la-salute_con

05/07/17


     Questi sono i primi diciotto capitoli del libro LA SANTÉ PAR LES ALIMENTS COMPATIBLES riportati su questo blog in attesa della loro traduzione completa. Essi mostrano le contraddizioni della medicina ufficiale e la sua rabbia perché teme che la gente si ammali di meno e cessi in tal modo la possibilità di fare quattrini approfittando delle malattie altrui.

      PREFAZIONE

      CAPITOLO 1
      ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI.
      IMPARARE AD ASCOLTARSI
      EVITARE LA STIMOLAZIONE
      LE CONTRAZIONI GASTRICHE
      UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
      QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
      BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
      COME FARE PER AVER FAME?
      UN CASO INTERESSANTE
      CONCLUDENDO

      CAPITOLO 2
      SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
      UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
      COME FARE DELLE DEVIAZIONI
      CIO' CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 3
      COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
      L'OPOSSUM
      IL SERPENTE
      IL PICCIONE
      L'UOMO DI ALTRI TEMPI
      IL MENU' EQUILIBRATO : UN MITO
      UN SOLO ALIMENTO A PASTO ?
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 4
      LA DIGESTIONE
      NELLA BOCCA
      NELLO STOMACO
      I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
      LE FRITTURE
      NEL DUODENO
      NEL DIGIUNO
      UNA CATENA PROGRESSIVA
      PROCESSI INVOLONTARI

      CAPITOLO 5
      ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
      COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO È INDIGESTO?
      LE TESTIMONIANZE
      I DIGESTIVI
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 6
      GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
      A QUELLI CHE SI VOGLIONO DEFILARSI
      I PRETESTI FUTILI
      NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
      ALTRE OBIEZIONI.
      IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
      IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
      IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
      GLI SCIENZIATI ATTARDATI
      VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITÀ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 7
      FECI INODORI
      I TEMPI DELLA DIGESTIONE
      DIARREA O VOMITO? È SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
      LE MESCOLANZE
      E I FISIOLOGI?
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 8
      ESPERIMENTI SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI

      CAPITOLO 9
      LE COMBINAZIONI NATURALI
      LA SPECIFICITÀ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITÀ
      GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
      COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
      DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI

      CAPITOLO 10
      ESPERIMENTI DI LABORATORIO
      LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
      PRIMO ESPERIMENTO
      SECONDO ESPERIMENTO
      TERZO ESPERIMENTO
      QUARTO ESPERIMENTO
      LA MASTICAZIONE
      GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
      LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
      LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
      GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 11
      IL VINO E L'ACETO
      L'ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT'ACETO
      GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
      L'ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 12
      IL CAFFÈ, IL TÈ E IL SALE
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 13
      LA CIPOLLA, L'AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA

      CAPITOLO 14
      I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
      UN'ESPERIENZA PERSONALE

      CAPITOLO 15
      I FARINACEI
      I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
      I FARINACEI MEDI
      I PICCOLI FARINACEI
      I COMPLEMENTI ALIMENTARI
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 16
      LA FRUTTA FRESCA
      LA MONOTONIA NELLA NATURA
      I SUCCHI
      LE BANANE
      LA FRUTTA ACIDA
      BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA ?
      LE COMPOSTE
      LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
      LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
      L'INDIGESTIONE PARZIALE
      LE TARTINE ALLA FRUTTA
      LA FRUTTA CON LO YOGURT
      IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
      IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
      I FRUTTI FRESCHI
      COMPATIBILI CON: . . . . . . . . . . INCOMPATIBILI CON:

      CAPITOLO 17
      LO YOGURT NATURALE
      RICETTA
      CON LO YOGURT
      ALIMENTI COMPATIBILI:. . . . . . . . . . . ALIMENTI INCOMPATIBILI:
      CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

      CAPITOLO 18
      LA VERDURA E LE CRUDEZZE
      CONDIMENTI
      PROIBITI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . PERMESSI
      L'INSALATIERA DI CRUDEZZE
      LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
      LE CRUDEZZE
      COMPATIBILI CON: . . . . . . . . . . . INCOMPATIBILI CON:



PREFAZIONE

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Dopo riflessione, molti di voi si ritroveranno nel mio attuale approccio.
Gli igienisti con esperienza, che ne sentono ogni giorno della loro vita gli effetti benefici, avranno il piacere di misurare la strada percorsa. Quelli che scoprono l’esistenza dell’igienismo con questo libro scopriranno che è possibile e piacevole cambiare, anche dopo lunghi anni di abitudini nefaste, che si credevano anodine.
Quelli troveranno un benessere senza dubbio mai conosciuto, o da molto tempo dimenticato.

Io sono il solo medico della famiglia. Per quanto io possa risalire indietro nel tempo, e così lontano che io possa conoscere i miei collaterali, non ce ne sono altri.
Pertanto, quantunque tutti di costituzione robusta, ci si preoccupava della salute, nella nostra famiglia. Dall’infanzia, io ho sentito parlare, in modo un poco sconclusionato, di igiene di vita, di yoga, di relax… Mia madre ci ha allattato lungamente. Lei ci curava con la dieta, il riposo, e l’omeopatia, cercando nei suoi libri il rimedio più adatto. Lei ci evitava le vaccinazioni…
Ci si poneva in casa ogni tanto delle domande del genere:
Bisogna fare colazione la mattina?
A che ora bisogna mangiare?
Bisogna bere mangiando?
Si possano mangiare patate e pane nello stesso pasto?
È meglio mangiare il burro o la margarina?
Bisogna sbucciare la frutta?
Le uova o il latte sono nocivi?
Bisogna alzarsi dalla tavola con un poco di appetito?
Tutte domande alle quali troverete delle risposte in questo libro.

Quando venivo a sapere  che qualcuno dei miei compagni di gioco era stato operato di appendicite o di tonsille, io lo percepivo come qualcosa di anormale.
Per la mia mente di bambina, era scandaloso, inaccettabile che si fosse obbligati a togliere dei pezzi del corpo per guarire e stare in buona salute. Non era questione che ciò mi succedesse. C’era certamente qualcosa da fare per non arrivarci.
I miei genitori avevano una serie di libri che si intitolavano: “i mezzi per guarire proibiti ai medici”, che mi appassionava.
Poi ho sentito parlare de “La Vie Claire” e ho letto i libri di Geoffroy, così bene che il mio ideale adolescenziale era di essere vegetariana. Mi sono messa a consumare molti cereali e prodotti della “Vie Claire”.
Mi sono soffermata, senza tuttavia mai trovarci il benessere che mi aspettavo.
Delusa, mi sono stancata.
Con l'aiuto degli studi, della vita di famiglia e della vita professionale, ho ceduto alla facilità. Mi sono alimentata "come tutti" senza pormi delle domande. Confesso così di essermi abbuffata spesso di dolciumi, biscotti, torte, paste, sandwich, carne, formaggi, latticini, coca, cioccolato…
E poi dopo tutto non ero in buona salute?
Poi gli anni passano e compare tutto un corteo di disturbi che si attribuiscono con compiacenza all’età, all’eredità, al terreno, o alla fatalità. Pinguedine, cellulite, costipazione, eczema, varici, congiuntivite, freddolosità, stanchezza, nel mio caso.
Le mie conoscenze mediche, e la consultazione di parecchi confratelli stimati, non mi hanno mai aiutato a risolvere i miei problemi.
Eccomi dunque tornata alla mia idea primaria: c’è certamente qualcosa d’altro da fare. Io ero in buon salute, debbo restarlo.
Ho trovato lì come la maglia di una catena, come il pezzo di un puzzle che permette la sistemazione di tutto il resto.
Le due nozioni fondamentali, che gli altri autori ignorano, e che voi troverete nell’opera di Albert Mosséri sono la compatibilità degli alimenti con la specie umana e la compatibilità degli alimenti tra loro nel medesimo pasto.
Dopo aver appreso nella scuola primaria che l’uomo è onnivoro, dopo aver voluto essere vegetariana, è dopo l’arrivo della quarantina che io imparo che l’uomo deve semplicemente nutrirsi di frutta e di ortaggi correttamente combinati e preferibilmente crudi.
È ciò che io faccio da un anno circa, con mio grande bene, malgrado ancora alcuni errori legati a vecchie cattive abitudini tenaci.

Vi dò appuntamento alla postfazione di questo libro, sperando di trovarvi sufficientemente traballanti, (come lo sono stata io) nelle vostre vecchie convinzioni e pronti (come ho fatto io) a riesaminare tutto per ripartire su queste nuove basi.



1

ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI



La citazione in epigrafe può essere trasposta felicemente, se si sostituisce il termine “sete” con il termine “fame”.
Così si leggerà : a che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere.
Il termine “fame” è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente. E’ propriamente la sola guida che ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti.
Perché? Perché noi diamo al corpo degli alimenti nel momento in cui non ne ha bisogno. Egli non ne beneficerà pienamente, ed essi finiranno per opprimerlo. Pensate alla pianta che è annaffiata nel momento in cui non ne ha bisogno: essa finirà per soffrirne e anche morirne. Le automobili, anche, hanno diverse spie luminose, per avvertire il conduttore di tante cose. Le lancette, i quadranti e i lampeggiatori avvertono quando il motore si riscalda troppo, quando manca di acqua, di benzina, d’olio, ecc. Senza guida la vettura andrà alla deriva. Se si dovesse ignorarli e continuare la propria strada, si andrebbe incontro ad incidenti certi. Nessun capitano accetterebbe di navigare senza bussola, perché questa è la sua sola garanzia.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i suoi ordini. Ne saremo ricompensati.

IMPARARE AD ASCOLTARSI

Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché sono delle guide normali nella vita, nella misura in cui esse sono ancora affidabili, e non pervertite, né depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto dell’olfatto.
Un altro esempio, più interessante, questo: quelli che hanno lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie forti, dal caffè, dal vino, immaginano di avere fame, quando questa irritazione non è che una falsa fame, e può, con un po’ di discernimento, essere distinta dalla vera fame.
Così, se noi ignoriamo i lampeggianti dei nostri istinti, o non li comprendiamo, noi rischiamo di alterare la nostra salute.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Quando noi mangiamo un alimento amaro o piccante, acre o ripugnante, è il segno del nostro istinto che ci avverte di non mangiarne.
Se noi siamo stanchi, le nostre sensazioni fisiche ci portano a riposarci, ci dicono di fermarci un momento, e non di stimolarci prendendo del caffè o un “tonico”. Facendo il contrario, per proseguire il lavoro, per esempio, noi attingiamo alle riserve del nostro organismo, allo stesso tempo in cui lo avveleniamo. Il caffè contiene più di 15 veleni!
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o il tedesco.

EVITARE LA STIMOLAZIONE

Bisogna evitare di ingannare se stessi, come abbiamo appena detto, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera, un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame, quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).

EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE (non confondere con stimolazione)

Non cercate di simulare le funzioni naturali, quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi, in definitiva.
Non cercate di stimolare, né di simulare, la fame, provocando una falsa fame, con l’aiuto di condimenti.
La falsa fame è una contraffazione, un'imitazione senza interesse.
Impariamo ad ascoltare le nostre sensazioni: sono le nostre migliori guide di vita. Rispettiamole, invece di ingannarle, di tradirle e di travestirle, con delle simulazioni grottesche, che non hanno niente a che vedere con le funzioni autentiche.
In effetti, la diarrea provocata dai lassativi non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che delle feci normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, procedute da gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore, - la stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale che deriva da un’energia abbondante, - e infine la falsa fame non ha niente a che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo per del nutrimento.

LE CONTRAZIONI GASTRICHE

Certuni avvertono delle contrazioni dello stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
“l’idea che la sensazione della fame sarebbe dovuta a delle contrazioni, afferma Shelton, dovrebbe essere abbandonata per sempre.
“In effetti, è stato osservato che gli individui che avevano subito l’ablazione dello stomaco, provavano sempre fame. E’ stato eliminato lo stomaco di diversi roditori, e si è osservato che questi provavano sempre fame, che ricercavano il cibo e che essi mangiavano. Questo conferma che le contrazioni dello stomaco non sono le cause della fame, e che questa idea avrebbe dovuto essere abbandonata da molto tempo, rigettata e dimenticata.”
Due fisiologi americani, Cannon e Carlson, fecero una serie di esperimenti e di ricerche sulla fame. Essi introdussero un palloncino di caucciù nello stomaco. Questo palloncino era collegato a un tubo che serviva a gonfiarlo dall’esterno, dal momento in cui aveva raggiunto lo stomaco. E’ così che essi poterono osservare la forza delle contrazioni dello stomaco. Essi notarono che esse sono più intense nel momento dei pasti, ma essi conclusero, piuttosto frettolosamente, che esse provocavano la fame.
Tuttavia, essi dissero anche di avere osservato che la fame poteva essere presente senza queste contrazioni, e viceversa. Ora quest’ultima osservazione avrebbe dovuto evitare loro ogni conclusione frettolosa: questo fu il loro errore!
“In quanto fisiologo noto, fa notare giustamente Shelton, il celebre professore avrebbe dovuto sospettare che lo stomaco, sentendo la presenza di un corpo estraneo (il palloncino) cercherebbe di rigettarlo, soprattutto quando il palloncino è gonfiato, gli sforzi impiegati dallo stomaco diventerebbero frenetici.
Non potendo rigettare il palloncino fin dai primi sforzi, lo stomaco si riposerebbe, per ricominciare più tardi, gli stessi tentativi rinnovati per espellere questo corpo estraneo, con un aumento delle contrazioni. E se tali contrazioni si riveleranno dolorose, a causa della loro intensità, per espellere l’intruso, esse non avranno alcun rapporto con le contrazioni normali dello stomaco, visto che queste sopraggiungono in modo ritmico, in rapporto ai periodi di fame.“
“Il luogo giusto per studiare la fame non è il laboratorio, dove le anomalie sperimentali sono deliberatamente prodotte, ma in mezzo alle persone sane che hanno fame.
Per questo, quelli che hanno seguito numerosi digiunatori e che hanno avuto varie occasioni di osservare le manifestazioni della fame, si trovano in una posizione migliore per descriverla, dei fisiologi del laboratorio. Il professor Carlson ha certamente riconosciuto questo fatto. Egli stesso ha eseguito un digiuno breve per studiare la fame. Ma il suo digiuno è stato troppo breve per eliminare i sintomi anormali che erano stati scambiati per fame.”

UNA SENSAZIONE DELIZIOSA

Noi abbiamo seguito circa tremila digiunatori. Quando l’eliminazione diminuisce sensibilmente, per esaurimento delle riserve vitali, il peso si stabilizza. Allora l’alito è meno fetido, le urine chiare non fanno più cattivo odore, la mente diviene lucida, le idee chiare. Si diventa ottimisti ed euforici.
Talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che escono dai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di testa, né niente di penoso. E’piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Le sensazioni spiacevoli o dolorose dello stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco, i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe, sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.

QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI

Una persona in buona salute non sentirà il suo fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia, eliminazione.
La congestione fa parte degli sforzi dell’organismo per eliminare, con l’aiuto del sangue, richiamato nel luogo infiammato.
Tutto questo non ha niente a che vedere con la fame, per la quale le sensazioni dovrebbero essere deliziose, non dolorose.
Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, aveva sottolineato in Lectures on the Science of Human Life,(Conferenze sulla Scienza della Vita Umana), il principio seguente:

“Quando siamo coscienti di avere uno stomaco, un fegato o qualsiasi altro organo, qualunque sensazione in questi organi, possiamo esser certi che qualcosa non va.
In effetti, come abbiamo spesso ripetuto, quando si è in buona salute, non si è coscienti dell’esistenza di ciascuno degli organi che si possiede non più che nell’ambito organico della vita in generale, salvo per ciò che concerne i bisogni generali dell’economia vitale, che reclamano l’intervento di forze volontarie per fornire gli alimenti, l’acqua, l’aria, allo stesso modo che per l’evacuazione volontaria del corpo.”

Di conseguenza, noi non dovremmo mai essere coscienti di uno stomaco sano, di un fegato sano, di reni sani. Al contrario, uno stomaco malato, un fegato malato, dei reni malati, si faranno sempre sentire. Il dolore o qualunque altra sensazione sgradevole nello stomaco, sono dei sintomi morbosi di malattia e sparirebbero astenendosi dal mangiare per qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più.
Abbiamo avuto un paziente che aveva sofferto per sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago. Si astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette giorni. Non bisogna cedere alla tentazione di mangiare in queste condizioni per trarre sollievo perché la palliazione non significa il ristabilimento.

BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE

“La digestione, scrive Shelton, è una delle principali attività della vita, da ciò deriva che dobbiamo scegliere il momento migliore per mangiare, allo stesso modo che le migliori condizioni e il miglior modo di nutrirsi, in modo che il processo digestivo avvenga col minimo di ostacoli.
Colui che mangia senza avere fame, non avrà una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto. Questo sandwich passerà in gran parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
“La vita non è un festino continuo, perché dopo aver ingerito i miglior alimenti del mondo, se non li avete mangiati in un ambiente favorevole alla loro digestione, non riceverete l’intero valore del costo di questo pasto. Se inghiottite i vostri alimenti al posto di masticarli, se mangiate in collera o con la paura, se siete preoccupati o ansiosi, se non siete sereni o rilassati a tavola, se vi trovate in un’atmosfera agitata, di disputa e di discussioni, se siete affaticati, febbricitanti o sofferenti allora gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
“E’ evidente che in queste condizioni la fame non esisterà. In effetti, la fatica inibisce la fame; le preoccupazioni, le dispute, la paura, la febbre, e il dolore pure. Si dice comunemente che le emozioni forti tolgano la fame, come d’altra parte la paura, la tensione, e il malumore.
“Quando si gustano gli alimenti, questo favorisce la loro digestione. È essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere. In effetti se noi calcolassimo il totale dei momenti di piacere che il cibo ci procura nel corso di una vita, ci si renderebbe conto che traiamo più piacere dal cibo che da qualsiasi altra cosa.”
“Contrariamente alle altre soddisfazioni, né la gioventù, né la vecchiaia, né il fallimento, né la solitudine, vi impedisce di godere di questo piacere squisito. Bisogna trarre il massimo di soddisfazione da quello che si mangia.
“Ogni minuto a tavola è un minuto d’oro, ogni boccone delicato dovrebbe riempirci di piacere, ogni gusto succulento degli alimenti naturali che sono il prodotto della creazione dovrebbe soddisfarci.”

Si comprende facilmente dappertutto, che l’ambiente distensivo favorisce al massimo il piacere che si può trarre da un pasto, come da un festino. Non si può immaginare un festino che si svolge in un clima di tensione, di collera e di discussione violenta!
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole. Bisogna cercare di approfittarne al massimo senza pertanto pagare un prezzo troppo alto ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
D’altra parte, è certo che la fame è la condizione essenziale per gioire di ciò che si mangia benché sia piacevole mangiare in compagnia di coloro che si amano e che ci sono cari a causa della distensione e del rilassamento che ci procurano.
Infine parlare mangiando impedisce la buona masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire. Scambiare qualche frase piacevole d’accordo, ma parlare lungamente no.

COME FARE PER AVER FAME?

“Quando non possiamo trovare la più alta soddisfazione da ciò che mangiamo, questo costituisce un ordine, un comandamento per digiunare! E questo, fino a quando saremo capaci di trovare questa soddisfazione.
“Non bisogna aver paura di digiunare, perché prima di farci del male, noi avremo talmente fame che non potremo resistere a mangiare.” Si arriva a dire che si tratta di mangiare degli alimenti come la Natura ce li offre, senza preparazione, senza condimenti, senza additivi.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può riconoscere.
Il ritorno della fame, dopo la disintossicazione prodotta durante il digiuno, è un processo che dovrebbe essere automatico, un istinto senza errori nelle persone sane.
Sfortunatamente, questo istinto è depravato, pervertito, il suo meccanismo è rovinato nelle persone malate. È per questo che si è ricorsi ad altri segnali per terminare il digiuno: si tratta della stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Ma quando si fa seguire un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare come una rosa tardiva.

UN CASO INTERESSANTE

Una signora di 51 anni digiunava sotto la mia sorveglianza da 33 giorni, senza problemi, né crisi, salvo una diarrea che durava da diversi giorni.
La sera del 33° giorno, verso le 21,00, cominciò ad avvertire la vera fame. Alle 22,00 mi chiamò:
- Che cosa sente?
- La vera fame, mi disse. Ma non ero soddisfatto della sua risposta perché volevo delle precisazioni.
- Che cosa sente esattamente!
- Questa aspirazione dal fondo delle mie viscere, verso il mio stomaco, il mio esofago, verso la mia bocca.
 È stata perfetta. Era la vera fame. Il digiuno fu terminato con una piccola mela sei volte al giorno.
Io diffido sempre quando un digiunatore ha l’acquolina in bocca, perché sospetto quando mi ripete i sintomi descritti nei libri, avendoli letti. Ma questa signora aveva una bocca cattiva durante tutto il suo digiuno un gusto salato e orrendo, che sarebbe sparito verso la fine.
Attualmente non porto più il digiuno a questi limiti, ma lo faccio seguire da un semi-digiuno, un regime di eliminazione, da quando il peso si stabilizza per tre giorni due volte di seguito.

CONCLUDENDO

Secondo Shelton, “ la nostra prima regola è semplice: mangiate solamente quando avete fame.”
Io direi piuttosto, secondo la mia ottica positiva: aspettate la fame prima di mangiare.
Questa ritorna ugualmente senza dubbio ma trovo che l’attesa come la speranza, siano più positive dell’astensione nella nostra mente.



2


SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI





Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti gli altri, uno per uno.
Così, per esempio, egli cominciò dalle mele e cercò di sapere se esse fossero compatibili dal punto di vista digestivo, con le pere, le arance, le patate, il pane, la carne, le uova, e così di seguito con tutti gli alimenti, uno per uno.
Il compito era considerevole, visto il numero degli alimenti.
Egli arrivò infine, alla conclusione che bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato ………….. ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore.
In effetti, le mele e le pere erano così classificate come frutti semi-acidi, ma la loro digestione presenta alcune differenze che potrebbero distinguerle nella loro combinazione con gli altri alimenti. D’altra parte, ci sono delle mele acide, delle pere acide, e certe specie di questi frutti molto meno acide.
Shelton aveva dunque fatto uno sforzo considerevole per mettere a punto delle regole fondamentali sulle combinazioni, basandosi per quanto possibile, sulla fisiologia della digestione ma siccome questa variava secondo i fisiologi per il fatto che non sono tutti d’accordo fra loro con tutti i meccanismi della digestione, e le loro opinioni variavano, alcune regole stabilite da Shelton potevano essere contestate, come noi facemmo d’altra parte più tardi.
Da parte nostra, abbiamo tenuto a semplificare ancora di più questo studio, limitandolo ai soli alimenti specifici alla nostra specie. Abbiamo cercato di definire delle regole semplici, poco numerose, alla portata di tutti.
L’opera di Shelton sulle COMBINAZIONI ALIMENTARI ci sembrava troppo complicata per il principiante e lasciava incombere dei dubbi pericolosi come si vedrà. Egli è stato plagiato da altri autori che l’hanno deformato, vista l’ambiguità delle sue posizioni, per servire delle idee contrarie all’Igienismo.
Shelton non aveva mai servito, nella sua casa di cura, né carne, né pane, né cereali. Tuttavia, egli li ha menzionati nel suo studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi lettori.
Coloro che l’hanno plagiato si sono serviti del suo lavoro per preconizzare un regime dissociato, a base di carne, con l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton. Un cantante molto noto, Demis Roussos, ha scritto lui stesso un libro per descrivere come era riuscito con questo metodo a perdere 30/50 chili. Egli mangiava un pollo intero.

UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI

Prima di trattare la questione sulle compatibilità alimentari semplificate, abbiamo ritenuto indispensabile definire quali sono gli alimenti che bisogna mangiare, e quelli che non bisogna mangiare. È fondamentale, prima di tutte le altre considerazioni e infine si potrà studiare l’argomento delle mescolanze alimentari.
In effetti, a che servirebbe questo studio se si guardasse ancora alla carne, al pane, anche integrale, ai cereali, fossero essi integrali, ai condimenti, alla cottura al burro, alle fritture, ai formaggi fermentati, allo zucchero, fosse grezzo, al sale, fosse anche marino, all’olio raffinato, al miele, ai latticini zuccherati.
La seconda causa di malattia è l’alimentazione non specifica alla razza umana (la prima sono i veleni diversi, le medicine, i vaccini.)
Ma quando ci si nutre di alimenti specifici, destinati all’uomo, come la natura ci presenta, allo stato crudo o quasi, non si dovrebbe saurait commettere gravi errori, salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
Con un’alimentazione specifica, una causa importante di malattia è evitata.
Gli alimenti non specifici (pane, carne) sono cotti per renderli accettabili al gusto, conditi, salati. Tali e quali non sono mangiabili. Del resto se ne abusa facilmente, visto che sono tutti concentrati, necessitano poca masticazione, sono salati e pepati.
Nello studio delle combinazioni, noi ci limiteremo dunque ai soli alimenti specifici, ciò che facilita la questione e semplifica tutto.
Essendo contrari alla carne, al pesce, ai volatili, ai frutti di mare, le loro compatibilità alimentari non ci interessano. Essendo contrari al pane e a tutti i cereali, fossero anche integrali, le compatibilità alimentari di questi alimenti non saranno trattate, altrimenti indurremmo in errore i lettori, lasciandoli pensare che tolleriamo questi alimenti.

COME FARE DELLE DEVIAZIONI

Noi non tolleriamo il consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere come combinarla diremo: “nessuna importanza!”
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si mangerebbe maggiormente del frutto “proibito”.
Ho sempre consigliato a coloro che volevano prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener conto degli ingredienti.
Ma se si è esigenti sulla qualità degli alimenti che compongono il gelato, se si cerca di produrlo da soli, con della farina integrale, dello zucchero grezzo, senza coloranti, senza prodotti chimici, si avrebbe la tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti, e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
No! Il consumo di un gelato acquistato non importa dove, ci porterà con il tempo quando le nostre idee saranno superate, a eliminarlo totalmente, mentre il gelato fatto in casa ci porterà a scivolare a poco a poco verso i compromessi mortali, e il nostro regime non avrà più alcun valore in futuro, talmente sarà stato edulcorato.
Ecco perché rifiutiamo di trattare le combinazioni alimentari malsane. Facendolo per la carne, per il pane, per il riso, Shelton ha indotto i lettori in errore e tuttavia nel suo istituto che ha funzionato per più di sessant’anni egli non aveva mai servito né pane, né carne, né riso.
D’altra parte facciamo notare che per circa la metà delle regole stabilite da Shelton nessuna ragione è stata avanzata per giustificare la loro combinazione. Sono sicuramente l’esperienza e l’osservazione che l’avevano condotto a stabilire diverse regole. Però un altro osservatore può fare delle constatazioni divergenti.

CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON

Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla, nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde, abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Come volete, in tali condizioni, giudicare le compatibilità alimentari! Esse sono tutte sbagliate quando si mangiano questi alimenti.
Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle cattive combinazioni sbagliate delle noci, noi le imputiamo alle noci, non a quelle combinazioni.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

Se non vorrete drogarvi, starete meglio. NAPOLEONE.

Imparate che non c’è nessun basilico (rimedio) nella natura, che si sta sempre bene con un poco di esercizio e di sobrietà. - VOLTAIRE.

I medicinali e gli eccessi a tavola causano la febbre e il delirio. – la pratica medica costruisce la malattia. – DR. J. H. TILDEN.

Il parto non dovrebbe causare più dolore della deglutizione o della defecazione. È sufficiente conformarsi alle regole dell’igienismo. – DR. H. M. SHELTON.

Dio aveva cacciato Adamo ed Eva dal Paradiso, poiché essi si erano comportati male a suo riguardo, cercando di violare le leggi della Natura. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.






3

COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA



L’OPOSSUM

Si tratta di un genere di mammifero dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono, strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli, precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum, che si nutre di alimenti carnei, ma che ama molto il frutto del cachi, non mescola questi alimenti. Se mangia un pasto di carne, si limita ad esso e se mangia un frutto di cachi non prende nient’altro.

IL SERPENTE

“… Io ho potuto recuperare 13 uova dal tubo digerente di un solo serpente e non ho mai trovato un serpente nel quale le uova fossero mescolate ad altri alimenti. Non c’era alternanza di uova, di topi, di scoiattoli, e di giovani uccelli.
Nel caso in cui da un serpente ho recuperato quelle 13 uova, esse erano tutte di piccione. Ora, per procurarsi questo numero di uova di piccione, il serpente ha dovuto fare molta devastazione e cercare molto intorno a sé. Ha dovuto passare molto tempo in questa ricerca.
Infatti, ne è la prova che il calcio dei gusci delle prime due uova inghiottite era totalmente estratto, mentre le uova inghiottite in seguito non rivelavano che delle chiazze di calcio mancante, e infine quasi niente calcio era estratto dai gusci delle ultime uova consumate.
Durante tutto il tempo che esso aveva impiegato a cercare quelle 13 uova di piccione, il serpente non aveva preso nessun altro alimento tra quelle uova. Cionondimeno, esso ha dovuto avere molte occasioni di acchiappare e inghiottire dei topi, degli uccellini o altri piccoli animali.
Io mi sono domandato perché esso non aveva invaso i nidi degli altri uccelli e aveva inghiottito soltanto le uova dei piccioni.
Le altre uova avrebbero avuto delle grandezze differenti, dei colori differenti, delle macchie, ecc. ma queste differenze non sembravano una ragione sufficiente per non prenderne.”

IL PICCIONE

Quando ero all’Università mi sono interessato a una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi. Condannavano quelli che li uccidevano.
Essi sembravano sapere quello di cui parlavano e cionondimeno io non avevo mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo, pieno di semi, e niente che questi.
Io non avevo mai trovato insetti, mescolati ai semi. Mi sembra che essi consumino i loro pasti di semi, soli, e che non li mescolino ad altri alimenti.
Ho pensato di aver acchiappato i piccioni nel momento cattivo della giornata, ma in un altro periodo essi mangiavano degli insetti.

L’UOMO DI ALTRI TEMPI

Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque essi provengano.
Egli combinerà in un medesimo pasto: il regime carnivoro della tigre, con quello del maiale onnivoro, con quello del montone erbivoro, con quello dell’uccello granivoro, con quello dei primati frugivori.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco, quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Quali che siano le capacità di adattamento e di aggiustamento delle vie digestive umane normali, esse non sono capaci di aggiustare le loro secrezioni digestive a tanti differenti generi di regimi, tutti contemporaneamente e nel medesimo tempo.
 Perché dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di elaborare simili miscugli.
Si è affermato che le vie digestive umane normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, “senza un sospiro”. Ma una tale dichiarazione è basata non su un fatto ma sull’ignoranza della storia delle pratiche nutritive dell’umanità, come pure della realtà della sofferenza umana contemporanea.
 Le abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri giorni.
Qualunque studente delle pratiche alimentari dell’umanità sa che quelle degli Americani, attualmente, sono molto moderne, e che i miscugli, senza discriminazione di qualsiasi genere di alimenti nello stomaco, quali si vedono oggi, non erano praticati in passato.
Più si va lontano, nello studio delle pratiche alimentari dei nostri antenati, più le si trova semplici.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Dire che le vie digestive fronteggiano tali miscugli “senza un sospiro” non è semplicemente vero. È evidente che questo “sospiro” prende la proporzione di un lamento elevato a scala nazionale. Il bicarbonato di sodio o un altro equivalente sono il nostro dessert favorito. Noi spendiamo ogni anno milioni per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Quando noi osserviamo le pratiche alimentari degli animali inferiori, vediamo la più grande semplicità.
Ciascun animale si limita a un solo genere: l’erba è l’alimento di tale specie, il pesce di un’altra, la carne animale di una terza, scriveva un antico igienista. Accontentatevi di un solo piatto per pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.

IL MENU’ EQUILIBRATO : UN MITO

Si vede che questa concezione medica del menù equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
E gli adepti dell’istintoterapia hanno commesso il medesimo errore medico. Essi mangiano alimenti incompatibili, se il loro odorato pervertito ve li spinge.
Come l’ho segnalato all’inizio di questo capitolo, gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento. Sarebbe senza dubbio difficile portare una scimmia a fare un pasto di sette varietà, come l’uomo fa comunemente.

UN SOLO ALIMENTO A PASTO ?

I nostri predecessori igienisti evitavano spesso le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
Tuttavia, essi cercarono, parallelamente, di scoprire le concordanze possibili, tra i diversi alimenti, con l’esperienza quotidiana.
In questo campo, come in molti altri, non possiamo dire che noi sappiamo tutto. La verità è sempre in cammino. Col tempo altre conoscenze saranno svelate.
L’importante è di non accontentarsi di ciò che si sa e di aprire la propria mente a tutte le ricerche future, facendo una cernita tra di esse poiché si troverà certamente dello strampalato.
Quelli che insistono a mangiare un solo alimento a pasto hanno molto a loro credito. Certamente il tubo digerente umano, come quello degli animali inferiori, adatta meglio le sue secrezioni alla natura dell’alimento consumato, se non se ne mangia che una varietà alla volta, nel medesimo pasto.

E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti, non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review, N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione, potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
È una domanda penosa. Ecco la domanda dolorosa che bisogna ben risaltare.
Per questa ragione, ritengo che sia essenziale trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di inconvenienti. Ecco perché noi tolleriamo i miscugli di frutti, quando essi sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non lo siano totalmente.


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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

La volpe non si presta all’accoppiamento che due o tre giorni l’anno: essa porta per cinquantadue giorni. – RÉNÉ BREST (Science et Vie, Settembre 1951).

Nel Gulag medico il dottor Mefistofele era un genio che aveva scoperto il modo di annullare la legge di CAUSA A EFFETTO e fu insignito del premio Nobel della medicina. Il tabacco non doveva più causare la bronchite, né il cancro del polmone. L’alcol non attaccava più il fegato e non generava più la cirrosi, il caffè non provocava più l’insonnia e non guastava più il sistema nervoso. I formaggi fermentati non procuravano più l’infezione, né il cancro. Ci si poteva così gettare giù dalla torre Eiffel senza rompersi il collo e senza paracadute, se così piaceva. Le leggi di gravità erano sospese da questo medico geniale. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

Bisogna modificare la teoria per adattarla alla natura e non la natura per adattarla alla teoria. – CLAUDE BERNARD (Introduzione alla Medicina Sperimentale).

È altrettanto assurdo di voler guarire, immunizzare, assolvere o offrire un sacrificio, quanto pretendere di sottrarre un dito alle leggi della sofferenza, senza toglierlo dal fuoco. - A dispetto della medicina e della religione, ciascuna trasgressione alle leggi della Natura porta in se stessa la sanzione di una sofferenza alla quale non si sfuggirà. – DR. H. M. SHELTON.




4

LA DIGESTIONE




La digestione è il termine applicato al processo dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce, ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.

NELLA BOCCA

La digestione comincia nella bocca. È la prima cavità, e ve ne sono altre: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a inumidire e lubrificare l’alimento, con un enzima che inizia la digestione dei farinacei: è la ptialina. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, il che li divide in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.

NELLO STOMACO

La seconda cavità è lo stomaco, o cavità gastrica. Dopo aver inghiottito gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco. Lì è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima, che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a 7/8 anni, possono digerire il latte.

I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE

La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la digestione dei grassi è inibita.
Quelli che mangiano grassi con i frutti acidi farebbero meglio a pensarci due volte, prima di fare questo miscuglio.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. Ma i grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento! Essi hanno un effetto di freno. Quelli che hanno delle digestioni lunghe, farebbero meglio ad omettere totalmente i grassi dalla loro tavola.

LE FRITTURE

Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi, come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo, il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente caldo.
Abbiamo semplificato all’estremo la spiegazione del processo della digestione, poiché esso è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità enzimatiche del corpo non sono illimitate.
L’idea popolare o medica che si possano mangiare tutti i miscugli, alla rinfusa, senza problemi, è uno sbaglio enorme che le persone informate non commettono.
È un fatto che gli adulti, passata la cinquantina, sanno d’istinto che i miscugli sono da evitare. Sfortunatamente essi non lo insegnano ai giovani.
I miei genitori, i miei zii e zie, i miei nonni non si affrettavano mai a mangiare. Essi riflettevano prima di prendere ciascun boccone, cioè se bisognava prenderlo o fermarsi. Tutto quello che essi pensavano restava un loro segreto. Osservando i vecchi si ha la medesima impressione di riserbo e di mutismo.
Non era la condizione della loro sopravvivenza?

NEL DUODENO

La terza cavità nella quale gli alimenti sono versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è equipaggiata del succo pancreatico, secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un ambiente alcalino.
Ora gli alimenti riversati dallo stomaco negli intestini sono fortemente acidi. Ma siccome il succo pancreatico, fortemente alcalino, non basta per alcalinizzare gli alimenti che arrivano dallo stomaco, acido, è aiutato dalla bile, molto alcalina, venuta alla riscossa, proveniente dal fegato.

NEL DIGIUNO

Infine, la quarta cavità digerente si trova nel digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione delle proteine, dei farinacei e dei grassi.

UNA CATENA PROGRESSIVA

Gli enzimi sono specifici nella loro azione. Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità successiva. Più una cavità compie il suo lavoro convenientemente, migliore sarà quello della cavità seguente.
Così per esempio, più il lavoro della ptialina, nella bocca e nello stomaco, è completo, meglio si compirà quello degli enzimi del duodeno.
Allo stesso modo, più la pepsina inizia la digestione proteica in modo efficace, meglio gli enzimi del duodeno potranno proseguire questa digestione proteica.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione, in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi seguenti.
 Nel suo manuale classico, Biologia, Relis B. Brown, professore di Biologia del College Lawrence scrive:
“I corpi amilacei sono noti per la loro influenza di inibizione sulla digestione enzimatica nello stomaco, di modo che la disintegrazione parziale dei farinacei, dalla ptialina, è benefica per l’attività gastrica.”
Questo sottolinea il fatto che abbiamo appena notato, cioè che quando un compartimento alimentare compie meglio il suo lavoro, aiuta il compartimento successivo a compiere meglio il suo.

PROCESSI INVOLONTARI

Non possiamo controllare coscientemente il processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti, involontari, della vita.
È così che noi possiamo controllare il genere di alimenti consumati, la loro quantità, i miscugli, la masticazione e l’insalivazione.
Siccome non abbiamo presa diretta sul fenomeno digestivo che nei primi stadi soltanto, è importante che prestiamo attenzione alle nostre pratiche alimentari.
È soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.





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ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI




Qualche tempo fa, scrive Shelton, mi trovavo da un amico. Eravamo parecchi a guardare un programma commerciale alla tv.
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della crema pasticcera.
“Man mano che egli faceva la dimostrazione di questa preparazione, destinata alla colazione, riversava un mucchio di parole, che si pensava convincessero l’uditorio, che quel miscuglio era saporito e nutriente.”
Alla fine, un giovanotto fece questa osservazione:
“Quando mangio una colazione come quella, ho sempre dei bruciori.!
Subito io aggiunsi: “Tu e parecchi milioni come te.”

Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
“Nessun animale, nella natura, mangia mai un miscuglio così eterogeneo.
Non è certo a credito dell’intelligenza umana che milioni di persone, uomini, donne e bambini, continuino a mangiare tali combinazioni indigeste, giorno dopo giorno e a prendere dei medicinali per palliare i malesseri che ne derivano.
Si spendono ogni anno milioni, per acquistare medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi inevitabili, dopo un pasto di questo genere.”

COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO È INDIGESTO?

È evidente che non tutti soffrono necessariamente le noie descritte da Shelton, ciascuno secondo la sua eredità agirà in tale o tale altra maniera.
Ma tutti avranno l’indomani delle feci maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. È così che si saprà se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm, Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. Oltre a questi rimedi patentati diverse persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia. Questi rimedi che producono disturbi propri al loro impiego, procurano all’insensato un sembiante di sollievo temporaneo dai disturbi dell’indigestione.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni incaricati di eliminarli, non è più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola come facevano i Romani dopo il pasto?
La preparazione che Shelton aveva visto in televisione mi ricorda il muesli del dottor Bircher Benner, in Svizzera, che comprende ancora più ingredienti e miscugli indigesti.
Di fronte alle sofferenze inutili che milioni di persone subiscono tutti i giorni, e al prezzo enorme pagato per il sollievo ricercato, come si può rifiutare di fare lo sforzo necessario per evitare queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli incompatibili?
Tutto ciò che noi diciamo sui miscugli alimentari è talmente semplice che un profano senza formazione tecnica può provarli. Non c’è bisogno di farne l’esperienza in un laboratorio complicato. Si può provarlo a casa propria, consumando pasti compatibili, secondo alcune regole semplici, stabilite nei nostri libri e annotare i risultati ottenuti. Si compareranno in seguito questi risultati con i precedenti, quando si mangiavano alla rinfusa, tutti i miscugli.

LE TESTIMONIANZE

Uno dei miei distributori mi ha recentemente inviato la fotocopia di una lettera che ha ricevuto da una signora della Pennsylvania a cui aveva venduto un esemplare della mia opera sulle combinazioni alimentari. Eccone alcuni estratti:
“Io non ho l’abitudine di scrivere lettere di ammirazione ma questa ne è una e anche più di questo.
Infatti, è una lettera di apprezzamento, di gratitudine e di ringraziamento.
Fu un giorno fortunato quando io ordinai il vostro libro sulle combinazioni alimentari, scritto da Shelton. Da anni io soffrivo di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di dolori.
Adesso cerco di combinare gli alimenti convenientemente, e non ho più indigestione, né malesseri. Niente più gas, né gonfiori, né Alkaseltzer, né bicarbonato di sodio, né altro. Perché le persone non esperimentano questo semplice metodo? Sono sicura che non lo conoscono.”
“Ho ricevuto, scrive, Shelton, numerose lettere come questa. Parecchi mi hanno confermato personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei miei lettori affermano che essi hanno trovato un sollievo dal primo pasto compatibile.”
“Molto recentemente, un giovanotto mi ha riferito la sua esperienza, dicendo che tutta la sua famiglia è stata liberata dai malesseri del pomeriggio, semplicemente mangiando degli alimenti compatibili. Lui e la sua famiglia hanno trovato che potevano fare a meno dei medicinali. Altri ancora mi hanno detto che le cosiddette allergie erano svanite quando hanno imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.”
Secondo la mia esperienza, i gonfiori e i gas sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Attenzione, compatibili e non compatibili, quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas e l’indomani delle feci cattive.
“L’apparato digerente umano non è stato concepito per digerire pasti complicati e numerosi.”
Pasti di sette specie o di ventuno specie, non erano nei disegni della natura, quando essa fece l’apparato digerente umano.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi miscugli, dalla minestra al formaggio, come si dice, passando per la pera e la frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa correntemente dovunque, i malesseri addominali diventeranno cronici. Si troveranno spesso nelle sue tasche una provvista di pillole, che egli prenderà dove va. Certamente, l’abitudine di prendere con sé delle pillole è incoraggiata dal fabbricante di medicinali.
Sembra che sia più importante di avere a portata di mano un sollievo fittizio, che di apprendere a mangiare sanamente e di imparare così il bisogno di alleviarsi. Può essere che sia più importante di arricchire il fabbricante di medicinali, fosse pure a spese della nostra salute.

I DIGESTIVI

Una parola, prima di terminare con questo capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro. Non si può obbligare le nostre ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di ottemperare.
Ma allora come questi rimedi danno sollievo dagli inconvenienti dell’indigestione? Semplicemente neutralizzando l’acidità prodotta dall’indigestione.
Per il prosieguo il corpo deve eliminare il bolo alimentare “neutralizzato” come i medicinali stessi, che sono i prodotti chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente, una malattia epatica o renale.
Non dimentichiamo che le cosiddette malattie sono sforzi di eliminazione dell’organismo.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

Basandosi sulla prognosi medica di una morte prossima, i parenti del malato fecero ricorso all’eutanasia.
Ma siccome quella prognosi è talvolta errata, si uccisero spesso dei malati che sarebbero guariti altrimenti, con metodi naturali. E i criminali dell’eutanasia erano regolarmente rilasciati dai tribunali divenuti compiacenti con la medicina. - L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

Il meraviglioso e la superstizione giocano un grosso ruolo nella medicina. - CLAUDE BERNARD


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GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE



Di quando in quando leggo sulla stampa dei racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti ignoranti, che cercano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza?, sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte, cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.

A QUELLI CHE SI VOGLIONO DEFILARSI

Un gran numero di persone non vorranno ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita, nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono assai poco di quello che mangiano.
In effetti le loro feci sono nauseabonde, con dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni, lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia, portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa, per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse emendare.

L’individuo che rigetta l’esistenza di una legge generale nell’alimentazione, come base della fisiologia e della digestione, nella salute e nella malattia chi mantiene che ciò che è valido per l’uno non lo è per l’altro - che ciò che è bene per una persona non lo è obbligatoriamente per l’altra – che il meglio per ciascuno non può essere determinato che con l’osservazione delle diatesi individuali – questo individuo che si defila rifiuterà qualsiasi disciplina che non quadra con le sue abitudini e con i suoi pregiudizi.

Questo contraddittore non cerca che dei pretesti per defilarsi.

I PRETESTI FUTILI

Se noi accettiamo il fatto evidente che una legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere stabilite, che coprono tutta l’umanità.
La fisiologia non è così caotica, senza leggi, come alcuni sembrano pensare (Shelton).
Mi si avanza, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche alimentari.
Mi si dice in modo lapidario: “Il regime non è tutto nella vita. vi sono anche altre cose che importano!”
Ma l’uno non impedisce l’altro.
Evidentemente questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari igieniche.
Essa non è sollevata per sottolineare l’importanza degli altri fattori della vita.

NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO

Certi autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati, ripetuti tante volte, che dimenticano le risposte che furono date a suo tempo.
L’obiezione più corrente contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Vediamo la risposta di Shelton su questo argomento.

Recentemente, una nuova obiezione ha fatto il giro degli ambienti dietetici. Il suo autore rifiuta la dissociazione dei farinacei con le proteine. Secondo lui, il corpo non può utilizzare le proteine in assenza di farinacei.
Egli ha probabilmente ragione, ma non ha niente a che fare con le combinazioni! Infatti, le combinazioni appropriate non sono valide che per l’apparato digerente.
Ora l’utilizzazione delle proteine ha luogo nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un processo metabolico.
È una sventura che degli errori di questo genere possano gettare confusione nel profano. Noi facciamo abbastanza fatica a farci comprendere e non c’è bisogno di introdurre elementi di confusione di questo genere, poiché essi ritardano il giorno in cui il mondo imparerà a nutrirsi sanamente.”

La medesima obiezione è stata formulata da un naturopata francese, André Passebecq. Egli riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson, inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma dissociati in pasti separati.
I ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
Egli, dunque, ha commesso il medesimo errore: quello di confondere digestione e metabolismo. Ora non bisogna prendere gli strofinacci per delle salviette.
Ma altri elementi entrano in gioco, per provocare il deperimento dei ratti. Infatti, le proteine e i farinacei non esistono, nella natura, allo stato puro. Si erano dunque dati loro da mangiare degli alimenti artificiali.
I farinacei puri non esistono nella natura. Il grano, le patate, le carote, le rape, contengono una certa percentuale di proteine. Quando sono separate dal loro contenuto proteico, si distruggono nella medesima occasione e con quel procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali, oligoelementi. Perfino le noci diverse contengono un poco, molto poco, di glucidi. Non c’è che la carne che ne sia sprovvista, come il pesce.
Ma se quei ratti erano deperiti, non era una questione digestiva, ma metabolica. Erano morti per denutrizione.

ALTRE OBIEZIONI.

Essi sono prigionieri dei loro scritti, mi aveva un giorno scritto un autore igiefilo francese, parlando dei capi fila della naturopatia in Francia, quali Geoffroy, Dextreit, ecc.
È vero che questi autori non tengono, questione di amor proprio, a studiare seriamente, ancor meno a provare, dei principi dietetici nuovi, che essi non hanno nemmeno menzionato nei loro scritti.
Il regime raccomandato da Geoffroy, fondatore de La Vie Claire è sempre stato lo stesso fin dall’inizio, cioè per circa quarant’anni! Non è evoluto. Non fa mai delle ricerche? Egli ha indubbiamente trovato tutto e in un solo colpo, con la luce divina e la grazia di Dio.

Anche i vecchi autori vegetariani, come Jacques Demarquette e altri, avevano vagamente menzionato le combinazioni alimentari nei loro scritti, ma non ne hanno tenuto conto nei menù proposti. Parecchi altri autori naturopati hanno assunto la medesima posizione, cioè hanno ammesso, di principio la questione, in maniera assai vaga, ma hanno ritenuto che essa non meritasse di essere messa in pratica.
Dopo che io introdussi l’igienismo in Francia nel 1961, data della mia emigrazione, e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la situazione sembra essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammette senza difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Va perfino a questionare questi capifila naturopatici, per lettera o nelle loro conferenze, e che imbarazzati di dover rispondere si vedono obbligati ad ammettere e a criticare d’un fiato, con frasi evasive, poco chiare, per sfilarsi elegantemente, cercando di schivare la risposta.
Il fatto che certi miscugli siano cattivi non può essere schivato, balza agli occhi, senza bisogno di essere un sapiente. Lo si comprende d’intuito.
Un autore integro studierebbe la questione, senza partito preso e non esiterebbe a confessare il suo errore e le sue carenze.

Questa faccenda, scrive Geoffroy, mi è posta frequentemente nei dibattiti che seguono le mie conferenze. Se io fossi malevolo direi che tutto avviene come se certi autori si applicassero a imbrogliare e complicare i problemi per giustificare un prezzo elevato della consultazione, per l’esordiente che va a trovare il maestro.
Vi sono realmente delle incompatibilità alimentari? Sì, certamente. La digestione degli idrati di carbonio non si fa per nulla alla medesima maniera di quella delle proteine. C’è un antagonismo assoluto tra questi due modi di digestione. Gli idrati di carbonio sono digeriti dalla ptialina la cui azione non è possibile che in un ambiente alcalino. Le proteine, al contrario, sono digerite dalla pepsina. L’azione sarà fermata altrettanto a lungo quanto durerà la digestione delle proteine. Nel corso di questo periodo di arresto, questi amidi andranno a fermentare e a produrre una vera infezione, dei gas, dei rutti

Come i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti compatibili, altrimenti essi saranno lasciati lontano, dietro.
Ecco perché Geoffroy si vedeva mitragliato da ogni parte nelle sue conferenze, da domande sulla cosa compromettente. Ecco perché avendo compreso la sfida, faceva marcia indietro e riconosceva il principio pur criticandolo.
Naturalmente che egli era malevolo, benché si difenda di non esserlo. Infatti i libri che spiegano in dettaglio gli alimenti compatibili, con tavole facili da consultare, sono alla portata di tutti. Nessun lettore, nessun adepto va da un igienista per domandargli:
Posso mangiare dei pomodori con le patate?
La domanda è sussidiaria. L’interessato consulta le tabelle, altrimenti la pone per ultima, alla fine della consultazione, o per lettera o per telefono.
Dire che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si è passata un’ora a studiarli.
Geoffroy riconosceva dunque che esistono dei cattivi miscugli e dei buoni miscugli. Egli citava il dottor Oudinot che ammette che le combinazioni naturali di amido e di proteine, come il grano, non presentano le medesime difficoltà digestive di quelle artificiali. Perché non ne teneva conto nei suoi regimi? Comunque stiano le cose, anche le combinazioni naturali, amido/proteine, come nei cereali sono difficili da digerire.

IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO

Dopo aver sia criticato, quantunque riconosciuto, gli alimenti compatibili, Geoffroy, fondatore de La Vie Claire, mette le mani in pasta, dando il proprio contributo, aggiunge una regola eccellente e propone di evitare un miscuglio incompatibile: quello degli amidi/amidi.
Ho ancora un’annotazione che ho fatto e che non ho trovato presso alcun autore. Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale miscuglio sarebbe difficile da digerire.
Bisogna confessare che Geoffroy non si dà la pena di studiare scrupolosamente i libri. igienisti. Sono parecchi anni che il mio libro LA SALUTE COL CIBO è diffuso su larga scala e vi è chiaramente enunciato il principio che bisogna evitare questo miscuglio.
È possibile che Geoffroy non conosca gli alimenti compatibili che per sentito dire? Quando non si è studiata seriamente una questione, non si ha diritto di criticare onestamente.
Che il signor Mosséri mi permetta di aggiungere questo, scrive Gérard Nizet. Quando Geoffroy scrive che non ha trovato in alcun autore la nota che non bisogna mescolare diversi amidi, o ha dei buchi di memoria oppure fa prova di un’ignoranza calcolata. Non posso credere che Geoffroy non conosca l’opera di uno dei suoi predecessori vegetariani in Francia.
Ne Il metodo d’alimentazione Mono pubblicato nel 1952, che riassume le opere di Arturo Merrheim detto Mono, uscite dal 1917 al 1939 pagina 177, egli cita gli alimenti ricchi in amido, e aggiunge:
“Non si deve mai mangiare nel medesimo pasto due di questi piatti di amido insieme.”
“Non vedo, prosegue Nizet, perché bisogna disconoscere quello che si trova in altri autori. L’opera di Mono, pioniere della dietetica in Francia, ha avuto e continua ad avere un’influenza non trascurabile.
Altra implicazione di combinazioni in Mono (pagina 178, del libro citato): Mono consiglia di sopprimere il piatto di amido, se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
Mi sembra preferibile documentarsi seriamente prima di scrivere: “Non ho trovato in nessun autore…”

Ecco dunque che il signor Geoffroy ammette quattro regole concernenti gli alimenti compatibili, ma vuole comparire come se rigettasse tutta l’idea.
Perché esita a raccomandare apertamente ciò che egli ammette di soppiatto? Si sa perché: egli è prigioniero dei suoi scritti…
Un punto interessante da notare. Dal 1917 Mono raccomandava di seguire queste due regole importanti sugli alimenti compatibili:
1)    Evitare di mescolare due amidi diversi, nello stesso pasto.
2)    Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido nel medesimo pasto.
3)    Ora, nel 1917, Shelton aveva 21 anni. Non è dunque da lui che Mono si era ispirato, ma probabilmente dai suoi predecessori, Bernard Mcfadden, o dal dottor Hay stesso che fu il primo a scoprire gli alimenti compatibili.

IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE

Geoffroy rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi del pane…
Si sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze alcaline che essi racchiudono.
E Geoffroy salta alla conclusione: “Non c’è dunque alcun pericolo di incompatibilità, frutta/pane, per uno stomaco normale.”
Non so se Geoffroy è conseguente in questa posizione, ma so che egli consiglia sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Perché?
Sarà perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione?
Spieghiamo questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto, l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così, quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce, l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti.
Geoffroy lo riconosce. Ma siccome sa, peraltro che ”gli acidi della frutta sono temperati dalle sostanze alcaline che essi racchiudono” ne conclude frettolosamente che si possono mangiare insieme! È proprio un’insalata russa che Geoffroy ha nella sua testa, poiché egli mescola tutto senza comprendere niente.
L’acidità della frutta non scompare subito, non appena è consumata. Bisogna che sia anzitutto digerita, è non è che dopo che essa è neutralizzata dalle sostanze alcaline: calcio, sodio, magnesio, ecc.
E se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle sostanze alcaline e corrode l’organismo. Vediamo un poco questo processo digestivo della frutta. Gli acidi che essi contengono sono dei veleni, per definizione poiché essi non possono essere utilizzati.
Il primo passo della digestione consiste dunque nell’ossidare e neutralizzare questi acidi. A questo fine, il corpo utilizza le sue riserve alcaline.

Se queste riserve sono normali o quasi, questa operazione si svolge interamente. M se queste riserve sono deboli, non si fa completamente e gli acidi restano in libertà, acidificando il corpo invece di alcalinizzarlo. In tal momento ripugna di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
È questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria, malandata, con un sistema nervoso rovinato. Infatti, essi non hanno il potere di neutralizzare gli acidi della frutta ciò che può causare loro diversi malesseri.
Passiamo al secondo passo della digestione della frutta acida. Se il corpo ha la capacità di neutralizzare gli acidi della frutta, lo fa con una diminuzione delle sue riserve alcaline. Ma finita questa fase, il corpo trae dal frutto quantità alcaline, che non soltanto colmano quelle che ha appena perso, ma che gli forniscono un supplemento abbondante, che esso potrà utilizzare nei vari campi dell’organismo.
La perdita è così doppiamente compensata. Ma questa perdita non potrà essere compensata che se gli acidi sono neutralizzati, poiché altrimenti i sali alcalini contenuti nella frutta non sono liberati.
Così la digestione della frutta acida porta finalmente a un aumento dei sali alcalini nel corpo, salvo per le persone la cui salute è precaria, malandata e rovinata, in cui essa finisce con un’acidificazione marcata dell’organismo.

IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI

Shelton voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei, come la carne dal pane.
Passebecq dal suo lato scrisse: “è rimproverato a questi esperimenti di essere realizzati con alimenti trasformati dalla chimica… Ora, è impossibile effettuare tali esperimenti con gli alimenti grezzi che la natura ci offre.
È dunque necessario per giustificare il valore della teoria delle concordanze alimentari di fare ricorso a degli alimenti puri e assimilabili. L’esperimento è scientificamente rivelatore, conclude.
Ma quale è dunque questo esperimento? Esso rivela semplicemente che gli amidi e le proteine, allo stato puro, non dono utilizzabili dal corpo. È dunque al livello del metabolismo, e non della digestione.
Non bisogna confondere digestione e metabolismo.
Del resto, gli alimenti puri non si trovano nella natura, e non possono essere presi in considerazione, fosse pure in laboratorio.
Ma la questione cruciale non è lì. Si dibatte su una mescolanza di alimenti proteici e farinacei, ma che non sono entrambi specifici alla nostra specie.
È dunque senza interesse sapere se questi alimenti possono o non possono essere mescolati, visto che bisognerebbe, per fare bene, eliminarli dal pasto.
Passebecq riconosce la validità del regime dissociato, ma nei disturbi digestivi solamente, e alcune altre affezioni. Egli raccomanda la separazione della frutta dagli amidi, quella della carne e del pane. Egli non rifiuta dunque che una sola associazione: amido/azotato.
Perché allora attaccare il principio generale delle combinazioni, come se si trattasse di un male, mentre si ammette una parte delle regole?
Personalmente io non conservo che alcune delle regole, tra le decine che Shelton aveva posto. Ma io non attribuisco gli altri i risultati con i quali ess non hanno niente da vedere. Non bisogna dire esageratamente che la separazione delle proteine/amidi possa provocare una catastrofe. Non esageriamo niente. L’esperimento di Hutchinson con le proteine e gli amidi, allo stato puro, non può essere ritenuto, l’abbiamo detto.

GLI SCIENZIATI ATTARDATI

I poveri devoti della scienza non cogliere il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui digestione è spesso mediocre.
Vi è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare. Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici del sistema digerente.
I medici, i pretesi dietologi e altri, che pensano di essere delle autorità in materia di alimentazione, si oppongono alle compatibilità, essi urlano contro i suoi partigiani che essi qualificano ciarlatani e maniaci.
I loro rifiuti sono talmente acrimoniosi e scontrosi, che esse indicano sicuramente il fatto che l’idea fa la sua strada, a dispetto di tutte le opposizioni.
Essi emettono sentenze pontificali contro la giustezza delle sue combinazioni alimentari, m ciò non distrugge per nulla la sua pratica.
Invece di farne l’esperimento, per troncare una volta per tutte la questione. Essi condannano questa pratica, senza la minima qualificazione, basandosi sul costume e sulla loro inesperienza.
Si difende così le abitudini correnti, e, perfino, le si avanza, come prova contro la pratica di evitare certe mescolanze!
Il bigottismo e l’amor proprio professionale impediscono a questi uomini di acquistare una conoscenza autentica degli effetti delle combinazioni alimentari. Essi condannano senza esame (processo?).
Quando si domanda loro se essi li hanno mai provati sui loro malati, per vedere i risultati essi rispondono : “Certamente no! Non ci si abbassa a tali ciarlatanerie. È al di sotto della dignità della scienza che noi professiamo, e nulla può superare questa scienza.”
Ma la scienza non è il dono della prescienza. La scienza non può conoscere che attraverso l’esame e la dimostrazione. La scienza ha provato la giustezza di parecchie idee e pratiche, del passato, che coloro che si erano eretti a critici avevano condannato. Questi uomini conoscevano un mucchio di cose, hanno riempito il loro intelletto di una grande massa di semi-verità, e si sono lasciati saziare a metà da esse.
Che si faccia infine una prova con le combinazioni. Che si sperimentino con precisione come si farebbe con qualsiasi altro problema scientifico.
Quando si sarà fatto ciò, vediamo i risultati. Altrimenti, e mai prima di aver proceduto a tutti questi esperimenti la modestia e l’umiltà dovrebbero portare a mantenere il silenzio, un silenzio prudente, su un argomento di cui essi non sanno niente.
Le persone intelligenti non avanzano obiezioni, usata e vecchia, secondo cui ”una grande maggioranza della popolazione ha cresciuto una generazione intera in modo soddisfacente con un menù di carne e di patate.”
Di fatto, è insensato di essere soddisfatti di questo menù poiché non c’è niente di cui esserlo. Infatti, la mortalità è elevata, i malati numerosi e vanno aumentando. L’uso crescente degli antiacidi e degli altri rimedi per palliare gli altri malesseri provenienti dall’alimentazione, dovrebbe essere aggiunto alla lista delle accuse contro questa soddisfazione manifestata. A meno di pensare che tutto ciò non ha causa non si può dire che si sia veramente soddisfatti.
Dire che le perone cosiddette normali non sono affette dalle combinazioni incompatibili, non è un argomento contro di esse.
Sarebbe anche razionale dire che i bevitori di alcol non sono affetti dall’alcolismo, finché non siano morti, alla fine.
In verità quelli che consumano tutti i miscugli giocano con la loro salute, la loro efficacia e anche con la loro vita. che queste persone dette normali (?) prestino un poco di attenzione agli alimenti compatibili, che esse provino di vederne i vantaggi.
Che lo sciocco abbandoni l’alcol e che noti il miglioramento fisico e mentale provati.
Quando le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula consacrata, non fanno loro del male.
È perché essi vanno a fondo di tutto, alla ricerca del piacere, vanno fino al limite della loro resistenza costituzionale.
Ma i malati che non hanno una capacità digestiva normale dovrebbero sorvegliare, da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre la ricerca del piacere, in altri campi.
Noi affermiamo, per avere una grande esperienza nell’osservazione della digestione di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento noi affermiamo che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che altre incoraggiano la fermentazione.
“La digestione è ben più soddisfacente, senza fermentazione, quando il, pasto comprende una proteina senza farinacei, o un farinaceo senza proteina. Non solo si nota si nota un’assenza di sintomi, ma si rimarca un’assenza dei sintomi esistenti, nei malati. E se l’alimentazione corretta è proseguita il malato si rimette.” - Shelton. Vol.28 n.4. Shelton’s Hygienic Review.
È ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.

VI SONO DEI LIMITI LLE CAPACITÀ ENZIMATICHE DELLO STOMACO

Il rifiuto degli avversari delle combinazioni di riconoscere i limiti degli enzimi digestivi, limiti ben noti a qualsiasi studente di fisiologia, li porta a opporsi alle pratiche che si accordano con le nostre conoscenze dei processi digestivi.
Praticamente, essi adottano il punto di vista che gli enzimi non hanno alcun limite, che l’apparato digerente è capace di digerire in tutta efficacia, tutti le mescolanze possibili di alimenti.
Ora l’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea, dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione nazionale.
Una prova con gli alimenti compatibili convincerà la persana intelligente che, se c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le più importanti.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

Utilizzare un rimedio è creare una seconda malattia per guarire la prima. DR. HUFELAND.
In un avvenire problematico, l’esercizio della medicina diverrà una cosa troppo seria per essere affidata ai medici. LE LEGSLATEUR DE DEMAIN.

L’uomo non muore. Si uccide, - Un filosofo greco.

Il dottor Mefistofele, che aveva brevettato la sua invenzione, quella di annullare le Leggi della Natura – creò il monopolio della medicina. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

È dallo stomaco che proviene la malattia. – IL PROFETA MAOMETTO.

Chi ha lo stomaco pieno è incline alle cattive azioni. – IL TALMUD.

Sarebbe un bene per l’umanità che l’arte dei cuochi fosse annientata. – BUCHAN.





7

FECI INODORI


In una persona sana, che digerisce quello che mangia, le feci devono essere:

1)                 ben formate;
2)                 inodori;
3)                 non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4)                 rapide:
5)                 poco voluminose.

Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia, deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti, presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. È putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato digerente umano è scettico (forse voleva dire ‘settico’). Ciò vuol dire che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione, significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi, poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.

I TEMPI DELLA DIGESTIONE

Quanto tempo impiega un alimento per essere completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che la digestione nello stomaco. È quella che richiede il più di energia. Siccome questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore, solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio, come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.

DIARREA O VOMITO? È SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA

Una terza osservazione altrettanto importante: quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo: entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. È lo stesso per l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà, la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione: sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo, e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. È la diarrea.
È la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito reperiti dal nostro senso somatico ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.

LE MESCOLANZE

“Una delle cause più importanti del collasso dei processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli alimenti nel nostro stomaco.
Ora, l’apparato digerente umano, non più d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione, facilitano la digestione. È così che l’uomo si è alimentato durante tutto il suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
È così che l’abitudine degli hot-dogs non è che l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.”
Noi qui siamo di parere leggermente differente da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo, come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? È il criterio assoluto. Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella vecchiaia, che non sarà molto lunga.
“È vero, riconosce Shelton, che delle persone considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme. Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti. Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che attentano alla loro salute.
L’uno di questi che vivono in modo convenzionale sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas più maleodoranti che siano! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi sintomi nervosi.

Noi accettiamo un livello di salute eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli alimentari possano condurre decomposizione alla degli alimenti consumati. Essi citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni. Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?

E I FISIOLOGI?

Io so, sventuratamente, e ciò mi fa pena, che i fisiologi non tentano mai di collegare le loro scoperte con la vita. E so ancora che la sola cosa che essi tentano di collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Ma questa non è una ragione sufficiente per l’ignoranza della medicina. È vero, infine, che certi rari medici fanno degli sforzi indipendenti per collegare la fisiologia con la vita corrente.
Shelton vuole dire con questo che quando i fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina, nella bocca, essi non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Essi conservano le loro scoperte nel dominio puramente teorico, senza mai dare loro implicazioni pratiche nella vita corrente.

Prescrivere della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica intelligente.
Quando dei disturbi fanno seguito a certi miscugli di alimenti incompatibili, è certo facile palliare queste noie con un medicinale, e negare che questi miscugli siano implicati.
Si continuerà così a mangiare alla rinfusa e a palliare i disturbi con i medicinali, dopo ciascun pasto, come vediamo in milioni di casi.
Ma la persona intelligente cercherà di sapere perché essa è costretta a palliare le sue noie, e che lei ne è la causa. Essa si rende conto che la digestione non dovrebbe essere un processo sgradevole, che le eruttazioni acide, i gonfiori addominali e le coliche non sono compagni normali delle digestioni normali. Che le autorità denigrino gli alimenti compatibili, quanto vogliono, noi saremo obbligati a vedervi dei motivi commerciali.

Se la medicina denigra gli alimenti compatibili e anche il pubblico la segue, è perché la disciplina igienista è di ostacolo ai pasti succulenti, ai sapori artificiali, ai piatti elaborati preparati dai capocuochi, dispiacere ai consumatori non è una buona politica, altrimenti i malati la sfuggiranno.

Una grande insalata composta da crudità (lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta, allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.

23.8 ore 15.10

23.8.17 riletto fino qui
Riletti l’introduzione e i primi sei capitoli e questa parte del settimo (Mario 23.8.17)


I pontefici che si conferiscono degli attestati di benemerenza, dopo aver segnalato che tutti mescolano i farinacei con le proteine, senza problemi e che la natura li ha combinati insieme negli alimenti che essa stessa produce (come nei cereali) e infine che rifiutano di esperimentare con gli alimenti compatibili non sono onesti con loro stessi né col pubblico.
Perché dobbiamo evitare di mescolare i farinacei con gli acidi? I luminari medici concordano che questi miscugli sono accettabili! E io sono sicuro che i fabbricanti di Alkaselzer e di Roll-aid sono d’accordo con questi pontefici medici.
Perché dobbiamo evitare le cause della cattiva salute, della precarietà e della mediocrità, quando si possono lenire i sintomi con dei rimedi?
Per pigrizia, per negligenza, per gusto e per mancanza di disciplina.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
L’indigestione che ne risulta non produce alcun disturbo per gli stomaci cosiddetti sani, ma se si ha la minima irritazione di stomaco, questo miscuglio non sarà tollerato.
Non bisogna preoccuparsi dell’opinione contraria, emessa dai pontefici medici, quando un semplice test vi darà la prova della giustezza di questa regola, dissociando i frutti dai farinacei.
Gettate dunque i vostri rimedi e mangiate gli alimenti compatibili per non avere problemi.
I frutti hanno una natura tale, la loro digestione così differente da quella degli altri alimenti, che è meglio mangiarli soli, senza mescolarli con i farinacei, né con le proteine.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che essi disturbano la digestione, ma ciò non è vero che quando si mangiano con i farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo stomaco tutto il benessere possibile. Vol.31 n.11 da Dr. Shelton’s Hygienic Review.

                               
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI

C’era anche nel Gulag, il capo Satana, rappresentato da Goethe nel dottor Faust. Questo diavolo prometteva la forza, la salute, il vigore, la giovinezza, con un mezzo fraudolento, quello della stimolazione che esauriva le energie, invece di aumentarle. Nessuno sospettava che il colpo di frusta, invece di aumentare le forze, finiva con il prosciugarle.
I cittadini del gulag si davano così a tutti gli stimolanti, per vivere dei paradisi artificiali: caffè, tabacco, alcol, anfetamine, anabolizzanti, ecc. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

Da quando s’inventano i rimedi, e finché se ne inventeranno, si lasciano cadere senza tardare, ma il principio guaritore della natura, esso, è sempre lì. – DR. H. M. SHELTON.

Occorre che sia la forma di vita che dolcemente esaurisca e la riconduca alla sua fine, Le violente arpate della droga (medicinali) sono sempre a nostro danno. - MONTAIGNE.

Nel gulag, una società rispettabile si era posto per scopo di consigliare il suicidio, come uscita onorevole per i vecchi malati. Diversi vi avevano aderito.
Autori celebri avevano così messo fine ai loro giorni per morire con dignità, come dicevano. Era una sorta di eutanasia o di auto – eutanasia. Fu promulgata una legge, che dava a questa società un fine non lucrativo, e uno statuto. Mancò poco, che Bethoven, sordo, non aderisse.
Solo che la malattia e l’invalidità non erano ineluttabili. Quanti sordi avevano ritrovato l’udito a seguito di una cura di digiuno e al ritorno a un’alimentazione naturale. Montherlant, Romain Gary, e tanti altri, si erano suicidati, non sapendo che la Natura poteva guarirli. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

Se non si lascia alle malattie la loro durata determinata, se si interviene con dei medicinali irritanti, allora succede che le malattie di poca importanza si cambino in malattie gravi e che il numero di malattie, inizialmente piccolo, diventi grande. PLATONE.

L’affarismo farmacologico consiste nel fabbricare quanti più medicinali è possibile, per il massimo di malati e nel fabbricare il massimo di malati, per il massimo di medicinali. - LEIBNITZ.

I medici contavano che i malati guarissero mentre essi li curavano e che questa coincidenza fosse notata a loro favore. – ANATOLE FRANCE.

Non è per colpa dei medici se il servizio medico della comunità, quale funziona in questo momento, si rivela di un’assurdità criminale.
Che una nazione sana di mente accordi ai chirurghi, per tagliarvi una gamba o l’appendice, delle remunerazioni quale quella al fornaio per fornirvi il pane quotidiano, ciò è sufficiente per farci disperare della maturità umana. Più la mutilazione è spaventevole, più il mutilatore è onorato. – GEORGE BERNARD SHAW.



8

ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI




“Durante il processo di cicatrizzazione, è interessante osservare l’influenza del latte, delle proteine concentrate e dei farinacei, presi da soli o insieme, e di notare la rapidità con la quale i tessuti prendono un’apparenza buona o cattiva, secondo le mescolanze alimentari.”
Chi ha curato dei malati, con l’aiuto degli alimenti compatibili, appropriati, sa che questo fatto è reale.
Ma chi ha chiuso la sua mente alla verità, chi rifiuta di esaminarla, chi è attardato, non lo sa e non vuole saperlo.
Così i dietologi cosiddetti scientifici e il medico bigotto, che pretendono di sapere l’ultima parola della dietetica, non sanno che una manifestazione locale della tossiemia costituzionale, quale un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili e che la quantità e la qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Il dottor Carton, naturopata dell’inizio del ventesimo secolo, aveva proceduto su se stesso, a degli esperimenti simili in occasione di un grosso foruncolo, che conservava ben aperto. Ma questi esperimenti non avevano portato sulle compatibilità, che lui ignorava.
Notare questo: più che le incompatibilità, le proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione.

È un piacere, notava Shelton, osservare il ristabilimento di casi di ulcere, gastriche o duodenali, in quattro - sei settimane, poi di vederli nutrirsi convenientemente di alimenti compatibili, comprese le insalate, le crudezze, gli ortaggi cotti, come pure gli alimenti falsamente cellulosici che non sono tollerati da chi è assoggettato al regime medico di latte, crema e medicinali alcalini durante mesi, e che si rimettono molto raramente.
Quando gli asmatici, questi vecchi peccatori incalliti, al di fuori di qualsiasi possibilità di ristabilimento, a causa della saturazione dell’adrenalina e della fibrosi polmonare riferiscono i malesseri che seguono un pasto composto di carne, pane e patate, poi vederli liberati in modo permanente, da tutti i catarri, tosse e respirazioni spasmodiche mentre rispetta gli alimenti compatibili, - la conclusione da trarne chiara.

Tuttavia, la nostra esperienza differisce leggermente da quella di Shelton, in questo campo. Egli attribuisce altrettanta importanza alle compatibilità quanta agli alimenti stessi, mentre io considero certi alimenti più nocivi.
Infatti, io noto la scomparsa totale di tutti i generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimono i cereali e il pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica, l’artrite.



9

LE COMBINAZIONI NATURALI




Nella Natura vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per esempio:

1)                 la frutta fresca e matura come le mele, le pere, le arance, ecc. contengono:
. zucchero
-           acidi
-           proteine in piccola quantità
-           niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.

2)                 Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
-           Idrati di carbonio
-           Poche proteine
-           Pochi acidi.
Noi notiamo dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i farinacei.
Se, dunque, per tentazione, per gusto o per fantasia, noi gradiamo mangiare delle mele con delle arance, noi non abbiamo il diritto di mangiare l’arancia con un farinaceo.
La Natura ci ha mostrato ciò che essa fa, noi non abbiamo diritto di andare contro di lei.
La critica che si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo, anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1)                 Gli acidi con i farinacei
2)                 I farinacei con gli zuccheri
3)                  Le proteine tra loro
4)                 I diversi amidi tra loro
5)                 I grassi con gli acidi
6)                 Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Si trova, è vero, un farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i marroni e le banane.
È così che in generale la Natura ci ha dato un’indicazione, nel dosaggio degli elementi che essa ha sapientemente composto. La Natura ha separato certi elementi, per non contrariare la loro digestione. Mangiare tutto alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
Ma quale è in verità il disegno della Natura?
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli uomini stende sulla sua tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura nelle sue combinazioni naturali.
È cosi che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
È così che non si ha bisogno di spiegazioni sapienti, né di conoscenze approfondite, in chimica, per nutrirsi sanamente.
“In generale la maggior parte degli alimenti contengono farinacei, proteine e grassi, scrive Frédéricks. Ecco ciò che rende il regime Hay un poco ingannevole.”
Il dottor Hay ha sottolineato l’incompatibilità dei farinacei con le proteine. Egli nutriva i suoi malati di farinacei e proteine in pasti separati, per evitare loro le noie provenienti, in verità, da razioni esagerate di proteine-.
Egli prese in prestito queste regole dagli igienisti, secondo Shelton, e prestò poca attenzione alle altre regole concernenti le combinazioni alimentari. Suppongo che Frédéricks si attaccasse a questa dissociazione proteine/farinacei.
“Se egli trova questa combinazione ingannevole, è semplicemente perché egli non ha prestato abbastanza attenzione ai processi della digestione.
È vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva.
È così, e questo fatto è ignorato dalla maggior parte dei dietologi: il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive – dal punto di vista secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione – ai bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti differenti.”

LA SPECIFICITÀ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITÀ

Per parte nostra, consideriamo che l’argomento sulle combinazioni naturali o artificiali è tirato per i capelli.
Perché? Perché i cereali e le leguminose, implicati in questa controversia, non sono specifici all’essere umano!
Non sono i cereali che contengono proteine e farinacei insieme?
La risposta di Shelton forse concernerebbe gli uccelli, che li mangiano, ma sicuramente non gli umani, per i quali essi non sono specifici. Ma chi ha mai detto che i cereali fossero facili da digerire? Essi non lo sono.
Quando si mangia del pane integrale, solo o con un poco di formaggio, la digestione è sempre difficile, in entrambi i casi, con poca differenza.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale, fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano. È un mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
Come la natura combina gli amidi con le proteine?
Nelle radici ci sono molti farinacei e un poco di proteine, negli ortaggi e nelle verdure c’è un poco di proteine e di farinacei.

GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA

In Hygienic Review, vol.37, n-° 1 (Settembre 1975), Shelton pubblica un articolo appassionante del dottor Ralph Bircher Benner, sull’argomento della questione controversa delle proteine.
“Kofranji, dell’Istituto Max Planck, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.”
“Dal loro lato Oomen e Hipsley hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente un salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il giorno.”

Ecco di che mettere in rotta tutti i dietologi.
Non vedo perché Shelton e tanti altri raccomandino delle dosi proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno. Con una simile dose, i guai sono inevitabili, ma poi non occorre metterli in relazione con le cattive combinazioni!

COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI

Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie, fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere
La frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano, poiché esse non ci concernono.

DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI

La digestione, scrive Shelton, è un processo fisiologico nel quale un corpo varia le sue attività, secondo i diversi fattori, e secondo le caratteristiche degli alimenti che esso è impegnato a ridurre in materiali convenienti.
Un fatto rimarchevole può essere notato, che concerne il lavoro delle ghiandole digestive: cioè, l’apparato digerente può variare i suoi fluidi e i suoi enzimi, per adattarli alle caratteristiche degli alimenti consumati.
Citiamo a questo fine Arthur C. Cuyton, nel suo manuale classico Textbook of Physiology (Seconda edizione, 1961).
“In certe porzioni dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti.”
Pavlov aveva senza dubbio sottolineato di più la capacità del tubo digerente di adattare i suoi fluidi e i suoi enzimi al tipo di alimenti consumati, quantunque ci fosse una certa conoscenza di questo fatto, prima delle sue ricerche strepitose.
Notiamo di passaggio che i fisiologi generalmente conoscono questi fatti ai nostri giorni, ma né Pavlov, né alcuno tra loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita quotidiana. Cioè, essi non l’hanno applicato ai loro menù quotidiani. Sembra considerarsi la fisiologia una scienza “pura”, senza rapporto pratico con la vita quotidiana degli individui.
Le variazioni nei costituenti, enzimatici e altri, delle secrezioni digestive, secondo i diversi alimenti consumati, è uno sforzo per adattare i succhi digestivi ai bisogni della digestione dei diversi alimenti.
“Queste variazioni comprendono cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, non è tuttavia possibile che se questi ultimi non sono radicalmente differenti, gli uni dagli altri.
Queste variazioni nelle concentrazioni acido/alcalino delle secrezioni, nella loro composizione enzimatica e nel tempo della loro regolazione, non possono avere senso che se gli alimenti sono consumati soli o con altri che non entrano in conflitto con i processi digestivi reclamati per questa categoria.”
“Il dottor Tilden aveva l’abitudine di dire che la Natura non ha mai prodotto un sandwich. È evidente che l’apparato digerente umano è adattato alla digestione delle combinazioni alimentari naturali, cioè quelle che la Natura ha essa stessa combinato, ma non è sicuramente adattato a elaborare miscugli artificiali, tali e quali le persone ne consumano tutti i giorni.”

Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
Per contro, sorgono difficoltà quando il pasto comprende alimenti incompatibili, come quelli consumati nelle festività di Natale e delle altre feste. Tali feste terminano sempre con un’”epidemia” di avvelenamento collettivo. Una mescolanza artificiale di alimenti, tale e quale si consuma correntemente, è un ostacolo a qualsiasi variazione possibile nella composizione delle secrezioni digestive, necessarie per assicurare una buona digestione.
È per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili, affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.

Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua digestione diventa difficile.
 Si sa quanto sono difficili da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
Infine, bisogna sapere che la distinzione tra una combinazione naturale, in un solo alimento specifico, e un’altra artificiale, in due o parecchi di alimenti pure specifici, non è mai stata oggetto di esperimenti comparativi.
Quantunque il dottor Tilden fosse professore di fisiologia in una facoltà medica negli Stati Uniti, non aveva fiducia nei fisiologi. “Non ha senso, diceva, di spaccare i capelli in quattro, a proposito delle combinazione chimica degli alimenti o quella delle secrezioni stomacali, né di sollevare una controversia inutile. Nessuno sa niente di sicuro sulle reazioni del corpo quando gli alimenti sono mescolati insieme nello stomaco.”
Il dottor Tilden era all’avanguardia del progresso, nel campo degli alimenti compatibili.
Ecco perché noi dobbiamo avvicinarci, il più possibile, a ciò che è semplice, logico, per non commettere errori.



ESPERIMENTI DI LABORATORIO




LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI

Già nel 1891, il dottor Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cures (Come la Natura guarisce).
“Non appena il farinaceo, in corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi trasformazione del farinaceo in glucosio.”
È dunque un centinaio di anni che i fisiologi lo sapevano: l’enzima salivare che converte gli amidi in zuccheri, conosciuto sotto il nome di ptialina o enzima salivare, è distrutto dall’acido.
Senza acido, la ptialina della saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
Gli esperimenti del professor John Goodfellow, professore di fisiologia e d’igiene all’Istituto Bow and Bromley, in Inghilterra, coautore di un trattato Fisiologia Pratica, hanno mostrato che nella bocca si produce una conversione limitata.

PRIMO ESPERIMENTO

Nel suo primo esperimento, 3 gr. di briciole di pane bianco, non mescolati a checchessia, erano mantenuti nella bocca, per sessanta secondi. Il pane, saturato di saliva, era in seguito ritirato dalla bocca, poi posto in ambiente acido. La bocca fu lavata con acqua distillata, e questa acqua mescolata con l’alimento posta poi nell’ambiente acido, nella provetta.
L’acido arrestò l’azione diastasica della ptialina in 60 secondi.
Si analizzò in seguito il pane e si comparò la sua composizione con l’alimento ritirato dalla bocca. Quest’analisi mostrò che prima di essere messo in bocca, il pane conteneva 75,4 parti di amidi e 3 parti di destrina. Il pane insalivato conteneva 67,7% di amidi e 4,6% di destrina.
Concluse dunque da questo esperimento che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in zucchero e in destrina durante l’insalivazione.

SECONDO ESPERIMENTO

Durante il suo secondo esperimento, 3 g del medesimo pane erano anzitutto inumiditi col tè e insalivati per il periodo medio necessario, per la maggior parte delle persone, qualunque sia l’alimento (15 secondi).
In seguito l’alimento fu ritirato dalla bocca e trattato come nel primo esperimento.
L’analisi mostrò, in questo esperimento, che dopo l’interruzione dell’azione salivare con l’acido, restava ancora il 73,8% di amido e solo il 4,1% di zucchero.
Il professor Goodfellow concluse che solo il 2% degli amidi inumiditi sono convertiti in zucchero nella bocca nelle circostanze ordinarie.
Questo esperimento dimostra il ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea la necessità di mangiare i farinacei secchi.

TERZO ESPERIMENTO

Nel suo terzo esperimento, 6 grammi di pappa di avena comune mescolata a latte e zucchero di canna, erano insalivati per quattro secondi (un certo numero di osservazioni avevano rivelato che è il tempo medio che la maggior parte delle persone trattiene la pappa in bocca), poi furono ritirati dalla bocca.
L’azione diastasica era interrotta alla medesima maniera che precedentemente. L’analisi della pappa, prima dell’insalivazione, mostrava che in cento parti solide e secche vi erano 60,4 % di amidi e 9,8% di zucchero.. Ma dopo l’insalivazione non si poté scoprire alcuna differenza notevole. Infatti, si trovò appena un aumento leggero di zucchero (destrosio e maltosio), che non rappresentava più dello 0,5% degli amidi.
Questi risultati dimostravano ancora più drammaticamente la necessità di mangiare i farinacei secchi. Ma essi dimostrano anche che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la digestione orale dei farinacei.
Detto questo, la quantità di ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc.
Ne deriva, che questi esperimenti non sono validi che per una minima quantità di cereali, sostanze che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Goodfellow diceva che per parecchi anni aveva studiato la secrezione e la funzione della saliva, e che aveva determinato, nei suoi esperimenti precedenti, che la secrezione salivare era normale.
Diceva anche di aver fatto esperimenti con i farinacei su un centinaio di persone.

QUARTO ESPERIMENTO

Ha riferito ancora un altro esperimento eseguito su un giovanotto in buona salute, parzialmente vegetariano, che si asteneva dall’alcol e dal tabacco. La sua saliva fu testata con una preparazione standard di amidi prima dell’esperimento, e comparata in media con un certo numero di altri risultati, ottenuti gli anni precedenti.
Al tempo stesso comparò la saliva del giovanotto, con la propria, con quella del suo dimostratore, poi con quella di un amico presente.
Ci disse che la saliva del giovanotto rivelava un potere amilasico al di sopra della media. Parecchi esperimenti minuziosi e delle osservazioni che si estendevano su un lungo periodo, l’avevano convinto che non c’è una grande differenza nel potere amilasico di varie persone.
Da parte sua, il dottor Densmore ci informa che una parte insignificante degli amidi, è convertita in zucchero, dall’azione della saliva, nella bocca, neanche se li si trattiene cinque minuti. E questo cambiamento di amidi in zuccheri, aggiunge, non può proseguirsi che in un ambiente alcalino. Ma poiché il succo gastrico è sempre acido, ne segue che quasi tutti i farinacei restano non digeriti nello stomaco e devono passare negli intestini prima di poter essere digeriti.
Noi sappiamo, ai nostri giorni, molto di più sui processi della digestione e quelli della secrezione dei succhi digestivi, in confronto al tempo del dottor Densmore. Si sa, per esempio, che il succo gastrico non è sempre acido, e che può perfino essere alcalino!
Noi sappiamo anche che il pH del succo gastrico è determinato dal genere di alimenti consumati, a condizione che si mangi un solo alimento, o un solo genere di alimenti. È così che la digestione amidacea può continuare nello stomaco, per due ore, nelle circostanze favorevoli. Ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Quando Shelton parla di separare gli alimenti proteici dai farinacei, parla di alimenti concentrati, non specifici, che sarebbe preferibile scartare dal menù, invece di cercare di limitarne i disturbi, con combinazioni migliori.
Infatti, Shelton raccomandava 130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione.
Ora, non c’è soluzione, poiché questi alimenti non sono destinati al consumo, ma alla riproduzione della pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.

LA MASTICAZIONE

In certi ambienti si raccomanda di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione. Ci si fa notare che milioni di persone inghiottono gli alimenti, senza masticarli adeguatamente, che una parte dei farinacei è consumata sotto forma di pappe, di pane umido, di riso cotto, talmente impregnato di acqua, che non ne deriva alcuna eccitazione alle ghiandole salivari. Ne deriva che pochissima saliva è secreta, e la maggior parte dei farinacei non è digerita nello stomaco, ma deve attendere di trovarsi negli intestini per questo.
Se si prende in bocca un farinaceo secco, lo si mastica e  trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà più dolce.
Questi fatti mostrano la necessità di mangiare i farinacei secchi. Quando si mangiano dei farinacei inzuppati, pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.

GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.

I cereali che si consumano a colazione, e che sono reclamizzati come incollanti sulle vostre costole, non fanno che incollarsi sulle costole e anche sullo stomaco. Essi non passano rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta, lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non vuol dire che nutrano inevitabilmente. Essi formano una buona pasta, incollante ma di cattivi alimenti.
La pizza, molle, resta come una pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
Si vede così che cosa bisogna pensare della zuppa di frumento e di altri cereali, raccomandata a tamburo battente dalla Vie Claire, altrettanto del muesli svizzero, raccomandato del dottor Bircher Benner, totalmente indigesto per tante ragioni.

LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.

“Un altro fatto, che non era noto al tempo di Densmore, è che lo zucchero, il miele, gli sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è secreta per digerire l’amido.”
Non soltanto l’aggiunta dello zucchero porta all’abuso, ma le pappe di cereali, con l’aggiunta dello zucchero sono trascinate lungo il tubo digerente, senza saliva, di modo che ne segue la fermentazione, come al solito, in tali condizioni.
Giorno dopo giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie (otiti), e nelle altre “malattie dell’infanzia”, le carie.
Qualsiasi influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali, impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie di malattie ulteriori.
Trattare le carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari.
Abolire effetti accumulati, senza abolire le cause, è garantire che col tempo, “le malattie della mezza età” e le malattie della vecchiaia non siano che delle evoluzioni delle malattie dell’infanzia, e riposano sulla persistenza e sull’accumulazione delle cause che producono queste ultime.
“La malattia comincia laddove la causa comincia; e persiste laddove la causa persiste.”

Il termine “malattia dell’infanzia” è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata, cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
Tutte queste tappe della vita possono fare a meno delle malattie!
Si può vivere senza essere mai malati!

LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI

“In breve, dai fatti precedenti scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che concerne i farinacei:
1)                 I farinacei, non devono essere mangiati con lo zucchero, fosse pure un frutto.
2)                 I farinacei non devono essere consumati con un alimento acido.
3)                 I farinacei non devono essere consumati con un alimento azotato.
4)                 I farinacei non devono essere inzuppati.

Dopo più di quarant’anni, scrive Shelton, la regola negli ambienti igienisti è di non consumare alimenti zuccherati con i farinacei. Noi non diciamo, (come la medicina. A. M.) a quelli che vengono a domandarci consiglio: se voi prendete i farinacei con gli zuccheri, in seguito prendete del bicarbonato di sodio!
Noi diciamo loro piuttosto: evitate questo miscuglio zucchero/farinacei, per evitare le fermentazioni che sono quasi inevitabili.
Noi riteniamo che è un follia prendere un veleno, poi di prenderne l’antidoto! Noi diciamo che è meglio non mangiare, per prima cosa, il veleno.
Lo zucchero con i farinacei, significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Quelli che hanno la cattiva abitudine di mangiare il miele sul pane o in altri farinacei e che sono ingannati dall’errore popolare secondo il quale il miele è naturale e che può in sovrappiù essere mangiato con qualsiasi cosa, dovrebbero sapere che questa regola che dissocia gli zuccheri/ farinacei, si applica anche al miele.
Il miele, lo sciroppo, lo zucchero, con le torte, con i cereali, questi miscugli significano la fermentazione.
Il bicarbonato di sodio interromperà l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.”
Ecco perché le torte, le pasticcerie, i sandwich di confetture, le cakes, sono indigeste. Le si ritrova l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert che io tollero, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), io raccomando che lo si prenda dopo un intervallo di un’ora.
Attenzione! Questo dessert non vale che per i giovani e per i lavoratori fisici, non per i sedentari. Infatti, altrimenti il pasto sarebbe troppo ricco.

GLI SCIENZIATI SI DEFILANO

Nel loro manuale classico Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e Smith dicono:
Il ruolo giocato dalla saliva nella digestione degli amidi, nei mammiferi, è incerto, a causa delle durate variabili di contatto tra l’enzima e il substrato. Il miscuglio del bolo alimentare con succo gastrico acido interrompe senz dubbio l’azione dell’amilasi salivare, poiché questo enzima è interrotto a un pH basso.
Si può supporre che la digestione salivare continui unicamente negli individui le cui secrezioni gastriche di HCL sono deficienti.
Che cosa vogliono dire? Semplicemente, che l’acido cloridrico del succo gastrico interrompe o distrugge l’amilasi salivare, detta ptialina, nello stomaco.
Ma poiché questo fatto è ben noto dai fisiologi e dai chimici fisiologi, essi cercano di interpretarlo, di attenuarlo, invece di riconoscere, come i loro predecessori, che la digestione salivare si interrompe non appena l’alimento raggiunge lo stomaco.
D’altra parte, Arthur E. Anderson, in Essentials of Physiological Chemistry 1961 (Le Basi della Chimica Fisiologica) dopo aver doverosamente riconosciuto questo fatto cerca di disimpegnarsi dalle conclusioni che si impongono dicendo:
Poiché l’amilasi salivare agisce fino al pH 4,00, è evidente che un’azione considerevole può avere luogo nello stomaco, prima dello sviluppo di un’acidità sufficiente per inibirla.
Si è così stimato che l’attività dell’amilasi può continuare per 30 minuti dopo la deglutizione degli alimenti.
Nondimeno, la ripetizione delle prove di Anderson, con l’aiuto di un usuale acidometro, non rivelano assolutamente alcuna attività al pH 4 e una leggera attività al pH 5, che è meno acida. (L’acidità è più forte quando la cifra è più bassa.)
Ne risulta che l’attività dell’amilasi è inibita nello stomaco prima di quanto lo .dica Anderson. D’altronde, i test hanno mostrato che l’acido cloridrico, aggiunto agli alimenti, interrompe l’azione della ptialina in 60 secondi. L’acidità del succo gastrico è un fattore da considerare, non solamente nel momento in cui il succo acido comincia a penetrare nel bolo alimentare, ma dalla deglutizione della prima boccata. In Physiological Basis of Medical Practice (Base fisiologica della pratica medica), del 1961, Best e Taylor scrivono:

L’amilasi salivare reclama per la sua azione un ambiente alcalino, neutro o leggermente acido.
Dunque si è pensato che un succo gastrico più acido impedirebbe o interromperebbe la digestione salivare.
Nondimeno, è stato mostrato che l’ultima parte del pasto che consiste abitualmente in idrati di carbonio, può restare nella parte alta dello stomaco, protetto per qualche tempo dall’azione del succo gastrico, da uno strato di alimenti ingeriti precedentemente.
È probabile, per questa ragione, che nelle circostanze favorevoli, una digestione apprezzabile di amidi si compia in questo periodo.

Si vede a prima vista che i fisiologi cercano di defilarsi. Il loro inganno inconsapevole salta agli occhi. Infatti, le persone non mangiano necessariamente gli idrati di carbonio (pane, riso, paste) alla fine del pasto. Non si prende il formaggio alla fine? Quanto ai dessert, essi non richiedono la digestione salivare.
Le persone mangiano correntemente il pane col prosciutto, con la carne, non separatamente.
Se il fisiologo si soddisfa di una digestione amidacea apprezzabile, nella parte superiore dello stomaco, suppongo che si soddisfi di una digestione deficiente, come è il caso correntemente quando si mescola tutto insieme. Ma per quelli che desiderano una digestione migliore, tali miscugli sono da evitare.
Per parte mia, non dubito che lo stomaco sia capace di fare parecchie tasche, separate, per evitare il miscuglio degli alimenti, in una certa misura, come vedremo più avanti nel nostro studio.
Ne ho portato la prova in osservazioni inedite fino ad allora. Queste osservazioni scalfiscono un poco certe regole, emesse da Shelton e altri.
Anderson dice in seguito: “qualsiasi amido che non è stato idrolizzato nella bocca e nello stomaco, dall’azione salivare, è digerito negli intestini, dall’amilasi pancreatica.” È la posizione ufficiale, insegnata dovunque: quando uno stadio della digestione è fallito, esso è recuperato e rimediato in seguito.
È vero? Ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle feci, in quelli che fanno tali miscugli.
“Succhi gastrici molto acidi sono secreti per digerire gli alimenti proteici.
Ma se dei farinacei sono mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o leggermente acido.
E se il farinaceo contiene delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della digestione salivare.” Vol. 31, N.11 Hygienic Review


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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
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Noi siamo un popolo che mangia solo quando ha fame. - IL PROFETA MAOMETTO (Il Corano)

Nella ragione sud del Gulag, l’abuso dei fertilizzanti chimici aveva trasformato la terra in un deserto arido. Più nulla cresceva. Allora si pensò di mettere a frutto i morti e si installò una fabbrica di salsicce…

L’inventore del metodo fu d’altronde onorato e gli fu conferita una medaglia, come fu visto nel film SOLE VERDE. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

Dio era deluso dell’umanità. Cercò di finirla con gli umani rendendo sterili certe donne, ma il dottor Mefistofele, premio Nobel della medicina, scoprì un medicinale affinché le donne partorissero, non solamente dei gemelli, ma dei trigemini e anche quinquigemini. Ancora una volta egli aveva trasgredito le Leggi della Natura. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.

È dallo stomaco che proviene la malattia, di conseguenza il digiuno è il miglior rimedio. – IL PROFETA MAOMETTO.

È talvolta necessario prendere un uomo o abbattere una casa, ma noi abbiamo ben cura che non sia né il boia né il demolitore che ne siano giudici, altrimenti nessun collo sarebbe al sicuro. E tuttavia noi facciamo del medico un giudice.- GEORGE BERNARD SHAW.

L’arte medica di far sussistere insieme l’intemperanza e la salute, è un’arte altrettanto chimerica della pietra filosofale, dell’astrologia giudiziaria e della teologia delle nuvole. – VOLTAIRE.

Tuttavia, certi medicinali facevano sì che le donne partorissero dei mostri che non avevano né braccia né gambe. Mefistofele era trionfante: era il regno della talidomide. Un villaggio tedesco ne aveva parcheggiato 5000 di questo tipo.
Il pubblico si commosse. E Dio anche. Allora, egli abbassò la media della vita da 150 anni a 70 anni soltanto, per liberare la terra dal massimo di debosciati. Ma Mefistofele, premio Nobel della Medicina, come per burlarsi di Dio e delle sue Leggi Divine, inventò la Pillola. - L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.





IL VINO E L’ACETO


Dietro le sue brillanti facciate, la società attuale mantiene con cura i vizi che creano la malattia. – Dottor Pathault.



L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO

Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto, per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000 l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina francese, equiparabile al pinzimonio), sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il pane, le leguminose.
L’aceto non è nocivo solamente a causa dell’acido acetico, sostanza tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare).
Contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico, ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto facciano dimagrire.

I miei lettori dovrebbero sapere pure che l’ACETO DI SIDRO, proveniente dalle mele, che è tanto vantato in medicina naturale, come droga-miracolo, contiene anche dell’acido acetico e dell’alcol. Non è commestibile, non solamente perché impedisce la digestione, ma perché contiene questi due veleni.

GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI

Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance, dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, questi alimenti non devono essere consumati ne medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.

L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO

Ci sono ancora altre sostanze che distruggono la pepsina. Così degli esperimenti spinti hanno mostrato che i residui lasciati nel pane dalle polveri che rimpiazzano il lievito, ritardano la digestione proteica.
Quantunque la maggior parte di questi esperimenti fossero realizzati con polveri, dette cremor tartaro, non sembrava che esistesse polvere che fosse esente da questo effetto negativo. Perfino la baking soda distrugge la pepsina e ritarda la digestione proteica.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Tutto ciò che inibisce la secrezione dei succhi digestivi, che altera la loro composizione o che distrugge i loro enzimi, ritarda o sospende il processo digestivo.
È, dunque, importante non prendere niente con gli alimenti che possa alterare le reazioni acide e alcaline dei fluidi digestivi, inibisca le loro secrezioni o distrugga i loro enzimi.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel medesimo pasto.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
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Per servire di réclame a un rimedio a un’operazione, non avete che da scegliere i progressi più rassicuranti compiuti dalla civiltà, e presentare rimedio e progresso come aventi un rapporto da causa a effetto. Il pubblico berrà il falso ragionamento senza fare una smorfia. – GEORGE BERNARD SHAW.

La replezione è il veleno dell’intelligenza. – IL PROFETA MAOMETTO.

Gettate i medicinali ai cani. – SHAKESPEARE.

Il medico è un uomo pagato per raccontare favole nella camera del malato, finché la Natura non l’abbia guarito o i medicinali non lo abbiano ucciso. - MOLI ÈRE.




IL CAFFÈ, IL TÈ E IL SALE

I microbi e i virus non causano la malattia, non più di quanto le mosche causino la sporcizia. – A. M.



Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza, gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Poiché con l’indigestione totale, non si risente più di niente seduta stante. E tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito, né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano.
Siccome esse sono indigeste e provocano l’irritazione su tutta la lunghezza dell’apparato digerente, è probabile che inibiscano anche la digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate, mentre che per le altre si aggiunge loro del sale. Son utilizzate per le minestre o per insaporire le insalate, o altri alimenti, o come condimento, altrimenti come complementi alimentari. Essi inibiscono la digestione stomacale, a volte per ore.

Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste sostanze.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
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Se si fosse trattato dell’occhio destro, dice, io l’avrei guarito, ma le piaghe dell’occhio sinistro sono incurabili.
Tutta Babilonia, che piangeva il destino di Zadig, ammirò la profondità e la scienza del grande medico Hermès. - VOLTAIRE.

Un recente Gulag stava per essere installato, su rchiesta generale dei medici, che reclamavano, sempre e tutto il tempo, un accrescimento delle loro enormi entrate. Era il gulag dell’AIDS, col suo enorme mercato non sfruttato di parecchi miliardi.
Il virus infine scoperto e smascherato fu accasciato e incriminato, come causa, mentre è sempre esistito nella Natura, sotto un forma o sotto un’altra. Solamente, a forza di aiutare le difese naturali dell’organismo con gli antibiotici, l’uso ripetuto di questi veleni aveva finito con l’indebolire queste difese naturali, esattamente come la stampella indebolisce i muscoli. - IL GULAG DELL’AIDS.




LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA

Il germe non è niente, il terreno è tutto.



Non c’è solo il caffè, il tè e il sale, che rovinano la digestione degli alimenti quantunque compatibili.
La cipolla, l’aglio e lo scalogno, come il ravanello nero o rosa e tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la su lunghezza.
Così essi inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello rosa e nero, provocano molta irritazione.

Sarebbe dunque saggio astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la digestione.
Potreste benissimo non mangiare come tutti, in modo disordinato, e poi ricorrere, dopo il pasto, a dei cachet per palliare i disturbi che ne derivano.
Evitare i disordini, evitandone le cause, è sicuramente preferibile al male, deliberatamente ricercato, che si cercherà poi di palliare con i rimedi, i cui misfatti sono peggiori degli alimenti con tutti i loro condimenti.



14

I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI

In futuro non ci sarà bisogno di fare la guerra: i medicinali saranno sufficienti ad annientare la civiltà.



La natura non aggiunge spezie al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il latte della madre in buona salute.

Ecco un’analisi magistrale di Shelton, come la maggior parte delle sue analisi.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo digestivo senza essere assorbiti, secondo il biologo inglese Relis B. Brown, nel suo libro Biology. È lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando si usano dei condimenti.

UN’ESPERIENZA PERSONALE

Avevo ricevuto un graziosissimo cofanetto, in occasione del mio compleanno, da uno dei miei adepti. Si trattava di una scatola, fornata da liane intrecciate e ricamate con dei fiori multicolori.
Questo cofanetto conteneva timo colto di fresco nel sud della Francia. Io lo lasciai seccare. Poi sfregandolo tra le dita, lo gustai sulle patate cotte la sera.
L’ho usato per mesi, senza prestare attenzione ai sintomi che esso potesse occasionare. Ma un giorno, la sete che io avevo sentito dall’inizio dell’uso di questo condimento, che io ritenevo anodino e inoffensivo, attirò la mia attenzione.
Io so che la sete è un sintomo generalmente cattivo: esso denota il consumo di un alimento proibito, fa notare l’indigestione. Bisognava cercarne la causa ed eliminarla.
Fu allora che riflettendo, cosa che non avevo fatto mai precedentemente, per questo, che io compresi rapidamente da dove venivano i miei problemi.
Interruppi subito il timo, e la sete scomparve presto.
Usavo anche la cannella sulle carote frantumate col mixer. Ma compresi che tutti gli aromi, anche i più leggeri, erano da scartare.
Gli alimenti compatibili che io mangiavo erano trasformati in alimenti non digeriti per colpa dei condimenti e degli aromi. Bisognava che io trovassi il mio piacere altrove che nelle fantasie alimentari!




I FARINACEI

La scienza medica ne arriva, sempre più, a rappresentare non la scienza, ma ciò che c’è di più disperatamente, di amaramente contrario alla scienza. – GEORGE BERNARD SHAW.

Prima di abbordare la questione dei farinacei compatibili, vediamo la principale caratteristica di questi alimenti.
Essi comprendono i cereali, le radici (patate, topinambur, rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.)
Anche i legumi sono farinacei, ma siccome essi contengono una forte proporzione di proteine, noi li escludiamo.
I piccoli farinacei contengono poco amido, sono: i cavolfiori, i carciofi, i fagioli verdi, i cavoli, le bietole, il peperone, ecc.

Si considera, scrive Shelton, che Carlton Frederick è il dietologo più capace in America. È un biochimico, che ha passato otto anni con il dottor Casimir Funk, l’uomo che ha forgiato il termine “vitamina”, e che è stato il pioniere nel campo delle vitamine.
Il signor Frederick h tenuto delle conferenze a migliaia di medici, di dentisti, di infermieri sull’argomento della nutrizione. Egli parla regolarmente alla radio e ha scritto parecchi libri su questo argomento.
Cioè la sua autorità riconosciuta dovunque.
Egli ha stabilito delle regole concernenti i farinacei. Secondo lui, non bisogna mangiare più di due alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto.
Cioè, per esempio, se voi prendete pane e patate, allora avete esaurito la vostra razione.
Un pasto, dice lui, che comprenda dei piselli, pane, e patate, zucchero e torte, dovrebbe comprendere anche delle pillole di vitamine del complesso B, bicarbonato di sodio e l’indirizzo del più vicino specialista in artritismo o in malattie degenerative.

Si vede così che Frederick si avvicina alle regole igieniste. Secondo queste, non bisogna prendere più di un solo carboidrato a pasto, non due come lui tollera.
Non dimentichiamo che i carboidrati comprendono i farinacei e gli zuccheri.
Ma questa regola non si applica ai piccoli farinacei, già enumerati. Cioè si possono mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote, ecc.
Bisogna saper distinguere tra i grandi farinacei, concentrati, i farinacei medi, tra i due, e i piccoli farinacei.

I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI

Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche, ceci, soia)

I FARINACEI MEDI

Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.

I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.

Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati, visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, scrive Shelton, la pratica igienista consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i farinacei.
Questa insalata sembrerà enorme, in rapporto alle quantità minuscole che si mangiano ordinariamente. Essa si compone di crudità, fresche, e comporta dunque un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma autentica, contrariamente ai complementi alimentari (capsule, lieviti, ecc.)

I COMPLEMENTI ALIMENTARI

Facciamo qui una digressione, utile però, a proposito dei complementi alimentari, venduti nei negozi di regime.

Niente può soddisfare gli igiefili che il prodotto originale, allo stato naturale. È questo o niente affatto, scrive Shelton.
Gli igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai laboratori.

(Fosse pure, a torto, qualificato naturale, certamente per venderlo. - A. M.)
Lo scopo dei complementi alimentari è puramente commerciale. Essi si attaccano al feticcio medicamentario, all’idea medica del rimedio, per quanto così stupida.
Il grande dietologo, Fredericks, di cui abbiamo parlato un poco sopra, raccomanda i complementi alimentari e sottolinea l’azione delle vitamine che essi apportano.
Ma una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti.
In breve, ritorniamo a ciò che ci interessa per il momento.
Secondo Fredericks, si possono prendere due farinacei nello stesso pasto, ma non più. Per esempio, secondo lui, si possono, mangiare pane e patate, ma si è così esaurita la razione permessa, secondo le sue parole.
Per contro gli igienisti non consigliano che un solo alimento concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)    Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro che fermenta.
2)    Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno troppi farinacei.
Quando vedo degli alimenti per neonati, composta di un miscuglio di 5 cereali, io mi dico: poveri neonati.
Non solo il miscuglio è cattivo, ma i cereali, per loro stessi, non sono alimenti specifici per l’essere umano.
È sufficiente vedere e sentire le feci di queste giovani creature, innocenti, per comprendere che la loro alimentazione ha fermentato.

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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
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In questa patria dell’umano non esiste alcun sostituto dello sforzo personale per recuperare la salute.

Due giorni dopo, Zadig fu perfettamente guarito. Hermès, il grande medico, scrisse un libro in cui provò che egli non sarebbe dovuto guarire. – VOLTAIRE.

Un corpo sano racchiude pochi rifiuti, ma sufficientemente per nutrire pochi microbi, mentre in un corpo malato l’aumento dei rifiuti, permette la proliferazione e la nutrizione di un grande numero di microbi.

Il medico difende con tutte le sue forze la vaccinazione, poiché essa significa per lui il pane per i suoi figli. – GEORGES BERNARD SHAW.

Non c’è che un solo rimedio che vi possa alleviare, è di applicare sul fianco il naso che sia morto il giorno prima.
-        Non più strano, rispose lui, dei sacchetti del signor Arnouil contro l’apoplessia. – VOLTAIRE.

L’eccesso a tavola e nelle bevande sono mortali per l’uomo, come l’eccesso di acqua è mortale per la pianta. IL PROFETA MAOMETTO.



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LA FRUTTA FRESCA




Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento, a costo di cambiare frutto ogni volta. Essi non hanno scelta e non possono permettersi parecchie varietà insieme, per soddisfare le loro voglie e i loro capricci.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola varietà.
Infatti, se non si mangiano che arance, e se se ne consumano parecchie, si rischia di introdurre troppi acidi nell’organismo.. e per poco che si sia tossiemici, se ne risentirà una certa enervazione. Se non si mangiano che pere, è possibile che non si arrivi a digerirle convenientemente. Se si mangiano dei pompelmi, si sarà presto sazi con due frutti, il che non è sufficiente per nutrirsi, a meno di mangiare altra cosa un poco più tardi. Infine, quando ci si limita alle pesche, esse sono diuretiche.
E se non si mangiano che mele: nessun inconveniente, poiché esse sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è variato.

LA MONOTONIA NELLA NATURA

Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi, né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità, nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di variare. Ma non bisogna cadere, come dovunque nella nostra società civilizzata, nei pasti sofisticati. Questi pasti complicati, quantunque siano un regalo per i nostri occhi e catturino l’immaginazione, al più alto grado, non nutrono il corpo.
Ora, noi non possiamo vivere solamente nutrendo la nostra mente! Fossimo felici in tal modo.
Noi dobbiamo, a un certo tornante, scegliere tra la malattia e la salute.
Parecchie persone non si accontentano di mangiare la frutta, tale e quale, intera, ma preferiscono prepararla, in un specie di insalata, tagliandola e disponendola in modo artistico, su un piatto decorato come farebbe un paesaggista con i fiori in massa e le verdure che lo circondano.

I SUCCHI

E i succhi? Per i principianti, è accettabile, questione di soddisfare le loro voglie.. certuni vivono del gesto di bere un succo: elegante, al limite dello snobismo, che non quadra con la volgarità di sgranocchiare a pieni denti, facendo un rumore che sconvolgerebbe delle orecchie caste.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben digeriti. Il transito intestinale è tropo rapido, mentre con un frutto intero esso è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo necessario per la loro azione.
Ecco perché i frutti rischiano di provocare un’indigestione, seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso. Bisognerebbe assorbirli lentamente.
E finalmente, questa polpa che si disdegna, che si scarta, contiene materie nutritive preziose. Questa cellulosa, cosiddetta indigesta, serve anche a spazzare gli intestini, a prevenire la costipazione. Certamente, vi sono delle circostanze in cui non si può fare altrimenti che prendere dei succhi.
In conclusione, tutti i frutti freschi sono compatibili, gli uni con gli altri, salvo con le banane.

LE BANANE

Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido, indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
Del resto, noi le scartiamo totalmente, a causa dei loro inconvenienti. I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Io ho osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di avvelenamento, ma che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menù corrente, soprattutto se si mangia soltanto una o due banane. Questi sintomi non sono evidenti che se si supera questa quantità.
Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o per nulla formate. Gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri, incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si reagisce più rapidamente ai veleni.
Quelli che mangiano come tutti e che finiscono il pasto con una banana, non sentiranno sintomi in modo netto: un veleno di più o di meno non farà differenza in loro.
Ho fatto l’esperimento su me stesso: dopo un digiuno di tre giorni, ho interrotto con banane molto mature. Risultato, ho sentito sintomi di leggera cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata, sensibile.
Ho ricominciato la medesima esperienza, questione di assicurarmi. I sintomi furono gli stessi!
Mi si è riferito, più di una volta, che certi studenti, drogati, raschiano l’interno della pelle delle banane, per far seccare il prodotto tolto e in seguito fumarlo come l’hashish. Quale è dunque questo veleno raccolto? Il dottor Valnet, omeopata, raccomanda di pelare le banane due volte, vale a dire di raschiarle dopo averle pelate, poiché dei veleni, sembra, si trovano sulla superficie del frutto pelato.
Ma perché le banane allora sono così deliziose? Perché le scimmie le mangiano, dilettandosene?
Anzitutto noi siamo apparentati ai gorilla, non alle altre scimmie e i gorilla non mangiano banane. Secondo il dottor George Schaller, nel suo libro UN ANNO CON I GORILLA, non si può portare i gorilla a mangiare e banane, checché si faccia.
Inoltre, quantunque le banane soddisfino le tre condizioni più importanti dell’alimento specifico, cioè che sono gradevoli alla vista, all’odorato e al gusto, il nostro istinto non è abbastanza perfetto per scoprire i loro inconvenienti, come quello del gorilla che, lui, le rifiuta.
Non è lo stesso problema con le prugne secche e le prugne? Esse vi sembrano gradevoli alla vista, all’odorato e al gusto e non di meno esse hanno la reputazione di essere un poco lassative. Lassative vuol dire che il corpo le rigetta nelle feci, poiché non arriva a digerirle. Esse contengono un acido che il fegato non può neutralizzare. In conclusione il nostro istinto del gusto è certamente atrofizzato.
Le banane, fossero pure ben mature al sole dell’Africa, non convengono all’uomo, al pari delle prugne, mirabelle, regine claudie (varietà di prugne), susine..
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri, e il melone, dei quali parleremo più avanti.

LA FRUTTA ACIDA

Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi, provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia pure di poco. Mangeranno più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato, il latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe così la digestione di quei farinacei.

BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA ?

In generale, la buccia della frutta è indigesta e si ritrova nelle feci. Esempio: la buccia dei pomodori, ben visibile. Lo stesso avviene con la buccia dell’uva, delle mele, delle pere. Si ha un bel masticare con i denti, niente da fare. Impossibile trasformarla in purea! E ciò che i nostri denti, molto duri, non possono ridurre, i nostri intestini delicati non lo potranno mai
Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle, più tenera.
E i trattamenti chimici? Essi sono concentrati sulla buccia.
Ma si dirà, è nella buccia che si trova il più delle vitamine. E se la si gettasse se ne sarebbe privati.
Non dimentichiamo che la polpa della frutta contiene anch’essa delle quantità di vitamine, e che un decimo soltanto basterebbe ai nostri bisogni, se soltanto fosse digerito.
La frutta è compatibile con lo yogurt, come abbiamo detto, ma non col formaggio, che è troppo concentrato.

LE COMPOSTE

Stanchi di mangiare frutta tutto l’anno, certi adepti si voltano verso le composte.
Le composte sono un sacrilegio! Non si ha l’idea di cuocere un frutto per distruggere le sue vitamine, i suoi enzimi e i suoi sali minerali, senza parlare degli oligoelementi.
Bisogna bandire l’idea che un frutto possa essere cotto.
Mi si è ribattuto che io tollererei una cottura a metà per gli ortaggi, potrei accettarlo anche per la frutta.
Ma la cottura non è che un ripiego. Non bisogna mai mangiare cotto ciò che si può mangiare crudo.
Esempio: se si possono mangiare le mele e le pere crude, è idiota il cuocerle, col pretesto del cambiamento e della varietà. Un alimento distrutto dalla cottura non apporta niente di buono al corpo. Fosse pure gradevole mangiarlo.
Il piacere che ci apporta un alimento non basta a nutrire il nostro organismo, se questo alimento è privato di qualsiasi sostanza nutritiva.
Si ha idea di cuocere i cetrioli, il finocchio, mentre sono deliziosi se sono mangiati crudi?
Infine, l’abitudine è di aggiungere alle composte, nocive di per sé, dello zucchero bianco o rosso. Ciò le rende doppiamente malsane. Infatti, lo zucchero industriale non è compatibile con quello della frutta (o fruttosio).
D‘altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.

LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE

Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze? La dottoressa Vetrano consiglia le lattughe con la frutta, per limitare la quantità di zucchero. Se il nostro istinto fosse pur poco normale, funzionale e in ordine di marcia, noi avremmo cessato di trovare piacere dal momento in cui avessimo superato la dose dello zucchero. Ahimè, la maggioranza possiede un istinto pervertito, che non funziona. Si potrebbe dunque, molto bene, mangiare frutta, per finire con la scarola e delle crudezze. Lo stomaco fa la separazione delle due specie alimentari. Solamente, non bisogna tornare ai frutti. Altrimenti, quando si mangia un boccone di frutta e un altro di lattuga, poi si ricomincia coi frutti, lo stomaco non può più separarli e la digestione se ne trova complicata.
Ma per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio, l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semisalato, grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.

LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI

Si possono consumare i frutti prima o dopo gli ortaggi crudi o cotti?
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumarlo dopo un pasto di ortaggi cotti, allora non è più possibile che dopo la fine della digestione.

L’INDIGESTIONE PARZIALE

Mi è stato replicato che il corpo rigettava ciò che non poteva digerire e che non poteva ricavarne male.
Io rispondevo che il male causato è facile da afferrare. Infatti, la perdita dei succhi digestivi, rappresenta una perdita enorme per l’organismo. Si ritiene che questi succhi non debbano essere perduti, ma riassorbiti. Sono costati cari all’organismo. Come è il caso per lo sperma e la loro perdita impoverisce il corpo. Si può notarlo nella persona che ha la diarrea: essa non ha più altrettante forze come se non l’avesse. Al contrario, un digiunatore si sente più forte di quello che ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
-  Formate
-  In piccola quantità
-  Inodori
-  Rapide
-  Non sporchevoli
-  Senza gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde, abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire un’armata di assalitori.

LE TARTINE ALLA FRUTTA

Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Le torte alle mele, le torte alle ciliegie, le torte alle mirabelle, le torte alle fragole, allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei frutti, fossero pure dei canditi, sono indigeste.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
-  l’amido
-  lo zucchero
-  l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero –amido/acido.

LA FRUTTA CON LO YOGURT

Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt non zuccherato. Ma se si consuma lo yogurt zuccherato, allora lo zucchero non è compatibile con quello della frutta, poiché essi sono differenti, nella loro digestione.
Quanto al formaggio bianco, esso è troppo concentrato. Il suo consumo dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori, a meno di limitare la quantità al minimo.
Evidentemente, non si parla nemmeno di mangiare i formaggi fermentati: camembert, roquefort, brie, munster, cantal, capra fermentato, bleu. Tutti questi formaggi sono tossici. Avete sentito parlare alla radio o alla televisione del ‘vacherin’ che aveva provocato un’intossicazione a molte persone? Ora, si tratta di un formaggio fermentato.
I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a piccole dosi.

IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE

Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme? Perché no?
Solamente, bisogna essere digiuni, attivi fisicamente, e avere dei bisogni in conseguenza.
Personalmente, ho soppresso la frutta secca, poiché mangio una razione molto generosa di frutta, in una volta o in più volte.
Ma niente impedisce che si mangi frutta secca e secca insieme, soprattutto in inverno.

IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE

Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato.
È lo stesso per la vacca che non ha il presame.
L’adulto che beve latte, fosse accompagnato da frutti, o cagliato col limone, vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Gli adulti faranno meglio ad astenersene. La cagliatura del latte per mezzo degli acidi, come quelli della fruita o anche del limone, non ha nulla da vedere, con quello generato dai batteri del latte, o con il presame del vitello. Quest’ultimo si produce con la moltiplicazione dei batteri, ciò che non è il caso nell’altro.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.

I FRUTTI FRESCHI
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COMPATIBILI CON:                   I INCOMPATIBILI CON:

Gli altri frutti                                I Il melone e il cocomero
Le verdure                                     I I farinacei
Le crudezze                                   I (patate, ecc.
I frutti secchi                                 I Gli ortaggi cotti





CAPITOLO 17

LO YOGURT NATURALE



Abbiamo detto che il bambino e il neonato hanno nel loro stomaco l’enzima chiamato rennina, che aiuta a cagliare il latte. Questa ghiandola si atrofizza a 7/8 anni, poiché il bambino deve essere svezzato. La Natura ha stimato che egli non ha più bisogno del latte per il suo sviluppo, essendo stato compiuto il più importante.
Lo yogurt è così chiamato latte cagliato, kefir, ecc. secondo l’insemenzamento utilizzato. Usare del limone per cagliare il latte non è valido, poiché questa procedura, istantanea, non genera la moltiplicazione dei batteri, utili per la flora intestinale.
Lo yogurt è venduto nei negozi in diverse forme: zuccherato, naturale, aggiunto alla frutta, lo zucchero che si aggiunge, fosse anche rosso, è malsano, perché provoca la fermentazione. È meglio scegliere lo yogurt naturale, senza zucchero.
Ma è senza dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da se stessi. Si vendono degli apparecchi, yogurtiere, che sono molto pratici.
Si può farlo anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt maturo, prelevare un cucchino da caffè di yogurt e versarlo in fondo a un vaso, versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato, intiepidito, ma mai sterilizzato il quale d’altronde non caglierà.
Mettete il vostro vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena. Due giorni basteranno affinché il vostro latte cagli perfettamente.
Se precedentemente voi avevate preso la precauzione di mettere il latte crudo nel frigo, allora potete scremarlo prima di cagliarlo.
Lo yogurt che si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici, di sodio. Può conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé, si conserva solo alcuni giorni, nel frigo.
Il latte crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt precedente, altrimenti con del presame.
Come sorgente di calore, si può mettere il latte a cagliare in una scatola di cartone, chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica. È un’idea che mi è stata suggerita da un architetto, egiziano come me, in Egitto.
Una volta che il latte è cagliato, conservarlo in frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo.
Se lo si mangia troppo freddo, provoca la diarrea, per indigestione. La digestione si fa alla temperatura del corpo, non al di sotto.
Quando il latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà allora su un tessuto sospeso sul lavandino. È del formaggio bianco.
È preferibile scremare il latte prima di cagliarlo, poiché la cagliatura fa irrancidire la crema.
Questa crema può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
La crema che si forma al di sotto del latte cagliato può essere consumata all’inizio, prima che essa abbia il tempo di irrancidire. Se essa punge la lingua, bisogna gettarla.
Non coprire il latte che si vuole cagliare poiché l’ossigeno è indispensabile per la moltiplicazione dei batteri, necessaria per la cagliatura del latte.
Se si fosse presa la cattiva abitudine di mangiare lo yogurt zuccherato e non si arrivasse all’inizio a mangiarlo senza zucchero, allora si può rimpiazzarlo con l’uva secca o i fichi secchi inzuppati o lo zucchero d’acero venduto nei negozi di regime.
I prodotti chimici che sostituiscono lo zucchero, come il candarel (N.d.T.: Su internet candarel non c’è, canderel sì, ed è un dolcificante artificiale.), sono dei veri veleni.
Nell’ideale, non si ritiene che noi dobbiamo prendere il latte, cagliato o no, dopo lo svezzamento.
Lo yogurt è una concessione straordinaria che io lascerei passare, se non se ne abusa.
Secondo gli igienisti americani, T. C. Fry e G. Cursio la fermentazione del latte fa putrefare la caseina quasi totalmente, rendendo lo yogurt (latte cagliato) indigesto.
Lo yogurt è compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi, così come con le crudezze, ma non con i farinacei o i legumi cotti.

RICETTA

Ecco una ricetta succulenta per le 16:
in una grande insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori, carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di yogurt naturale.
Non usare aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata, formaggio fresco senza sale o semi – salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi ingredienti.
Per ciò che riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Ma per le spezie e gli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è un fattore di fermentazione, dunque da evitare. È una muffa, forse ricca di certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi, fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. È sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il prezzemolo, preso solo e in grande quantità, ha un sapore francamente sgradevole. È un diuretico, cioè il corpo lo elimina per mezzo di urine abbondanti, giustamente perché contiene un veleno. Si può comunque usarne moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto, fosse di sidro, è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol. Si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti? No, poiché gli ortaggi cotti contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico. Come abbiamo detto, gli acidi impediscono la secrezione della ptialina - necessaria alla digestione amidacea, la quale comincia nella bocca. Questa prima fase della digestione, una volta andata a monte si fa male o per niente.
Si può consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva secca e le banane secche o cotte? Sì, si può.

CON LO YOGURT

ALIMENTI COMPATIBILI:
ALIMENTI INCOMPATIBILI:
Verdure
Farinacei (patate, ecc.)
Crudità, pomodori
Ortaggi cotti
Frutta fresca

Frutta secca

Limone

L’avocado

La crema


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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
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Nelle scuole del Paradiso si insegnava ai bambini che poiché una bomba atomica aveva distrutto tutta l’umanità o quasi, la Terra fu spostata dal suo asse dal terribile shock e il suo percorso modificato intorno al sole. Il risultato fu che a poli Nord e Sud, non c’era più estate ma un inverno perpetuo. Il suolo era costantemente coperto di ghiaccio e di iceberg gigangeschi inabiltabili. L’agricoltura vi era impossibile e gli esquimesi, costretti a nutrirsi di pesce, non vivevano in media che 27 anni. Gli orti e i frutteti, in altri tempi fiorenti, erano stati trasformati in deserto glaciale.
Non si erano infatti scoperti dei mammut sepolti nel ghiaccio e che non avevano avuto il tempo di digerire il loro pasto, trovato intatto nel loro stomaco? Il cataclisma li aveva sorpresi di un solo colpo.
Non si era a anche scoperto al polo Nord, del carbone sotto terra che provava che esisteva in altri tempi una vegetazione fiorente?
Era l’inferno alla rovescia, col ghiaccio e il freddo, mentre in Paradiso il Polo Nord e il Polo Sud sono dei luoghi meravigliosi in cui la primavera è permanente e i frutteti fiorenti, che danno tutti i frutti succulenti su una terra fertile e accogliente. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.




LE VERDURE E LE CRUDEZZE


La diagnosi medica è un truffa ingegnosa per prendere all’amo i vegetariani recalcitranti. Essa consiste, in primo luogo, nel solleticare la curiosità naturale del paziente, in seguito a ucciderlo con la paura, e infine a sottometterlo ai medicinali.

Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime esclusivamente frugivoro. Ho citato parecchie testimonianze nel mio libro, L’ANTIMÉDECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento realizzato allo zoo di San Diego, su dei gorilla.
Tuttavia, mi è stato riferito che un zoologo giapponese ha notato che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno vivono in un clima rigido, nella neve e si accontentano, in questa stagione, di verdure e crudezze, trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Vediamo così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le verdure con le crudezze in inverno.
Noto anche che nella Bibbia, quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Giardino dell’Eden e decaduti dal loro paradiso, Dio ordinò loro di vivere di verdure e di ortaggi. Il paradiso è la salute radiosa, mentre la malattia è il purgatorio.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi, piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
È probabile che si possa vivere unicamente di frutta, come fanno tanti adepti. Ma si può agevolmente abusare di frutta, senza attendere la fame che dovrebbe mettere un freno.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte
un’insonnia parziale, in piena notte
delle carie dentarie
degli ascessi dentari
del nervosismo
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
                                                                          
CONDIMENTI
PROIBITI:
PERMESSI
Aceto
Limone
Mostarda
Yogurt non zuccherato
Spezie
Olive nere
Aromi dolci
Prezzemolo
Sale
Maionese
Cipolla fresca
Formaggio bianco appena salato
Aglio fresco
Groviera grattugiata
Formaggi fermentati
Cipolle spezzettate l’antivigilia

Formaggio poco salato, bianco, sbriciolato

Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale, senza aceto e senza mostarda, piò condirle, utilizzando al posto di queste sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.

L’INSALATIERA DI CRUDEZZE

Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le crudezze seguenti:
lattuga o scarola
cetriolo
sedano coste o rapa
pomodoro
peperone rosso
indivia

Condire con:
limone
olive nere tagliate
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo piccante)
olio di oliva o di noce
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.

Si può aggiungere facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi
datteri senza il nocciolo
succo di fichi ammollati la vigilia
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in frigo.

LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
Bisogna poter disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse siano un festino per gli occhi, questione di tentare il consumatore, di solito meno portato verso di esse che verso i frutti e i pasti cotti.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi, semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione e possono mettere tutto il loro talento nella preparazione di questi pasti crudi. Ciò insegnerà loro a imparare, dalla loro giovane età, a mangiare sanamente.
Io conosco tanti igiefili che non riescono a insegnare ai loro figli il regime igienista. Ecco un modo per insegnarlo loro e ad allontanarli dagli esempi nefasti dei loro piccoli compagni che mangiano sandwich.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi mangiare delle crudezze a volontà. il liquido anzitutto, cioè il latte. Il latte è compatibile con le crudezze.
Infine, è probabile che le crudezze siano compatibili con il melone e il cocomero. L’esperimento resta da fare e io non conosco nessuno che l’abbia tentato. Cominciare evidentemente con l’alimento più liquido, cioè il melone e il cocomero. Io non penso che ciò presenterebbe delle difficoltà digestive. Lo zucchero di questi due frutti è più facile da digerire di quello degli altri frutti. Ora mi succede frequentemente di terminare i frutti con delle crudezze senza problemi. Dunque, una ragione di più per il melone e il cocomero, soprattutto se si lascia un piccolo intervallo tra le due specie di alimenti.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le lattughe, ecc.
All’inizio, non si gradirà mangiare molti alimenti crudi, per mancanza di abitudine, ma perseverando, si finirà con il gradirli e col non poterne fare a meno.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale. I condimenti permessi aiuteranno, non ne dubito, a mangiare tutte le crudezze e a gradirle. Io mangio con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi tenere, con i loro baccelli, che io preferisco maggiormente.
Tuttavia, per cambiare, io ho sempre, nel frigo un’insalatiera di crudezze tagliate e condite, in caso- di bisogno, tra i pasti o prima di dormire. Il condimento utilizzato è quello che è permesso, secondo la lista riportata più sopra.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini, mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo di ciò che essa apporta.
Detto questo, non è proibito di quando in quando, di bere il succo delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di carote e di sedano coste – succo di finocchio e di carote.
Quando io faccio del succo di carote, io riaggiungo sempre la polpa al succo, in seguito. È delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno strato di crema con delle uve secche sopra.

LE CRUDEZZE

COMPATIBILI CON:
INCOMPATIBILI CON:
I farinacei (patate, topinambur, ecc.)
Non prendere un poco
Gli ortaggi cotti
di frutta e un poco di
Il latte
crudezze a più
Lo yogurt
riprese, passando
La crema
dall’uno all’altro spesso,
L’avocado
ma finire totalmente
Il melone e il cocomero
con i frutti, prima di
La frutta fresca
passare alle crudezze,
La frutta secca
o viceversa


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