:189 Invece ben altro trattamento devono avere quei mali, quelle alterazioni, quei disturbi che si riscontrano sulle parti esterne dell’organismo ma che non sono dovute all’azione di agenti esterni o che sono conseguenza di piccole lesioni esterne. Essi hanno origine in un male interno ed è assurdo e dannoso trattarli localmente o con la chirurgia, poiché le parti dell’organismo sono unite in un tutto inscindibile.
190 Se il male esterno non è dovuto a cause traumatiche, il trattamento deve agire su tutto l’organismo. Bisogna, quindi considerare diligentemente tutte le perturbazioni dello stato generale - magari anche causate da medicine prese - e somministrare il medicinale per via interna, altrimenti si sopprime il sintomo esterno e si rende più difficile, se non impossibile, giudicare se la malattia interna è stata distrutta.
191:196 Il trattamento veramente razionale di un male esterno, non dovuto a cause traumatiche, dee agire su tutto l’organismo, con rimedi interni. Solo così si otterrà la guarigione radicale anche del male esterno, se il rimedio è scelto secondo la legge dei simili.
Non basterà, perciò, considerare diligentemente i caratteri del male locale, ma anche la perturbazione dello stato generale, anche in rapporto alle medicine prese, prima di passare alla scelta del farmaco omeopatico corrispondente alla totalità dei sintomi.
Non si deve usare nulla per uso esterno, neanche il medesimo farmaco usato internamente. Se i sintomi esterni non scompaiono, malgrado un’ordinata igiene di vita, vuol dire che c’è uno stato psorico latente. In questi casi, dopo il superamento dello stato acuto, istituire la cura antipsorica. Essa è sempre necessaria nei mali locali cronici, nelle malattie non veneree.
197:199 Sarebbe un errore applicare il medicinale omeopatico anche per via esterna poiché si rischierebbe di guarire l’esterno e di illudersi di aver guarito anche il male interno.
A maggior ragione è errato trattare il solo male esterno con qualche medicamento caustico o con una cura chirurgica. Tolto il male esterno sarà più difficile individuare il rimedio interno adatto.
200:203 Il male locale aiuta la scelta del farmaco e quando scompare significa che è guarito anche il male interno.
Se non si combatte il male interno ma solo quello esterno quest’ultimo si aggrava col tempo, le vecchie ulcerazioni psoriche alle gambe peggiorano, l’ulcera sifilitica si ingrandisce, i condilomi crescono e si moltiplicano.
 Anche il male interno si aggrava. Le pomate applicate sull’eruzione scabbiforme, la causticazione di un’ulcera, l’asportazione di condilomi con metodi chirurgici o con il fuoco è molto comune e pernicioso, poiché moltiplica i mali cronici.

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CAPITOLO 13 – LE MALATTIE CRONICHE

204:205 Eccettuati i disturbi derivanti da un sistema antigienico di vita e gli innumerevoli stati morbosi derivanti dai medicamenti, la maggior parte delle malattie croniche deriva dalla psora, dalla sifilide e dalla sicosi che la medicina ufficiale affronta con cure esterne per di più allopatiche.
Si producono così metastasi, cecità, sordità, pazzia, asma, idropisia, apoplessia, ecc.
206 Prima di cominciare la cura di una malattia cronica, bisogna indagare se il malato ha avuto una malattia venerea. In tal caso la cura va diretta contro di essa. E quando un caso di psora ha sintomi non chiari, si deve pensare a una complicanza con una pregressa infezione venerea. Spesso poi le cure allopatiche complicano ed esaltano ancora più le malattie croniche.
207:209 Pertanto, il medico omeopatico deve sempre ricercare quali cure allopatiche il malato abbia fatto, se ha fatto bagni in acque minerali e con quale esito, al fine di stabilire la degenerazione della malattia primitiva, cercare di togliere i danni causati da esse ed evitare tali medicamenti.
Non ci si deve lasciar ingannare dal malato e dai familiari che di una malattia cronica dànno la colpa a una sudata o a una bagnata o a uno spavento o a un trauma. Questi fatti non causano una malattia cronica in un corpo sano.
Inoltre occorre considerare l’età, il regime di vita e dietetico, la posizione familiare e sociale, lo stato d’animo e il modo di pensare del paziente che potrebbero ostacolare la guarigione.
A questo punto il medico comporrà il quadro della malattia nel modo più completo possibile cercando di mettere in evidenza i sintomi più caratteristici per scegliere il farmaco secondo la legge dei simili.

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CAPITOLO 14 – MALATTIE DELLO SPIRITO

210. Appartengono alla psora anche le malattie monosintomatiche. Anche le malattie dello spirito e della mente fanno capo alla psora e magari si incontrano insieme a quelle del corpo e si acutizzano quando queste ultime guariscono e viceversa. Bisogna rilevare anche i sintomi dell’animo.
Tuttavia le malattie psichiche e mentali non costituiscono una classe ben distinta dalle altre malattie, poiché in ogni malattia del corpo, detta fisica, vi è sempre un’alterazione dello spirito e della mente. Ad esempio alcuni malati pur soffrendo molto dolore sono miti e dolci, poi quando guariscono ridiventano ingrati, disumani, scattosi, ecc. o viceversa.
211:213 In tali casi, lo stato d’animo è decisivo per la scelta del farmaco omeopatico più appropriato. Ogni medicamento produce un’alterazione diversa. La cura non sarà omeopatica se non si terrà conto dell’alterazione del comportamento tra lo stato di benessere e quello di malattia.

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CAPITOLO 15 – MALATTIE DELLA MENTE

214:220 Le malattie mentali si curano come le altre, cioè tenendo conto sia dei sintomi fisici che di quelli psichici. A volte essi si alternano in maniera drammatica, ad esempio periodi di delirio e periodi di febbre puerperale con pericolo di vita.
Va fatta la ricerca della totalità dei sintomi, sia riguardo a quelli fisici, sia a quelli mentali. Va fatta anche un’esatta descrizione di tutti i fenomeni fisici che hanno preceduto l’esacerbazione dei sintomi mentali.
Tenere conto anche dei sintomi rilevati dai parenti del malato e scegliere il farmaco più corrispondente ai sintomi mentali; e se la malattia dura da qualche tempo la scelta potrà essere fatta anche tra i farmaci antipsorici.
221:223 Però quando la malattia insorge improvvisamente, come malattia acuta, non si deve cominciare coi farmaci antipsorici ma con altri (aconito, belladonna, stramonio, giusquiamo, mercurio, ecc.) a dose tenue e potenza alta per modificare lo stato mentale e morale e riportarlo alla normalità.
A tal punto si dovrà subito istituire la cura antipsorica o anche antisifilitica per far tornare la psora allo stato latente e poi proseguire la cura per guarire completamente il malato, che eviterà un nuovo attacco, purché il paziente si attenga fedelmente al regime di vita che gli si dovrà prescrivere. Altrimenti l’alienazione mentale si manifesterà con un attacco più intenso e persistente. (Molti malati sono considerati guariti dalla medicina ufficiale mentre in realtà la malattia si è trasferita in altri organi).
224 Se il medico sospetta che il male psichico sia dovuto a cattive abitudini, costumi corrotti, ecc. potrà ricorrere ad esortazioni comprensive e buone. Nel caso che il malato si aggravasse significherebbe che la malattia mentale è dovuta a un male fisico.
225:227 Invece le malattie della mente dovute a dispiaceri protratti, umiliazioni, contrarietà, ecc. che finiranno con l’alterare anche la salute del corpo. Esse si potranno guarire con mezzi psichici: confidenza, persuasione, discorsi sensati, o anche con inganni mascherati, solo se sono recenti e non hanno sconvolto la salute dell’organismo. Occorrerà poi allontanare il miasma psorico e magari sifilitico con una cura prolungata per evitare facili ricadute.
228:230 Anche quando la malattia mentale deriva da una malattia del corpo, il medico e i parenti del malato dovranno tenere un’adeguata condotta: tranquillità col furioso, muto compatimento col piagnucoloso, silenzio con ciarlone insensato, prevenzione ma non rimproveri col malato che distrugge gli oggetti, ecc.
Medici e infermieri dovranno fingere che il malato abbia sempre ragione e pensare che non occorrono distrazioni al malato, ma solo la guarigione. Essa sarà spesso ottenuta col farmaco omeopatico appropriato al sintomo fondamentale e a dose piccolissima.
Tuttavia non si deve nemmeno essere troppo comprensivi e timorosi.

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CAPITOLO 16 – MALATTIE INTERMITTENTI

231:234 Le malattie intermittenti non sono solo quelle che ritornano ad epoche fisse ma anche quelle che si alternano a periodi indeterminati con stati morbosi diversi (malattie alternanti).
Appartengono anch’esse alle malattie croniche, sono dovute alla psora e talvolta anche alla sifilide e vanno curate coi farmaci corrispondenti.  A volte è necessaria una piccola dose di soluzione potentizzata di scorza di china per troncare l’intermittenza. Tuttavia deve esserci somiglianza con i sintomi tipici della corteccia di china, altrimenti si interrompe l’intermittenza, ma il malato sta peggio di prima.
235 Esistono anche le febbri intermittenti spesso composte da due stati alternanti (freddo, calore) o tre (freddo, calore, sudore). Il medicinale, scelto di solito tra quelli antipsorici, dovrà presentare nell’uomo sano due o tre stati alternanti simili o almeno quello più forte e distinto, soprattutto i sintomi dei momenti senza febbre.
236:238 In questo caso è meglio somministrare il farmaco subito dopo la fine dell’accesso piretico o poco dopo. Se è somministrato poco prima dell’accesso, può addirittura mettere in pericolo la vita del malato. E se il periodo apiretico è molto breve, è meglio somministrare prima che esso finisca (quando il sudore lo fa pensare).
 A volte basta somministrare una sola dose di medicinale per la guarigione, ma più spesso è necessario ripetere la somministrazione varie volte dopo aver dato dieci o venti scosse al medicinale. Vedere par.270.
Se il malessere ritorna dopo un periodo di benessere, vuol dire che l’agente patogeno agisce ancora ed occorre allontanarlo.
239:244 Quasi ogni medicamento nella sua patogenesi presenta una febbre speciale e perfino una febbre intermittente con caratteristiche proprie. Esso sarà capace di curare una febbre intermittente naturale.
Quando ciò non avviene, vuol dire che c’è un impedimento – a meno di abitare in una zona paludosa – costituito dal miasma psorico. In questo caso si dovranno usare i farmaci antipsorici fino alla guarigione.
241 Epidemie di febbri intermittenti, dove non sono endemiche, hanno la natura di malattie croniche costituite da singoli attacchi acuti. Ogni epidemia ha una propria caratteristica e se essa è trovata in tutti gli individui, il medesimo farmaco sarà adatto alla generalità dei casi. Esso gioverà anche ai molti che prima dell’epidemia erano in discrete condizioni di salute.
242 Però, nel caso in cui non si siano curati i primi accessi di febbre intermittente o i malati siano stati indeboliti da cure allopatiche, si sviluppa la psora che si trova allo stato latente in molti individui e assumerà la forma di febbre intermittente. A questo punto il farmaco omeopatico non sarà più adatto e occorreranno piccolissime dosi di zolfo o di zolfo di fegato ad alta potenza.
 243 Tuttavia nei casi di febbri intermittenti che colpiscono molte persone, in zone non paludose, si devono prima utilizzare rimedi omeopatici non antipsorici per alcuni giorni. Solo se la guarigione tarda ad arrivare, passare ai rimedi antipsorici.
244 Anche nei luoghi paludosi caratterizzati da febbri intermittenti endemiche, un uomo sano può rimanere in salute se vi si abitua fin da giovane, purché conduca un regime di vita senza errori e non sia depresso dalla miseria, da strapazzi e violente passioni.
 Le febbri intermittenti lo potranno colpire nei primi tempi, ma una o due dosi di soluzione di corteccia di china ad alta potenza lo libereranno dal male, purché tenga un regime di vita ordinato. Se ciò nonostante non verrà guarito, vuol dire che v’è una psora e che occorre una cura antipsorica.

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CAPITOLO 17 - COME USARE E PREPARARE I MEDICINALI

245 Qui si comincia a trattare i medicinali: il modo di usarli e lo stile di vita durante la cura.
246 Ogni miglioramento deciso e progressivo durante la cura esclude la ripetizione del farmaco. Così avviene generalmente nelle malattie acute. Invece nelle malattie croniche l’azione terapeutica si spiega nel giro di 40-100 giorni. Per accelerare la guarigione, occorre rispettare le seguenti condizioni:
·        che il farmaco scelto sia il più simile possibile;
·        nel caso che il farmaco sia somministrato ad alta potenza, sia sciolto in acqua, a dose piccolissima e ad intervalli che l’esperienza mostra più atti ad accelerare la guarigione;
·        che ogni successiva dose sia diversa dalla precedente. (vedere paragrafo 248) In questo modo si può arrivare anche a ripetere perfino tutti i giorni e per mesi il medesimo farmaco.
247 La ripetizione di più dosi identiche è assurda, poiché la prima di esse ha già fatto quello che poteva nell’organismo.
248 La soluzione del medicamento deve ricevere circa 10 succussioni (scosse) nella boccetta prima della somministrazione di una nuova dose di un cucchiaino o più (crescendo progressivamente) da caffè o tè. Nelle malattie croniche ogni giorno o secondo giorno; nelle malattie acute ogni sei, quattro, tre, due ore e nei casi più gravi ogni ora o più spesso ancora. Quando la soluzione è consumata, alla nuova soluzione si aggiungono uno o più granuli ma di una potenza più elevata a patto che sia ancora indicato il medesimo farmaco, altrimenti cambiarlo con uno più adatto. Se si scioglie un granulo in una dracma (4,36 gr.) di alcol si può fiutare la boccetta ogni giorno o due, tre, quattro, dopo averla agitata.
Se compare il cosiddetto aggravamento omeopatico, diminuire la dose e somministrarla più di rado.
Nelle malattie acute spesso basta una dose di medicinale per raggiungere la guarigione.
Nelle malattie croniche, l’azione sarà spiegata in un periodo di 40-100 giorni. Per accelerare la guarigione, una volta scelto il farmaco più adatto, si somministra il farmaco in potenza elevata sciolto in acqua a dose piccolissima e ad intervalli non troppo ravvicinati, che l’esperienza ha mostrato più adatti, e ogni dose deve essere diversa dalla precedente, partendo da una potenza bassa ad altre più alte. In realtà, l’esperienza ha insegnato ad Hahnemann che si può somministrare tutti i giorni nelle malattie croniche. Poi però afferma che non ha senso somministrare la medesima dose, se essa ha già fatto quello che poteva fare. Si potenzia la medicina con otto, dieci, dodici scosse alla boccetta impresse su un oggetto flessibile come un libro ricoperto di pelle. Se si sospende il medicamento e i disturbi cessano vuol dire che il malato è guarito.
249 Se insorgono sintomi nuovi e molesti, non propri della malattia, e lo stato del malato si aggrava sia pure di poco ogni ora e l’aggravamento è notevole allora bisogna somministrare un antidoto del rimedio precedente prima di somministrare un medicinale più omeopatico. Se, invece, l’aggravamento non è violento né importante, si deve somministrare subito il farmaco omeopatico più adatto. (Ciò non succede se il medico comincia con una dose più piccola possibile).
250 Se il medico si accorge che il malato si aggrava per nuovi sintomi e disturbi insorti sia pure di poco di ora in ora, deve rimediare somministrando subito un farmaco più adatto allo stato presente del malato.
251 Se pur con una scelta appropriata di certi medicinali (ignatia, bryonia, rhus e parzialmente belladonna) non si ottiene alcun miglioramento (nelle malattie acute dopo poche ore), generalmente lo si otterrà ripetendo la dose del medicinale.
252 Negli altri casi significa che la causa della malattia persiste ancora o che nel sistema di vita del malato o nel suo ambiente vi è qualche irregolarità, che bisogna allontanare.
253 Fra i segni più sicuri del miglioramento è lo stato d’animo e il comportamento del malato (più calmo e sereno); il contrario nel caso di peggioramento.
254 Lo stesso si manifesta con l’attenuazione o la sparizione dei sintomi esistenti senza la comparsa di sintomi nuovi; il contrario nella comparsa di sintomi nuovi estranei alla malattia che si cura.
255 Se il miglioramento tarda a manifestarsi vuol dire che c’è qualche ostacolo nel regime di vita del malato o in altre circostanze.
256 Se il malato, invece, accusa nuovi accidenti o sintomi importanti, si deve considerare non scelto bene il farmaco.
257:258 Il medico omeopatico non deve avere predilezione per questo o quel farmaco che gli ha dato ottimi successi in passato e così trascurare altri farmaci e nemmeno preconcetti contro altri farmaci che gli hanno causato insuccessi, ma rispettare sempre la legge dei simili.
259:260 Dato che nelle cure omeopatiche sono necessarie dosi piccolissime di medicinali, in esse si deve escludere dal regime dietetico e dal regime di vita ogni cosa che possa agire da medicamento, affinché la dose minima non sia sopraffatta, diminuita od ostacolata. Ciò è ancora più necessario per i malati cronici.
Nota: A tale fine evitare il caffè, tè o simili bevande, la birra, che contengono sostanze eccitanti, con caratteri di medicinali, i liquori di lusso, preparati con droghe, tutte le qualità del punch, la cioccolata, le acque profumate, certi profumi, i fiori a profumo acuto, i sacchetti profumati, le vivande con droghe e le salse piccanti, le paste e i gelati aromatizzati con caffè, vaniglia e simili, erbe medicinali nelle minestre, contorni con erbe, radici, asparagi e tutte le sostanze vegetali medicamentose, sedano, prezzemolo, acetosa, senape, cipolle, formaggio stagionato e le carni frolle, la carne e il grasso di maiale, di anatra o oca, insalate di ogni specie.
261 Bisognerà invece procurare condizioni opposte, come divertimenti innocenti, moto attivo all’aria aperta, con passeggiate giornaliere, piccoli lavori manuali, alimentazione nutriente senza elementi medicamentosi, ecc.
262 Al contrario nelle malattie acute si deve seguire la voce della conservazione della vita. I parenti non devono contrariare le richieste del malato.
263 Soddisfare, perciò, i desideri del malato, che di solito riguardano cibi e bevande, che hanno un carattere palliativo ma non interferiscono col medicinale omeopatico. Lo stesso vale per la temperatura della stanza.

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CAPITOLO 18 – COME AVERE LE MEDICINE PIÙ PURE E POTENTI

264 Il vero medico deve avere le medicine più forti e potenti, pertanto deve conoscerne la genuinità.
265 Il medico deve somministrare le medicine al malato con le sue mani per essere sicuro che prenda il farmaco giusto.
266 Le sostanze vegetali e animali possiedono la migliore azione medicamentosa allo stato greggio e fresco.
267 Mescolare tutto insieme il succo ottenuto per spremitura mescolato all’alcol assoluto in parti uguali e poi lasciato a riposare per 24 ore in recipienti di vetro, gettando il sedimento formato da fibre e sostanze organiche. Così è impedita ogni fermentazione e si può conservare indefinitamente in boccette di vetro ben tappate e chiuse ermeticamente con cera fusa e tenute al riparo dalla luce solare. Invece col sale e l’aceto le sostanze medicinali perdono gran parte della loro azione e con l’essiccazione perdono quasi tutta la loro azione medicinale le radici di iride, brionia, arum e peonia.
Per le piante con molta mucillagine usare due parti di alcol e una di succo.
268 Mai accettare in forma di polvere le cortecce, i semi e le radici delle piante esotiche, ma in forma greggia e non preparate, per convincersi della loro purezza prima di farne un qualsiasi uso terapeutico.
269 Le sostanze grezze acquistano potere medicinale attraverso il metodo della triturazione e succussione, anche quelle che prima non ne avevano.
270 Si mette un terzo (ossia 2,4 grammi) di 100 grani (un grano = 0,072 grammi) di lattosio purissimo – quello che ci arriva in bastoncini rotondi - in polvere in un mortaio di porcellana vetrata il cui fondo sia lisciato con sabbia fine e umida e vi si aggiunge un grano della sostanza da potentizzare, ridotta in polvere (una goccia se è una sostanza liquida, ad esempio il mercurio).
Si mescolano il lattosio con la sostanza con una spatola di porcellana e poi si tritura insieme per 6-7 minuti con un pestello di porcellana ben liscio, poi si raschia il fondo e si tritura ancora per altri 6-7 minuti, si raschia di nuovo e si tritura per altri 3-4 minuti.
Poi si aggiunge un altro terzo e si ripete tutta la procedura.
Lo stesso si fa aggiungendo l’ultimo terzo. La polvere così ottenuta si conserva in un vaso di vetro ben tappato al riparo dal sole e dalla luce. Si scrive sul vaso il nome della sostanza e la dicitura “prima triturazione centesimale”.
Si prende un grano di tale sostanza e la si scioglie in una miscela di una parte di alcol assoluto e quattro parti di acqua distillata.
Una sola goccia di questa soluzione si mette in una boccetta con cento gocce di alcol assoluto. Per avere questo prodotto al rapporto di 1 a 10.000 si prende un grano della polvere al centesimo e si mescola con una spatola in un mortaio con un terzo di 100 grani di lattosio e si procede allo stesso modo, fino ad arrivare alla 30° triturazione centesimale.
Il mortaio, il pestello e la spatola devono essere accuratamente puliti, lavati con acqua calda e asciugati e poi bolliti per mezz’ora prima di usarli per un’altra medicina e bisognerebbe esporli anche al calore di carboni roventi.
I granuli di zucchero vanno preparati dal pasticcere, alla propria presenza, on farina d’amido e zucchero di canna, poi vanno liberati da tutte le impurità, polveri, ecc., poi passati attraverso un crivello che lasci passare soltanto quei granuli che in cento pesino un grano.
271 Il medico farà bene a preparare da sé le medicine finché non vi provvederà lo Stato ad opera di persone competenti e imparziali e poi a distribuirle gratis.

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CAPITOLO 19 – LA SOMMINISTRAZIONE DEL FARMACO

272 Dosi: un solo granulo a secco posto sulla lingua costituisce una dose sufficiente per una malattia acuta di media intensità. Lo stesso granulo triturato con un po’ di lattosio sciolto con molta acqua agitando bene la soluzione prima di somministrarla sarà molto più potente e sufficiente per molti giorni e viene in contatto con molti più nervi.
273:274 In nessun caso è necessaria più di una medicina semplice o di una sostanza chimica con proprietà opposte, ad esempio i composti dello zolfo formatisi nelle viscere della terra (Nota pagina 154 nota 2).
Utilizzare solo sostanze semplici di cui si conosce l’effetto, anziché combinazioni di medicine di cui non si sa e non si può prevedere l’effetto. Le medicine semplici anche se sbagliate, aiutano a trovare il medicinale giusto poiché risvegliano nuovi disturbi che si presentano nell’esperimento sull’uomo sano.
Non usare dosi troppo forti poiché sarebbero dannose.
275:277 Bisogna anche usare una dose sufficientemente piccola affinché non eserciti un’azione eccessiva sulle parti dell’organismo già colpite dalla malattia naturale. Il danno è ancora più grande quanto più alta è la sua potenza, si rischia di mettere in pericolo la vita o di generare una malattia artificiale molto difficile da guarire.
278 La dose da somministrare per un dato caso è quella che si ricava dalla diligente osservazione dell’eccitabilità di ciascun malato e dall’esperienza.
279 La dose deve essere continuamente aumentata fino a determinare un principio di guarigione e fino al momento in cui il malato non sente leggermente di nuovo uno o più disturbi vecchi, iniziali.
280 La medicina va potentizzata ogni volta con la succussione.
281 Per persuadersene basta lasciare il malato senza medicina, salvo qualche cartina di lattosio. Se poi non compare alcun segno della malattia, vuol dire quasi sicuramente che si è raggiunta la guarigione. Altrimenti bisogna usare di nuovo la medicina a potenze più alte, ma in misura ridotta nei malati molto eccitabili.
282 Se i sintomi iniziali, ad ogni somministrazione di una dose della medicina si sono esacerbati vuol dire che la dose iniziale era troppo grande. Questa regola subisce un’eccezione per i grandi miasmi (psora, sifilide e sicosi) che vanno curati a dosi crescenti tutti i giorni e anche più volte il giorno, trattandosi di manifestazioni esterne di queste malattie.
283 L’uso di una dose iniziale molto piccola ridurrà al minimo le conseguenze di errori nella scelta della medicina.
284 La somministrazione dei farmaci si può fare sulla lingua, nella bocca, attraverso il naso e gli organi respiratori, col fiuto e gli organi respiratori e anche spanderli – specialmente con la frizione - su tutta la superficie del corpo in aggiunta all’impiego interno della medicina. I lattanti possono riceverla anche col latte della madre e della nutrice. Così si può far scomparire con lo zolfo potentizzato la psora sia nella nutrice che nel bambino e prevenire le malattie croniche.
285 La guarigione di malattie molto vecchie può essere favorita dall’uso, contemporaneo a quello interno, di frizioni della pelle con la medesima medicina, però evitando le parti che soffrono di dolori, crampi ed eruzioni cutanee.

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CAPITOLO 20 – MEZZI AUSILIARI PER AIUTARE LA GUARIGIONE

286 Pare che si possano utilizzare la forza magnetica, quella elettrica e il galvanismo per i casi di malattia con sensibilità e irritabilità anormale, nelle malattie psichiche con abnorme sentimento e movimenti muscolari involontari. Per la verità, elettricità e galvanismo finora sono stati usati come palliativi con grande danno dei malati e non sono mai stati sperimentati sulle persone sane.
287 Invece sono noti gli effetti benefici del polo positivo o negativo di una potente sbarra magnetica. Quale antidoto di un’applicazione troppo violenta si applicherà una lastra lucida di zinco.
288 Il mesmerismo è una forza curativa che un uomo ben intenzionato, anche senza contatto, fa affluire in un corpo malato per carenza o eccesso di energia e vi sostituisce una sensazione normale di salute. Si tratta di individui con grande bontà d’animo, completa forza corporea e sessualità scarsa o nulla. Questo è il mesmerismo positivo.
289 Esiste anche il mesmerismo negativo che consiste (forse) nel passaggio in senso inverso e serve a risvegliare dal sonnambulismo. Serve a scaricare l’energia in eccesso in una persona non indebolita e si realizza col passaggio rapido dalla testa ai piedi con la mano destra distesa a un pollice di distanza. La persona da magnetizzare non deve essere in nessuna parte vestita di seta, mentre se il magnetizzatore trasmette meglio l’energia quando poggia i piedi sulla seta che quando li poggia sul pavimento.
Un ragazzo in seguito a un massaggio forte e ripetuto con i pollici dall’epigastrio lungo i margini inferiori delle arcate costali era diventato pallidissimo e aveva perso la sensibilità e la motilità. Sembrava quasi morto. Con un passaggio negativo dalla testa ai piedi, riprese rapidamente i sensi.
290 A queste pratiche appartiene anche il massaggio sui muscoli degli arti, del torace e della schiena a un convalescente che presenta ancora dimagrimento, debolezza digestiva e insonnia. Si tratta di afferrare i muscoli eseguendo su essi una pressione moderata e il movimento di impastare, ma vanno fatti con moderazione.
291 Anche i bagni di acqua pura sono mezzi di cura sussidiari - in parte con azione palliativa, in parte omeopatica - che aiutano a ristabilire la salute di malati acuti o di convalescenti guariti da malattie croniche, se si tiene nella dovuta considerazione lo stato del paziente, la temperatura dell’acqua, la durata e la ripetizione del bagno. Essi, se usati bene, determinano nell’organismo solo modificazioni di carattere fisico, quindi non sono medicine.
I bagni a 25-27 gradi R. risvegliano le fibre nervose in morti apparenti (congelati, soffocati, annegati). In altri casi, uniti a somministrazioni di caffè e a frizioni sulla pelle possono essere di aiuto in casi in cui l’eccitabilità è distribuita in modo ineguale ed anche eccessivo in alcuni organi, come in alcuni crampi isterici e convulsioni dei bambini.
L’immersione istantanea in bagni freddi da 10 a 6 gradi R, di convalescenti da malattie croniche con medicine e che hanno scarso calore vitale rappresenta un aiuto omeopatico, mentre le ripetute immersioni sono solo un palliativo per il ristabilimento del tono rilassato della muscolatura e dei nervi e vanno fatti per alcuni minuti a temperatura sempre più bassa.

La traduzione del libro di Hahnemann è stato finita
di stampare il 7 luglio 1941

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