Questi sono i primi diciotto capitoli del libro LA SANTÉ PAR LES ALIMENTS COMPATIBLES riportati su questo blog in attesa della loro traduzione completa. Essi mostrano le contraddizioni della medicina ufficiale e la sua rabbia perché teme che la gente si ammali di meno e cessi in tal modo la possibilità di fare quattrini approfittando delle malattie altrui.
PREFAZIONE
CAPITOLO 1
ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
EVITARE LA STIMOLAZIONE
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
COME FARE PER AVER FAME?
UN CASO INTERESSANTE
CONCLUDENDO
CAPITOLO 2
SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
CIO' CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 3
COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L'OPOSSUM
IL SERPENTE
IL PICCIONE
L'UOMO DI ALTRI TEMPI
IL MENU' EQUILIBRATO : UN MITO
UN SOLO ALIMENTO A PASTO ?
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 4
LA DIGESTIONE
NELLA BOCCA
NELLO STOMACO
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
LE FRITTURE
NEL DUODENO
NEL DIGIUNO
UNA CATENA PROGRESSIVA
PROCESSI INVOLONTARI
CAPITOLO 5
ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO È INDIGESTO?
LE TESTIMONIANZE
I DIGESTIVI
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 6
GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
A QUELLI CHE SI VOGLIONO DEFILARSI
I PRETESTI FUTILI
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
ALTRE OBIEZIONI.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITÀ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 7
FECI INODORI
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
DIARREA O VOMITO? È SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
LE MESCOLANZE
E I FISIOLOGI?
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 8
ESPERIMENTI SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
CAPITOLO 9
LE COMBINAZIONI NATURALI
LA SPECIFICITÀ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITÀ
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
CAPITOLO 10
ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
PRIMO ESPERIMENTO
SECONDO ESPERIMENTO
TERZO ESPERIMENTO
QUARTO ESPERIMENTO
LA MASTICAZIONE
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 11
IL VINO E L'ACETO
L'ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT'ACETO
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
L'ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 12
IL CAFFÈ, IL TÈ E IL SALE
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 13
LA CIPOLLA, L'AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
CAPITOLO 14
I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
UN'ESPERIENZA PERSONALE
CAPITOLO 15
I FARINACEI
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
I FARINACEI MEDI
I PICCOLI FARINACEI
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 16
LA FRUTTA FRESCA
LA MONOTONIA NELLA NATURA
I SUCCHI
LE BANANE
LA FRUTTA ACIDA
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA ?
LE COMPOSTE
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L'INDIGESTIONE PARZIALE
LE TARTINE ALLA FRUTTA
LA FRUTTA CON LO YOGURT
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: . . . . . . . . . . INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 17
LO YOGURT NATURALE
RICETTA
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI:. . . . . . . . . . . ALIMENTI INCOMPATIBILI:
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
CAPITOLO 18
LA VERDURA E LE CRUDEZZE
CONDIMENTI
PROIBITI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . PERMESSI
L'INSALATIERA DI CRUDEZZE
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON: . . . . . . . . . . . INCOMPATIBILI CON:
PREFAZIONE
-------------------------------
Dopo
riflessione, molti di voi si ritroveranno nel mio attuale approccio.
Gli
igienisti con esperienza, che ne sentono ogni giorno della loro vita gli
effetti benefici, avranno il piacere di misurare la strada percorsa. Quelli che
scoprono l’esistenza dell’igienismo con questo libro scopriranno che è
possibile e piacevole cambiare, anche dopo lunghi anni di abitudini nefaste,
che si credevano anodine.
Quelli
troveranno un benessere senza dubbio mai conosciuto, o da molto tempo
dimenticato.
Io sono il
solo medico della famiglia. Per quanto io possa risalire indietro nel tempo, e
così lontano che io possa conoscere i miei collaterali, non ce ne sono altri.
Pertanto,
quantunque tutti di costituzione robusta, ci si preoccupava della salute, nella
nostra famiglia. Dall’infanzia, io ho sentito parlare, in modo un poco
sconclusionato, di igiene di vita, di yoga, di relax… Mia madre ci ha allattato
lungamente. Lei ci curava con la dieta, il riposo, e l’omeopatia, cercando nei
suoi libri il rimedio più adatto. Lei ci evitava le vaccinazioni…
Ci si poneva in casa ogni tanto delle
domande del genere:
Bisogna fare colazione la mattina?
A che ora bisogna mangiare?
Bisogna bere mangiando?
Si possano mangiare patate e pane nello
stesso pasto?
È meglio mangiare il burro o la margarina?
Bisogna sbucciare la frutta?
Le uova o il latte sono nocivi?
Bisogna alzarsi dalla tavola con un poco di
appetito?
Tutte domande alle quali troverete delle
risposte in questo libro.
Quando venivo a sapere che qualcuno dei miei compagni di gioco era
stato operato di appendicite o di tonsille, io lo percepivo come qualcosa di
anormale.
Per la mia mente di bambina, era scandaloso,
inaccettabile che si fosse obbligati a togliere dei pezzi del corpo per guarire
e stare in buona salute. Non era questione che ciò mi succedesse. C’era
certamente qualcosa da fare per non arrivarci.
I miei genitori avevano una serie di libri
che si intitolavano: “i mezzi per guarire proibiti ai medici”, che mi
appassionava.
Poi ho sentito parlare de “La Vie Claire” e
ho letto i libri di Geoffroy, così bene che il mio ideale adolescenziale era di
essere vegetariana. Mi sono messa a consumare molti cereali e prodotti della
“Vie Claire”.
Mi sono soffermata, senza tuttavia mai
trovarci il benessere che mi aspettavo.
Delusa, mi sono stancata.
Con l'aiuto degli studi, della vita di
famiglia e della vita professionale, ho ceduto alla facilità. Mi sono
alimentata "come tutti" senza pormi delle domande. Confesso così di
essermi abbuffata spesso di dolciumi, biscotti, torte, paste, sandwich, carne,
formaggi, latticini, coca, cioccolato…
E poi dopo tutto non ero in buona salute?
Poi gli anni passano e compare tutto un
corteo di disturbi che si attribuiscono con compiacenza all’età, all’eredità,
al terreno, o alla fatalità. Pinguedine, cellulite, costipazione, eczema,
varici, congiuntivite, freddolosità, stanchezza, nel mio caso.
Le mie conoscenze mediche, e la consultazione
di parecchi confratelli stimati, non mi hanno mai aiutato a risolvere i miei
problemi.
Eccomi dunque tornata alla mia idea
primaria: c’è certamente qualcosa d’altro da fare. Io ero in buon salute, debbo
restarlo.
Ho
trovato lì come la maglia di una catena, come il pezzo di un puzzle che
permette la sistemazione di tutto il resto.
Le due
nozioni fondamentali, che gli altri autori ignorano, e che voi troverete
nell’opera di Albert Mosséri sono la compatibilità degli alimenti con la specie
umana e la compatibilità degli alimenti tra loro nel medesimo pasto.
Dopo aver
appreso nella scuola primaria che l’uomo è onnivoro, dopo aver voluto essere
vegetariana, è dopo l’arrivo della quarantina che io imparo che l’uomo deve
semplicemente nutrirsi di frutta e di ortaggi correttamente combinati e
preferibilmente crudi.
È ciò che
io faccio da un anno circa, con mio grande bene, malgrado ancora alcuni errori
legati a vecchie cattive abitudini tenaci.
Vi dò
appuntamento alla postfazione di questo libro, sperando di trovarvi
sufficientemente traballanti,
(come lo sono stata io) nelle vostre vecchie convinzioni e pronti (come ho
fatto io) a riesaminare tutto per ripartire su queste nuove basi.
1
ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
La
citazione in epigrafe può essere trasposta felicemente, se si sostituisce il
termine “sete” con il termine “fame”.
Così
si leggerà : a che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è
saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere.
Il
termine “fame” è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di
povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a
diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna
l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno
di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una
vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di
fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente. E’
propriamente la sola guida che ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave
senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti.
Perché? Perché noi diamo al corpo degli alimenti
nel momento in cui non ne ha bisogno. Egli non ne beneficerà pienamente, ed
essi finiranno per opprimerlo. Pensate alla pianta che è annaffiata nel momento
in cui non ne ha bisogno: essa finirà per soffrirne e anche morirne. Le
automobili, anche, hanno diverse spie luminose, per avvertire il conduttore di
tante cose. Le lancette, i quadranti e i lampeggiatori avvertono quando il
motore si riscalda troppo, quando manca di acqua, di benzina, d’olio, ecc.
Senza guida la vettura andrà alla deriva. Se si dovesse ignorarli e continuare
la propria strada, si andrebbe incontro ad incidenti certi. Nessun capitano
accetterebbe di navigare senza bussola, perché questa è la sua sola garanzia.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per
fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una
guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i
suoi ordini. Ne saremo ricompensati.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a
interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché sono delle guide
normali nella vita, nella misura in cui esse sono ancora affidabili, e non
pervertite, né depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente
il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto
dell’olfatto.
Un altro esempio, più interessante, questo:
quelli che hanno lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie
forti, dal caffè, dal vino, immaginano di avere fame, quando questa irritazione
non è che una falsa fame, e può, con un po’ di discernimento, essere distinta
dalla vera fame.
Così, se noi ignoriamo i lampeggianti dei nostri
istinti, o non li comprendiamo, noi rischiamo di alterare la nostra salute.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame
dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Quando noi mangiamo un alimento amaro o
piccante, acre o ripugnante, è il segno del nostro istinto che ci avverte di
non mangiarne.
Se noi siamo stanchi, le nostre sensazioni
fisiche ci portano a riposarci, ci dicono di fermarci un momento, e non di
stimolarci prendendo del caffè o un “tonico”. Facendo il contrario, per
proseguire il lavoro, per esempio, noi attingiamo alle riserve del nostro
organismo, allo stesso tempo in cui lo avveleniamo. Il caffè contiene più di 15
veleni!
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio
delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o
il tedesco.
EVITARE LA STIMOLAZIONE
Bisogna evitare di ingannare se stessi, come
abbiamo appena detto, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera,
un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci
s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame,
quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con
secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli
intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce
maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE (non confondere con stimolazione)
Non cercate di simulare le funzioni naturali,
quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi, in
definitiva.
Non cercate di stimolare, né di simulare, la
fame, provocando una falsa fame, con l’aiuto di condimenti.
La falsa fame è una contraffazione,
un'imitazione senza interesse.
Impariamo ad ascoltare le nostre sensazioni:
sono le nostre migliori guide di vita. Rispettiamole,
invece di ingannarle, di tradirle e di travestirle, con delle simulazioni
grottesche, che non hanno niente a che vedere con le funzioni autentiche.
In effetti, la diarrea provocata dai lassativi
non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che dà delle feci
normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, procedute da
gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato
dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore, - la
stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale
che deriva da un’energia abbondante, - e infine la falsa fame non ha niente a
che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo
per del nutrimento.
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
Certuni avvertono delle contrazioni dello
stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
“l’idea che la sensazione della fame sarebbe
dovuta a delle contrazioni, afferma Shelton, dovrebbe essere abbandonata per
sempre.
“In effetti, è stato osservato che gli individui
che avevano subito l’ablazione dello stomaco, provavano sempre fame. E’ stato
eliminato lo stomaco di diversi roditori, e si è osservato che questi provavano
sempre fame, che ricercavano il cibo e che essi mangiavano. Questo conferma che
le contrazioni dello stomaco non sono le cause della fame, e che questa idea
avrebbe dovuto essere abbandonata da molto tempo, rigettata e dimenticata.”
Due fisiologi americani, Cannon e Carlson,
fecero una serie di esperimenti e di ricerche sulla fame. Essi introdussero un
palloncino di caucciù nello stomaco. Questo palloncino era collegato a un tubo
che serviva a gonfiarlo dall’esterno, dal momento in cui aveva raggiunto lo
stomaco. E’ così che essi poterono osservare la forza delle contrazioni dello
stomaco. Essi notarono che esse sono più intense nel momento dei pasti, ma essi
conclusero, piuttosto frettolosamente, che esse provocavano la fame.
Tuttavia, essi dissero anche di avere osservato
che la fame poteva essere presente senza queste contrazioni, e viceversa. Ora
quest’ultima osservazione avrebbe dovuto evitare loro ogni conclusione
frettolosa: questo fu il loro errore!
“In quanto fisiologo noto, fa notare giustamente
Shelton, il celebre professore avrebbe dovuto sospettare che lo stomaco,
sentendo la presenza di un corpo estraneo (il palloncino) cercherebbe di
rigettarlo, soprattutto quando il palloncino è gonfiato, gli sforzi impiegati
dallo stomaco diventerebbero frenetici.
Non potendo rigettare il palloncino fin dai
primi sforzi, lo stomaco si riposerebbe, per ricominciare più tardi, gli stessi
tentativi rinnovati per espellere questo corpo
estraneo, con un aumento delle contrazioni. E
se tali contrazioni si riveleranno dolorose, a causa della loro intensità, per espellere l’intruso, esse non avranno alcun rapporto
con le contrazioni normali dello stomaco, visto che queste sopraggiungono in modo
ritmico, in rapporto ai periodi di fame.“
“Il luogo giusto per studiare la fame non è il
laboratorio, dove le anomalie sperimentali sono deliberatamente prodotte, ma in
mezzo alle persone sane che hanno fame.
Per questo, quelli che hanno seguito numerosi
digiunatori e che hanno avuto varie occasioni di osservare le manifestazioni
della fame, si trovano in una posizione migliore per descriverla, dei fisiologi
del laboratorio. Il professor Carlson ha
certamente riconosciuto questo fatto. Egli stesso ha eseguito un digiuno breve
per studiare la fame. Ma il suo digiuno è stato troppo breve per eliminare i
sintomi anormali che erano stati scambiati per fame.”
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
Noi abbiamo seguito circa tremila digiunatori.
Quando l’eliminazione diminuisce sensibilmente, per esaurimento delle riserve
vitali, il peso si stabilizza. Allora l’alito è meno fetido, le urine chiare
non fanno più cattivo odore, la mente diviene lucida, le idee chiare. Si
diventa ottimisti ed euforici.
Talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo
stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si
riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che escono
dai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di
testa, né niente di penoso. E’piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Le sensazioni spiacevoli o dolorose dello
stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco,
i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei
segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e
congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe,
sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
Una persona in buona salute non sentirà il suo
fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal
momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è
una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia,
eliminazione.
La congestione fa parte degli sforzi
dell’organismo per eliminare, con l’aiuto del sangue, richiamato nel luogo
infiammato.
Tutto questo non ha niente a che vedere con la
fame, per la quale le sensazioni dovrebbero essere deliziose, non dolorose.
Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, aveva
sottolineato in Lectures on the Science
of Human Life,(Conferenze sulla Scienza della Vita Umana), il principio
seguente:
“Quando siamo coscienti di avere
uno stomaco, un fegato o qualsiasi altro organo, qualunque sensazione in questi
organi, possiamo esser certi che qualcosa non va.
In effetti, come abbiamo spesso
ripetuto, quando si è in buona salute, non si è coscienti dell’esistenza di
ciascuno degli organi che si possiede non più che nell’ambito organico della
vita in generale, salvo per ciò che concerne i bisogni generali dell’economia
vitale, che reclamano l’intervento di forze volontarie per fornire gli
alimenti, l’acqua, l’aria, allo stesso modo che per l’evacuazione volontaria
del corpo.”
Di conseguenza, noi non dovremmo mai essere
coscienti di uno stomaco sano, di un fegato sano, di reni sani. Al contrario,
uno stomaco malato, un fegato malato, dei reni malati, si faranno sempre
sentire. Il dolore o qualunque altra sensazione sgradevole nello stomaco, sono
dei sintomi morbosi di malattia e sparirebbero astenendosi dal mangiare per
qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più.
Abbiamo avuto un paziente che aveva sofferto per
sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago. Si
astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette
giorni. Non bisogna cedere alla tentazione di mangiare in queste condizioni per
trarre sollievo perché la palliazione non significa il ristabilimento.
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
“La digestione, scrive Shelton, è una delle
principali attività della vita, da ciò deriva che dobbiamo scegliere il momento
migliore per mangiare, allo stesso modo che le migliori condizioni e il miglior
modo di nutrirsi, in modo che il processo digestivo avvenga col minimo di
ostacoli.
Colui che mangia senza avere fame, non avrà
una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia
sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto. Questo sandwich passerà in gran
parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
“La vita non è un festino continuo, perché
dopo aver ingerito i miglior alimenti del mondo, se non li avete mangiati in un
ambiente favorevole alla loro digestione, non riceverete l’intero valore del
costo di questo pasto. Se inghiottite i vostri alimenti al posto di masticarli,
se mangiate in collera o con la paura, se siete preoccupati o ansiosi, se non
siete sereni o rilassati a tavola, se vi trovate in un’atmosfera agitata, di
disputa e di discussioni, se siete affaticati, febbricitanti o sofferenti
allora gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
“E’ evidente che in queste condizioni la
fame non esisterà. In effetti, la fatica inibisce la fame; le preoccupazioni,
le dispute, la paura, la febbre, e il dolore pure. Si dice comunemente che le
emozioni forti tolgano la fame, come d’altra parte la paura, la tensione, e il
malumore.
“Quando si gustano gli alimenti, questo
favorisce la loro digestione. È essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere.
In effetti se noi calcolassimo il totale dei momenti di piacere che il cibo ci
procura nel corso di una vita, ci si renderebbe conto che traiamo più piacere
dal cibo che da qualsiasi altra cosa.”
“Contrariamente alle altre soddisfazioni, né
la gioventù, né la vecchiaia, né il fallimento, né la solitudine, vi impedisce
di godere di questo piacere squisito. Bisogna trarre il massimo di
soddisfazione da quello che si mangia.
“Ogni minuto a tavola è un minuto d’oro,
ogni boccone delicato dovrebbe riempirci di piacere, ogni gusto succulento
degli alimenti naturali che sono il prodotto della creazione dovrebbe
soddisfarci.”
Si comprende facilmente dappertutto, che
l’ambiente distensivo favorisce al massimo il piacere che si può trarre da un
pasto, come da un festino. Non si può immaginare un festino che si svolge in un
clima di tensione, di collera e di discussione violenta!
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la
fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non
bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano
molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi
gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole. Bisogna
cercare di approfittarne al massimo senza pertanto pagare un prezzo troppo alto
ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
D’altra parte, è certo che la fame è la
condizione essenziale per gioire di ciò che si mangia benché sia piacevole
mangiare in compagnia di coloro che si amano e che ci sono cari a causa della
distensione e del rilassamento che ci procurano.
Infine parlare mangiando impedisce la buona
masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire. Scambiare qualche
frase piacevole d’accordo, ma parlare lungamente no.
COME FARE
PER AVER FAME?
“Quando non possiamo trovare la più alta
soddisfazione da ciò che mangiamo, questo costituisce un ordine, un
comandamento per digiunare! E questo, fino a quando saremo capaci di trovare
questa soddisfazione.
“Non bisogna aver paura di digiunare, perché
prima di farci del male, noi avremo talmente fame che non potremo resistere a
mangiare.” Si arriva a dire che si tratta di mangiare degli alimenti come la
Natura ce li offre, senza preparazione, senza condimenti, senza additivi.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite
pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può
riconoscere.
Il ritorno della fame, dopo la disintossicazione
prodotta durante il digiuno, è un processo che dovrebbe essere automatico, un
istinto senza errori nelle persone sane.
Sfortunatamente, questo istinto è depravato,
pervertito, il suo meccanismo è rovinato nelle persone malate. È per questo che
si è ricorsi ad altri segnali per terminare il digiuno: si tratta della
stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Ma quando si fa seguire
un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare
come una rosa tardiva.
UN CASO INTERESSANTE
Una signora di 51 anni digiunava sotto la mia
sorveglianza da 33 giorni, senza problemi, né crisi, salvo una diarrea che
durava da diversi giorni.
La sera del 33° giorno, verso le 21,00, cominciò
ad avvertire la vera fame. Alle 22,00 mi chiamò:
- Che cosa sente?
- La vera fame, mi disse. Ma non ero soddisfatto
della sua risposta perché volevo delle precisazioni.
- Che cosa sente esattamente!
- Questa aspirazione dal fondo delle mie
viscere, verso il mio stomaco, il mio esofago, verso la mia bocca.
È stata
perfetta. Era la vera fame. Il digiuno fu terminato con una piccola mela sei
volte al giorno.
Io diffido sempre quando un digiunatore ha
l’acquolina in bocca, perché sospetto quando mi ripete i sintomi descritti nei
libri, avendoli letti. Ma questa signora aveva una bocca cattiva durante tutto
il suo digiuno un gusto salato e orrendo, che sarebbe sparito verso la fine.
Attualmente non porto più il digiuno a questi
limiti, ma lo faccio seguire da un semi-digiuno, un regime di eliminazione, da
quando il peso si stabilizza per tre giorni due volte di seguito.
CONCLUDENDO
Secondo Shelton, “ la nostra prima regola è
semplice: mangiate solamente quando avete fame.”
Io direi piuttosto, secondo la mia ottica
positiva: aspettate la fame prima di mangiare.
Questa ritorna ugualmente senza dubbio ma trovo
che l’attesa come la speranza, siano più positive dell’astensione nella nostra
mente.
2
SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo
che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle
combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito
fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza
delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli
studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti
gli altri, uno per uno.
Così, per esempio, egli cominciò dalle mele e
cercò di sapere se esse fossero compatibili dal punto di vista digestivo, con
le pere, le arance, le patate, il pane, la carne, le uova, e così di seguito
con tutti gli alimenti, uno per uno.
Il compito era considerevole, visto il numero
degli alimenti.
Egli arrivò infine, alla conclusione che
bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai
farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero
fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare
il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio
raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i
semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato
………….. ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore.
In effetti, le mele e le pere erano così
classificate come frutti semi-acidi, ma la loro digestione presenta alcune
differenze che potrebbero distinguerle nella loro combinazione con gli altri
alimenti. D’altra parte, ci sono delle mele acide, delle pere acide, e certe
specie di questi frutti molto meno acide.
Shelton aveva dunque fatto uno sforzo
considerevole per mettere a punto delle regole fondamentali sulle combinazioni,
basandosi per quanto possibile, sulla fisiologia della digestione ma siccome
questa variava secondo i fisiologi per il fatto che non sono tutti d’accordo
fra loro con tutti i meccanismi della digestione, e le loro opinioni variavano,
alcune regole stabilite da Shelton potevano essere contestate, come noi facemmo
d’altra parte più tardi.
Da parte nostra, abbiamo tenuto a semplificare
ancora di più questo studio, limitandolo ai soli alimenti specifici alla nostra
specie. Abbiamo cercato di definire delle regole semplici, poco numerose, alla
portata di tutti.
L’opera di Shelton sulle COMBINAZIONI ALIMENTARI
ci sembrava troppo complicata per il principiante e lasciava incombere dei dubbi pericolosi come si vedrà. Egli è
stato plagiato da altri autori che l’hanno deformato, vista l’ambiguità delle
sue posizioni, per servire delle idee contrarie all’Igienismo.
Shelton non aveva mai servito, nella sua casa di
cura, né carne, né pane, né cereali. Tuttavia, egli li ha menzionati nel suo
studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi
lettori.
Coloro che l’hanno plagiato si sono serviti del
suo lavoro per preconizzare un regime dissociato, a base di carne, con
l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton. Un cantante molto noto,
Demis Roussos, ha scritto lui stesso un libro per descrivere come era riuscito
con questo metodo a perdere 30/50 chili. Egli mangiava un pollo intero.
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
Prima di trattare la questione sulle
compatibilità alimentari semplificate, abbiamo ritenuto indispensabile definire
quali sono gli alimenti che bisogna mangiare, e quelli che non bisogna
mangiare. È fondamentale, prima di tutte le altre considerazioni e infine si
potrà studiare l’argomento delle mescolanze alimentari.
In effetti, a che servirebbe questo studio se si
guardasse ancora alla carne, al pane, anche integrale, ai cereali, fossero essi
integrali, ai condimenti, alla cottura al burro, alle fritture, ai formaggi
fermentati, allo zucchero, fosse grezzo, al sale, fosse anche marino, all’olio
raffinato, al miele, ai latticini zuccherati.
La seconda causa di malattia è l’alimentazione
non specifica alla razza umana (la prima sono i veleni diversi, le medicine, i
vaccini.)
Ma quando ci si nutre di alimenti specifici,
destinati all’uomo, come la natura ci presenta, allo stato crudo o quasi, non
si dovrebbe
saurait commettere gravi errori,
salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno
di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
Con un’alimentazione specifica, una causa
importante di malattia è evitata.
Gli alimenti non specifici (pane, carne) sono
cotti per renderli accettabili al gusto, conditi, salati. Tali e quali non sono
mangiabili. Del resto se ne abusa facilmente, visto che sono tutti concentrati,
necessitano poca masticazione, sono salati e pepati.
Nello studio delle combinazioni, noi ci
limiteremo dunque ai soli alimenti specifici, ciò che facilita la questione e
semplifica tutto.
Essendo contrari alla carne, al pesce, ai
volatili, ai frutti di mare, le loro compatibilità alimentari non ci
interessano. Essendo contrari al pane e a tutti i cereali, fossero anche
integrali, le compatibilità alimentari di questi alimenti non saranno trattate,
altrimenti indurremmo in errore i lettori, lasciandoli pensare che tolleriamo
questi alimenti.
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
Noi non tolleriamo il
consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come
eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere
come combinarla diremo: “nessuna importanza!”
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare
di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si
mangerebbe maggiormente del frutto “proibito”.
Ho sempre consigliato a coloro che volevano
prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener
conto degli ingredienti.
Ma se si è esigenti
sulla qualità degli alimenti che compongono il gelato, se si cerca di produrlo da soli, con della farina integrale, dello
zucchero grezzo, senza coloranti, senza prodotti chimici, si avrebbe la
tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti,
e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
No! Il consumo di un gelato acquistato non
importa dove, ci porterà con il tempo quando le nostre idee saranno superate, a
eliminarlo totalmente, mentre il gelato fatto in casa ci porterà a scivolare a
poco a poco verso i compromessi mortali, e il nostro regime non avrà più alcun
valore in futuro, talmente sarà stato edulcorato.
Ecco perché rifiutiamo di trattare le
combinazioni alimentari malsane. Facendolo per la carne, per il pane, per il
riso, Shelton ha indotto i lettori in errore e tuttavia nel suo istituto che ha
funzionato per più di sessant’anni egli non aveva mai servito né pane, né
carne, né riso.
D’altra parte facciamo notare che per circa la
metà delle regole stabilite da Shelton nessuna ragione è stata avanzata per
giustificare la loro combinazione. Sono
sicuramente l’esperienza e l’osservazione che l’avevano condotto a stabilire
diverse regole. Però un altro osservatore può fare delle constatazioni
divergenti.
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton
nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo
delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla,
nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che
tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è
molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde,
abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Come volete, in
tali condizioni, giudicare le compatibilità alimentari! Esse sono tutte
sbagliate quando si mangiano questi alimenti.
Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle
cattive combinazioni sbagliate delle noci, noi le imputiamo alle noci, non a quelle combinazioni.
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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
Se non vorrete drogarvi, starete meglio.
NAPOLEONE.
Imparate che non c’è nessun basilico (rimedio)
nella natura, che si sta sempre bene con un poco di esercizio e di sobrietà. -
VOLTAIRE.
I medicinali e gli eccessi a tavola causano la
febbre e il delirio. – la pratica medica costruisce la malattia. – DR. J. H.
TILDEN.
Il parto non dovrebbe causare più dolore della
deglutizione o della defecazione. È sufficiente conformarsi alle regole
dell’igienismo. – DR. H. M. SHELTON.
Dio aveva cacciato Adamo ed Eva dal Paradiso,
poiché essi si erano comportati male a suo riguardo, cercando di violare le
leggi della Natura. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
3
COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
Si tratta di un genere di mammifero
dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa
miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti
non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono,
strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli,
precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono
specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla
carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum, che si nutre di alimenti carnei, ma
che ama molto il frutto del cachi, non mescola questi alimenti. Se mangia un
pasto di carne, si limita ad esso e se mangia un frutto di cachi non prende
nient’altro.
IL SERPENTE
“… Io ho potuto recuperare 13 uova dal tubo
digerente di un solo serpente e non ho mai trovato un serpente nel quale le
uova fossero mescolate ad altri alimenti. Non c’era alternanza di uova, di
topi, di scoiattoli, e di giovani uccelli.
Nel caso in cui da un serpente ho recuperato
quelle 13 uova, esse erano tutte di piccione. Ora, per procurarsi questo numero
di uova di piccione, il serpente ha dovuto fare molta devastazione e cercare
molto intorno a sé. Ha dovuto passare molto tempo in questa ricerca.
Infatti, ne è la prova che il calcio dei gusci
delle prime due uova inghiottite era totalmente estratto, mentre le uova
inghiottite in seguito non rivelavano che delle chiazze di calcio mancante, e
infine quasi niente calcio era estratto dai gusci delle ultime uova consumate.
Durante tutto il tempo che esso aveva impiegato
a cercare quelle 13 uova di piccione, il serpente non aveva preso nessun altro alimento
tra quelle uova. Cionondimeno, esso ha dovuto avere molte occasioni di
acchiappare e inghiottire dei topi, degli uccellini o altri piccoli animali.
Io mi sono domandato perché esso non aveva
invaso i nidi degli altri uccelli e aveva inghiottito soltanto le uova dei
piccioni.
Le altre uova avrebbero avuto delle grandezze
differenti, dei colori differenti, delle macchie, ecc. ma queste differenze non
sembravano una ragione sufficiente per non prenderne.”
IL PICCIONE
Quando ero all’Università mi sono interessato a
una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici
del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi.
Condannavano quelli che li uccidevano.
Essi sembravano sapere quello di cui parlavano e
cionondimeno io non avevo mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo,
pieno di semi, e niente che questi.
Io non avevo mai trovato insetti, mescolati ai
semi. Mi sembra che essi consumino i loro pasti di semi, soli, e che non li
mescolino ad altri alimenti.
Ho pensato di aver acchiappato i piccioni nel
momento cattivo della giornata, ma in un altro periodo essi mangiavano degli
insetti.
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque
essi provengano.
Egli combinerà in un medesimo pasto: il regime
carnivoro della tigre, con quello del maiale onnivoro, con quello del montone
erbivoro, con quello dell’uccello granivoro, con quello dei primati frugivori.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio
di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco,
quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Quali che siano le capacità di adattamento e di
aggiustamento delle vie digestive umane normali, esse non sono capaci di
aggiustare le loro secrezioni digestive a tanti differenti generi di regimi,
tutti contemporaneamente e nel medesimo tempo.
Perché
dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di
elaborare simili miscugli.
Si è affermato che le vie digestive umane
normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, “senza un sospiro”. Ma
una tale dichiarazione è basata non su un fatto ma sull’ignoranza della storia
delle pratiche nutritive dell’umanità, come pure della realtà della sofferenza
umana contemporanea.
Le
abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I
pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano
molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi
agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri
giorni.
Qualunque studente delle pratiche alimentari
dell’umanità sa che quelle degli Americani, attualmente, sono molto moderne, e
che i miscugli, senza discriminazione di qualsiasi genere di alimenti nello
stomaco, quali si vedono oggi, non erano praticati in passato.
Più si va lontano, nello studio delle pratiche
alimentari dei nostri antenati, più le si trova semplici.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i
giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Dire che le vie digestive fronteggiano tali
miscugli “senza un sospiro” non è semplicemente vero. È evidente che questo
“sospiro” prende la proporzione di un lamento elevato a scala nazionale. Il bicarbonato di sodio o un altro
equivalente sono il nostro dessert favorito. Noi spendiamo ogni anno milioni
per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Quando noi osserviamo le pratiche alimentari
degli animali inferiori, vediamo la più grande semplicità.
Ciascun animale si limita a un solo genere:
l’erba è l’alimento di tale specie, il pesce di un’altra, la carne animale di
una terza, scriveva un antico igienista. Accontentatevi di un solo piatto per
pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.
IL MENU’ EQUILIBRATO : UN MITO
Si vede che questa concezione medica del menù
equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra
un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla
non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
E gli adepti dell’istintoterapia hanno commesso
il medesimo errore medico. Essi mangiano alimenti incompatibili, se il loro
odorato pervertito ve li spinge.
Come l’ho segnalato all’inizio di questo
capitolo, gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti
dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti
hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento. Sarebbe senza dubbio
difficile portare una scimmia a fare un pasto di sette varietà, come l’uomo fa
comunemente.
UN SOLO ALIMENTO A PASTO ?
I nostri predecessori igienisti evitavano spesso
le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
Tuttavia, essi cercarono, parallelamente, di
scoprire le concordanze possibili, tra i diversi alimenti, con l’esperienza
quotidiana.
In questo campo, come in molti altri, non
possiamo dire che noi sappiamo tutto. La verità è sempre in cammino. Col tempo
altre conoscenze saranno svelate.
L’importante è di non accontentarsi di ciò che
si sa e di aprire la propria mente a tutte le ricerche future, facendo una
cernita tra di esse poiché si troverà certamente dello strampalato.
Quelli che insistono a mangiare un solo alimento
a pasto hanno molto a loro credito. Certamente il tubo digerente umano, come
quello degli animali inferiori, adatta meglio le sue secrezioni alla natura
dell’alimento consumato, se non se ne mangia che una varietà alla volta, nel
medesimo pasto.
E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i
nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti,
non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza
soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review,
N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la
cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti
altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione,
potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo
alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
È una domanda penosa. Ecco la domanda dolorosa che bisogna ben risaltare.
Per questa ragione, ritengo che sia essenziale
trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di
inconvenienti. Ecco perché noi tolleriamo i miscugli di frutti, quando essi
sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non
lo siano totalmente.
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CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
La volpe non si presta all’accoppiamento che due
o tre giorni l’anno: essa porta per cinquantadue giorni. – RÉNÉ BREST (Science
et Vie, Settembre 1951).
Nel Gulag medico il dottor Mefistofele era un
genio che aveva scoperto il modo di annullare la legge di CAUSA A EFFETTO e fu
insignito del premio Nobel della medicina. Il tabacco non doveva più causare la
bronchite, né il cancro del polmone. L’alcol non attaccava più il fegato e non
generava più la cirrosi, il caffè non provocava più l’insonnia e non guastava
più il sistema nervoso. I formaggi fermentati non procuravano più l’infezione,
né il cancro. Ci si poteva così gettare giù dalla torre Eiffel senza rompersi
il collo e senza paracadute, se così piaceva. Le leggi di gravità erano sospese
da questo medico geniale. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
Bisogna modificare la teoria per adattarla alla
natura e non la natura per adattarla alla teoria. – CLAUDE BERNARD
(Introduzione alla Medicina Sperimentale).
È altrettanto assurdo di voler guarire,
immunizzare, assolvere o offrire un sacrificio, quanto pretendere di sottrarre
un dito alle leggi della sofferenza, senza toglierlo dal fuoco. - A dispetto
della medicina e della religione, ciascuna trasgressione alle leggi della
Natura porta in se stessa la sanzione di una sofferenza alla quale non si
sfuggirà. – DR. H. M. SHELTON.
4
LA DIGESTIONE
La digestione è il termine applicato al processo
dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più
semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il
corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei
semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il
corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce,
ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione
decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.
NELLA BOCCA
La digestione comincia nella bocca. È la prima
cavità, e ve ne sono altre: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente
da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di
enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a
inumidire e lubrificare l’alimento, con un enzima che inizia la digestione dei
farinacei: è la ptialina. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, il che
li divide in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.
NELLO STOMACO
La seconda cavità è lo stomaco, o cavità
gastrica. Dopo aver inghiottito gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco.
Lì è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto
dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa
scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima,
che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non
esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a
7/8 anni, possono digerire il latte.
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto
nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello
stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la
digestione dei grassi è inibita.
Quelli che mangiano grassi con i frutti acidi
farebbero meglio a pensarci due volte, prima di fare questo miscuglio.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione
del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. Ma i
grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento!
Essi hanno un effetto di freno. Quelli che hanno delle digestioni lunghe,
farebbero meglio ad omettere totalmente i grassi dalla loro tavola.
LE FRITTURE
Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi,
come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo,
il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene
gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi
scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas
significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per
far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero
assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio
che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa
impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna
considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con
una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente
caldo.
Abbiamo semplificato all’estremo la spiegazione
del processo della digestione, poiché esso è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari
complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti
semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti
incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità
enzimatiche del corpo non sono illimitate.
L’idea popolare o medica che si possano mangiare
tutti i miscugli, alla rinfusa, senza problemi, è uno
sbaglio enorme che le persone informate non commettono.
È un fatto che gli adulti, passata la
cinquantina, sanno d’istinto che i miscugli sono da evitare. Sfortunatamente
essi non lo insegnano ai giovani.
I miei genitori, i miei zii e zie, i miei nonni
non si affrettavano mai a mangiare. Essi riflettevano prima di prendere ciascun
boccone, cioè se bisognava prenderlo o fermarsi. Tutto quello che essi pensavano
restava un loro segreto. Osservando i vecchi si ha la medesima impressione di
riserbo e di mutismo.
Non era la condizione della loro sopravvivenza?
NEL DUODENO
La terza cavità nella quale gli alimenti sono
versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è equipaggiata del succo pancreatico,
secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione
proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un
ambiente alcalino.
Ora gli alimenti riversati dallo stomaco negli
intestini sono fortemente acidi. Ma siccome il succo pancreatico, fortemente
alcalino, non basta per alcalinizzare gli alimenti che arrivano dallo stomaco,
acido, è aiutato dalla bile, molto alcalina, venuta alla riscossa, proveniente
dal fegato.
NEL DIGIUNO
Infine, la quarta cavità digerente si trova nel
digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il
succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione
delle proteine, dei farinacei e dei grassi.
UNA CATENA PROGRESSIVA
Gli enzimi sono specifici nella loro azione.
Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità
successiva. Più una cavità compie il suo lavoro convenientemente, migliore sarà
quello della cavità seguente.
Così per esempio, più il lavoro della ptialina,
nella bocca e nello stomaco, è completo, meglio si compirà quello degli enzimi
del duodeno.
Allo stesso modo, più la pepsina inizia la
digestione proteica in modo efficace, meglio gli enzimi del duodeno potranno
proseguire questa digestione proteica.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione,
in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi
seguenti.
Nel suo
manuale classico, Biologia, Relis B. Brown, professore di Biologia del College
Lawrence scrive:
“I corpi amilacei sono noti per la loro
influenza di inibizione sulla digestione enzimatica nello stomaco, di modo che
la disintegrazione parziale dei farinacei, dalla ptialina, è benefica per
l’attività gastrica.”
Questo sottolinea il fatto che abbiamo appena
notato, cioè che quando un compartimento alimentare compie meglio il suo
lavoro, aiuta il compartimento successivo a compiere meglio il suo.
PROCESSI INVOLONTARI
Non possiamo controllare coscientemente il
processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti
sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti,
involontari, della vita.
È così che noi possiamo controllare il genere di
alimenti consumati, la loro quantità, i miscugli, la masticazione e
l’insalivazione.
Siccome non abbiamo presa diretta sul fenomeno
digestivo che nei primi stadi soltanto, è importante che prestiamo attenzione
alle nostre pratiche alimentari.
È soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni
digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.
5
ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
Qualche tempo fa, scrive Shelton, mi trovavo da
un amico. Eravamo parecchi a guardare un programma commerciale alla tv.
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella
di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero
bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della
crema pasticcera.
“Man mano che
egli faceva la dimostrazione di questa preparazione, destinata alla colazione,
riversava un mucchio di parole, che si pensava convincessero l’uditorio, che
quel miscuglio era saporito e nutriente.”
Alla fine, un giovanotto fece questa
osservazione:
“Quando mangio una colazione come quella, ho
sempre dei bruciori.!
Subito io aggiunsi: “Tu e parecchi milioni come
te.”
Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto
è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
“Nessun animale, nella natura, mangia mai un
miscuglio così eterogeneo.
Non è certo a credito dell’intelligenza umana
che milioni di persone, uomini, donne e bambini, continuino a mangiare tali
combinazioni indigeste, giorno dopo giorno e a prendere dei medicinali per
palliare i malesseri che ne derivano.
Si spendono ogni anno milioni, per acquistare
medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi
inevitabili, dopo un pasto di questo genere.”
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO È INDIGESTO?
È evidente che non tutti soffrono necessariamente
le noie descritte da Shelton, ciascuno secondo la sua eredità agirà in tale o
tale altra maniera.
Ma tutti avranno l’indomani delle feci
maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono
l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. È così che si saprà
se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali
digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm,
Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. Oltre a questi rimedi patentati
diverse persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il
bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia. Questi rimedi che
producono disturbi propri al loro impiego, procurano all’insensato un sembiante
di sollievo temporaneo dai disturbi dell’indigestione.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni
incaricati di eliminarli, non è più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola
come facevano i Romani dopo il pasto?
La preparazione che Shelton aveva visto in
televisione mi ricorda il muesli del dottor Bircher Benner, in Svizzera, che
comprende ancora più ingredienti e miscugli indigesti.
Di fronte alle sofferenze inutili che milioni di
persone subiscono tutti i giorni, e al prezzo enorme pagato per il sollievo
ricercato, come si può rifiutare di fare lo sforzo necessario per evitare
queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli
incompatibili?
Tutto ciò che noi diciamo sui miscugli
alimentari è talmente semplice che un profano senza formazione tecnica può
provarli. Non c’è bisogno di farne l’esperienza in un laboratorio complicato.
Si può provarlo a casa propria, consumando pasti compatibili, secondo alcune
regole semplici, stabilite nei nostri libri e annotare i risultati ottenuti. Si
compareranno in seguito questi risultati con i precedenti, quando si mangiavano
alla rinfusa, tutti i miscugli.
LE TESTIMONIANZE
Uno dei miei distributori mi ha recentemente
inviato la fotocopia di una lettera che ha ricevuto da una signora della
Pennsylvania a cui aveva venduto un esemplare della mia opera sulle
combinazioni alimentari. Eccone alcuni estratti:
“Io non ho l’abitudine di scrivere lettere di
ammirazione ma questa ne è una e anche più di questo.
Infatti, è una lettera di apprezzamento, di
gratitudine e di ringraziamento.
Fu un giorno fortunato quando io ordinai il
vostro libro sulle combinazioni alimentari, scritto da Shelton. Da anni io
soffrivo di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di
dolori.
Adesso cerco di combinare gli alimenti
convenientemente, e non ho più indigestione, né malesseri. Niente più gas, né
gonfiori, né Alkaseltzer, né bicarbonato di sodio, né altro. Perché le persone
non esperimentano questo semplice metodo? Sono sicura che non lo conoscono.”
“Ho ricevuto, scrive, Shelton, numerose lettere
come questa. Parecchi mi hanno confermato personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei miei lettori affermano che
essi hanno trovato un sollievo dal primo pasto compatibile.”
“Molto recentemente, un giovanotto mi ha
riferito la sua esperienza, dicendo che tutta la sua famiglia è stata liberata
dai malesseri del pomeriggio, semplicemente mangiando degli alimenti
compatibili. Lui e la sua famiglia hanno trovato che potevano fare a meno dei
medicinali. Altri ancora mi hanno detto che le cosiddette allergie erano
svanite quando hanno imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.”
Secondo la mia esperienza, i gonfiori e i gas
sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio
sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Attenzione, compatibili e non compatibili,
quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas
e l’indomani delle feci cattive.
“L’apparato
digerente umano non è stato concepito per digerire pasti complicati e
numerosi.”
Pasti di sette specie o di ventuno specie, non
erano nei disegni della natura, quando essa fece l’apparato digerente umano.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi
miscugli, dalla minestra al formaggio, come si dice, passando per la pera e la
frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare
dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa
correntemente dovunque, i malesseri addominali diventeranno cronici. Si
troveranno spesso nelle sue tasche una provvista di pillole, che egli prenderà
dove va. Certamente, l’abitudine di prendere con sé delle pillole è
incoraggiata dal fabbricante di medicinali.
Sembra che sia più importante di avere a portata
di mano un sollievo fittizio, che di apprendere a mangiare sanamente e di
imparare così il bisogno di alleviarsi. Può essere che sia più importante di
arricchire il fabbricante di medicinali, fosse pure a spese della nostra
salute.
I DIGESTIVI
Una parola, prima di terminare con questo
capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in
quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro.
Non si può obbligare le nostre ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di
ottemperare.
Ma allora come questi rimedi danno sollievo
dagli inconvenienti dell’indigestione? Semplicemente neutralizzando l’acidità
prodotta dall’indigestione.
Per il prosieguo il corpo deve eliminare il bolo
alimentare “neutralizzato” come i medicinali stessi, che sono i prodotti
chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il
fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente,
una malattia epatica o renale.
Non dimentichiamo che le cosiddette malattie
sono sforzi di eliminazione dell’organismo.
***************************
CITAZIONI DI SCRITTORI CELEBRI
Basandosi sulla prognosi medica di una morte
prossima, i parenti del malato fecero ricorso all’eutanasia.
Ma siccome quella prognosi è talvolta errata, si
uccisero spesso dei malati che sarebbero guariti altrimenti, con metodi
naturali. E i criminali dell’eutanasia erano regolarmente rilasciati dai
tribunali divenuti compiacenti con la medicina. - L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
Il
meraviglioso e la superstizione giocano un grosso ruolo nella medicina. -
CLAUDE BERNARD
6
GLI
ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
La medicina si è
formta per accumulazione di assurdità e di barbarie per circa tremila anni. Dr.
H. M. SHELTON.
Di quando in quando leggo sulla stampa dei
racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti
ignoranti, che cercano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza?,
sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare
superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte,
cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.
A QUELLI CHE SI VOGLIONO DEFILARSI
Un gran numero di persone non vorranno
ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha
loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi
la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire
per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita,
nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e
osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono
assai poco di quello che mangiano.
In effetti le loro feci sono nauseabonde, con
dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni,
lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia,
portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in
putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa,
per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad
annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per
colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse
emendare.
L’individuo che rigetta l’esistenza di una legge
generale nell’alimentazione, come base della fisiologia e della digestione,
nella salute e nella malattia chi mantiene che ciò che è valido per l’uno non
lo è per l’altro - che ciò che è bene per una persona non lo è
obbligatoriamente per l’altra – che il meglio per ciascuno non può essere
determinato che con l’osservazione delle diatesi individuali – questo individuo
che si defila rifiuterà qualsiasi disciplina che non quadra con le sue
abitudini e con i suoi pregiudizi.
Questo
contraddittore non cerca che dei pretesti per defilarsi.
I
PRETESTI FUTILI
Se noi accettiamo il fatto evidente che una
legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è
soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere
stabilite, che coprono tutta l’umanità.
La fisiologia non è così caotica, senza
leggi, come alcuni sembrano pensare (Shelton).
Mi
si avanza, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di
qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche
alimentari.
Mi
si dice in modo lapidario: “Il regime non è tutto nella vita. vi sono anche
altre cose che importano!”
Ma
l’uno non impedisce l’altro.
Evidentemente
questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che
cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari
igieniche.
Essa
non è sollevata per sottolineare l’importanza degli altri fattori della vita.
NON
CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
Certi
autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati, ripetuti tante volte, che
dimenticano le risposte che furono date a suo tempo.
L’obiezione
più corrente contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa
associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono
un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Vediamo
la risposta di Shelton su questo argomento.
Recentemente, una nuova obiezione ha fatto il
giro degli ambienti dietetici. Il suo autore rifiuta la dissociazione dei
farinacei con le proteine. Secondo lui, il corpo non può utilizzare le proteine
in assenza di farinacei.
Egli ha probabilmente ragione, ma non ha niente
a che fare con le combinazioni! Infatti, le combinazioni appropriate non sono
valide che per l’apparato digerente.
Ora l’utilizzazione delle proteine ha luogo
nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un
processo metabolico.
È una sventura che degli errori di questo genere
possano gettare confusione nel profano. Noi facciamo abbastanza fatica a farci
comprendere e non c’è bisogno di introdurre elementi di confusione di questo
genere, poiché essi ritardano il giorno in cui il mondo imparerà a nutrirsi
sanamente.”
La
medesima obiezione è stata formulata da un naturopata francese, André
Passebecq. Egli riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson,
inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma
dissociati in pasti separati.
I
ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano
dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non
dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
Egli,
dunque, ha commesso il medesimo errore: quello di confondere digestione e
metabolismo. Ora non bisogna prendere gli strofinacci per delle salviette.
Ma
altri elementi entrano in gioco, per provocare il deperimento dei ratti.
Infatti, le proteine e i farinacei non esistono, nella natura, allo stato puro.
Si erano dunque dati loro da mangiare degli alimenti artificiali.
I
farinacei puri non esistono nella natura. Il grano, le patate, le carote, le
rape, contengono una certa percentuale di proteine. Quando sono separate dal
loro contenuto proteico, si distruggono nella medesima occasione e con quel
procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali,
oligoelementi. Perfino le noci diverse contengono un poco, molto poco, di
glucidi. Non c’è che la carne che ne sia sprovvista, come il pesce.
Ma
se quei ratti erano deperiti, non era una questione digestiva, ma metabolica.
Erano morti per denutrizione.
ALTRE
OBIEZIONI.
Essi
sono prigionieri dei loro scritti, mi aveva un giorno scritto un autore
igiefilo francese, parlando dei capi fila della naturopatia in Francia, quali
Geoffroy, Dextreit, ecc.
È
vero che questi autori non tengono, questione di amor proprio, a studiare
seriamente, ancor meno a provare, dei principi dietetici nuovi, che essi non
hanno nemmeno menzionato nei loro scritti.
Il
regime raccomandato da Geoffroy, fondatore de La Vie Claire è sempre stato lo stesso fin dall’inizio, cioè per
circa quarant’anni! Non è evoluto. Non fa mai delle ricerche? Egli ha
indubbiamente trovato tutto e in un solo colpo, con la luce divina e la grazia
di Dio.
Anche
i vecchi autori vegetariani, come Jacques Demarquette e altri, avevano
vagamente menzionato le combinazioni alimentari nei loro scritti, ma non ne
hanno tenuto conto nei menù proposti. Parecchi altri autori naturopati hanno
assunto la medesima posizione, cioè hanno ammesso, di principio la questione,
in maniera assai vaga, ma hanno ritenuto che essa non meritasse di essere messa
in pratica.
Dopo
che io introdussi l’igienismo in Francia nel 1961, data della mia emigrazione,
e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la
situazione sembra essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammette senza
difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Va
perfino a questionare questi capifila naturopatici, per lettera o nelle loro
conferenze, e che imbarazzati di dover rispondere si vedono obbligati ad
ammettere e a criticare d’un fiato, con frasi evasive, poco chiare, per
sfilarsi elegantemente, cercando di schivare la risposta.
Il
fatto che certi miscugli siano cattivi non può essere schivato, balza agli
occhi, senza bisogno di essere un sapiente. Lo si comprende d’intuito.
Un
autore integro studierebbe la questione, senza partito preso e non esiterebbe a
confessare il suo errore e le sue carenze.
Questa faccenda, scrive Geoffroy, mi è posta
frequentemente nei dibattiti che seguono le mie conferenze. Se io fossi
malevolo direi che tutto avviene come se certi autori si applicassero a
imbrogliare e complicare i problemi per giustificare un prezzo elevato della
consultazione, per l’esordiente che va a trovare il maestro.
Vi sono realmente delle incompatibilità
alimentari? Sì, certamente. La digestione degli idrati di carbonio non si fa
per nulla alla medesima maniera di quella delle proteine. C’è un antagonismo
assoluto tra questi due modi di digestione. Gli idrati di carbonio sono
digeriti dalla ptialina la cui azione non è possibile che in un ambiente
alcalino. Le proteine, al contrario, sono digerite dalla pepsina. L’azione sarà
fermata altrettanto a lungo quanto durerà la digestione delle proteine. Nel
corso di questo periodo di arresto, questi amidi andranno a fermentare e a
produrre una vera infezione, dei gas, dei rutti…
Come
i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della
medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto
della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti
compatibili, altrimenti essi saranno lasciati lontano, dietro.
Ecco
perché Geoffroy si vedeva mitragliato da ogni parte nelle sue conferenze, da
domande sulla cosa compromettente. Ecco perché avendo compreso la sfida, faceva
marcia indietro e riconosceva il principio pur criticandolo.
Naturalmente
che egli era malevolo, benché si difenda di non esserlo. Infatti i libri che
spiegano in dettaglio gli alimenti compatibili, con tavole facili da
consultare, sono alla portata di tutti. Nessun lettore, nessun adepto va da un
igienista per domandargli:
Posso
mangiare dei pomodori con le patate?
La
domanda è sussidiaria. L’interessato consulta le tabelle, altrimenti la
pone per ultima, alla fine della consultazione, o per lettera o per telefono.
Dire
che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si
è passata un’ora a studiarli.
Geoffroy
riconosceva dunque che esistono dei cattivi miscugli e dei buoni miscugli. Egli
citava il dottor Oudinot che ammette che le combinazioni naturali di amido e di
proteine, come il grano, non presentano le medesime difficoltà digestive di
quelle artificiali. Perché non ne teneva conto nei suoi regimi? Comunque stiano
le cose, anche le combinazioni naturali, amido/proteine, come nei cereali sono
difficili da digerire.
IL
MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
Dopo
aver sia criticato, quantunque riconosciuto, gli alimenti compatibili,
Geoffroy, fondatore de La Vie Claire, mette le mani in pasta, dando il proprio
contributo, aggiunge una regola eccellente e propone di evitare un miscuglio
incompatibile: quello degli amidi/amidi.
Ho
ancora un’annotazione che ho fatto e che non ho trovato presso alcun autore.
Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale
miscuglio sarebbe difficile da digerire.
Bisogna
confessare che Geoffroy non si dà la pena di studiare scrupolosamente i libri.
igienisti. Sono parecchi anni che il mio libro LA SALUTE COL CIBO è diffuso su
larga scala e vi è chiaramente enunciato il principio che bisogna evitare
questo miscuglio.
È
possibile che Geoffroy non conosca gli alimenti compatibili che per sentito
dire? Quando non si è studiata seriamente una questione, non si ha diritto di
criticare onestamente.
Che il signor Mosséri mi permetta di aggiungere
questo, scrive Gérard Nizet. Quando Geoffroy scrive che non ha trovato in alcun
autore la nota che non bisogna mescolare diversi amidi, o ha dei buchi di
memoria oppure fa prova di un’ignoranza calcolata. Non posso credere che
Geoffroy non conosca l’opera di uno dei suoi predecessori vegetariani in
Francia.
Ne Il metodo d’alimentazione Mono pubblicato nel
1952, che riassume le opere di Arturo Merrheim detto Mono, uscite dal 1917 al
1939 pagina 177, egli cita gli alimenti ricchi in amido, e aggiunge:
“Non si deve mai mangiare nel medesimo pasto due
di questi piatti di amido insieme.”
“Non vedo, prosegue Nizet, perché bisogna
disconoscere quello che si trova in altri autori. L’opera di Mono, pioniere
della dietetica in Francia, ha avuto e continua ad avere un’influenza non
trascurabile.
Altra implicazione di combinazioni in Mono
(pagina 178, del libro citato): Mono consiglia di sopprimere il piatto di amido,
se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
Mi sembra preferibile documentarsi seriamente
prima di scrivere: “Non ho trovato in nessun autore…”
Ecco
dunque che il signor Geoffroy ammette quattro regole concernenti gli alimenti
compatibili, ma vuole comparire come se rigettasse tutta l’idea.
Perché
esita a raccomandare apertamente ciò che egli ammette di soppiatto? Si sa
perché: egli è prigioniero dei suoi scritti…
Un
punto interessante da notare. Dal 1917 Mono raccomandava di seguire queste due
regole importanti sugli alimenti compatibili:
1)
Evitare di mescolare due amidi diversi, nello stesso
pasto.
2)
Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido
nel medesimo pasto.
3)
Ora, nel 1917, Shelton aveva 21 anni. Non è dunque da lui
che Mono si era ispirato, ma probabilmente dai suoi predecessori, Bernard
Mcfadden, o dal dottor Hay stesso che fu il primo a scoprire gli alimenti
compatibili.
IL
MISCUGLIO FRUTTA/PANE
Geoffroy
rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si
sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi
della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi
del pane…
Si
sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze
alcaline che essi racchiudono.
E
Geoffroy salta alla conclusione: “Non c’è dunque alcun pericolo di
incompatibilità, frutta/pane, per uno stomaco normale.”
Non
so se Geoffroy è conseguente in questa posizione, ma so che egli consiglia
sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Perché?
Sarà
perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di
passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione?
Spieghiamo
questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto,
l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa
non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così,
quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto
arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce,
l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti.
Geoffroy
lo riconosce. Ma siccome sa, peraltro che ”gli acidi della frutta sono
temperati dalle sostanze alcaline che essi racchiudono” ne conclude
frettolosamente che si possono mangiare insieme! È proprio un’insalata russa
che Geoffroy ha nella sua testa, poiché egli mescola tutto senza comprendere
niente.
L’acidità
della frutta non scompare subito, non appena è consumata. Bisogna che sia
anzitutto digerita, è non è che dopo che essa è neutralizzata dalle sostanze
alcaline: calcio, sodio, magnesio, ecc.
E
se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento
l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle
sostanze alcaline e corrode l’organismo. Vediamo un poco questo processo
digestivo della frutta. Gli acidi che essi contengono sono dei veleni, per
definizione poiché essi non possono essere utilizzati.
Il
primo passo della digestione consiste dunque nell’ossidare e neutralizzare
questi acidi. A questo fine, il corpo utilizza le sue riserve alcaline.
Se
queste riserve sono normali o quasi, questa operazione si svolge interamente. M
se queste riserve sono deboli, non si fa completamente e gli acidi restano in
libertà, acidificando il corpo invece di alcalinizzarlo. In tal momento ripugna
di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
È
questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono
provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria,
malandata, con un sistema nervoso rovinato. Infatti, essi non hanno il potere
di neutralizzare gli acidi della frutta ciò che può causare loro diversi
malesseri.
Passiamo
al secondo passo della digestione della frutta acida. Se il corpo ha la
capacità di neutralizzare gli acidi della frutta, lo fa con una diminuzione
delle sue riserve alcaline. Ma finita questa fase, il corpo trae dal frutto
quantità alcaline, che non soltanto colmano quelle che ha appena perso, ma che
gli forniscono un supplemento abbondante, che esso potrà utilizzare nei vari
campi dell’organismo.
La
perdita è così doppiamente compensata. Ma questa perdita non potrà essere
compensata che se gli acidi sono neutralizzati, poiché altrimenti i sali
alcalini contenuti nella frutta non sono liberati.
Così
la digestione della frutta acida porta finalmente a un aumento dei sali
alcalini nel corpo, salvo per le persone la cui salute è precaria, malandata e
rovinata, in cui essa finisce con un’acidificazione marcata dell’organismo.
IL
MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
Shelton
voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei,
come la carne dal pane.
Passebecq
dal suo lato scrisse: “è rimproverato a questi esperimenti di essere realizzati
con alimenti trasformati dalla chimica… Ora, è impossibile effettuare tali
esperimenti con gli alimenti grezzi che la natura ci offre.
È
dunque necessario per giustificare il valore della teoria delle concordanze
alimentari di fare ricorso a degli alimenti puri e assimilabili. L’esperimento
è scientificamente rivelatore, conclude.
Ma
quale è dunque questo esperimento? Esso rivela semplicemente che gli amidi e le
proteine, allo stato puro, non dono utilizzabili dal corpo. È dunque al livello
del metabolismo, e non della digestione.
Non
bisogna confondere digestione e metabolismo.
Del
resto, gli alimenti puri non si trovano nella natura, e non possono essere
presi in considerazione, fosse pure in laboratorio.
Ma
la questione cruciale non è lì. Si dibatte su una mescolanza di alimenti
proteici e farinacei, ma che non sono entrambi specifici alla nostra specie.
È
dunque senza interesse sapere se questi alimenti possono o non possono essere
mescolati, visto che bisognerebbe, per fare bene, eliminarli dal pasto.
Passebecq
riconosce la validità del regime dissociato, ma nei disturbi digestivi
solamente, e alcune altre affezioni. Egli raccomanda la separazione della
frutta dagli amidi, quella della carne e del pane. Egli non rifiuta dunque che
una sola associazione: amido/azotato.
Perché
allora attaccare il principio generale delle combinazioni, come se si trattasse
di un male, mentre si ammette una parte delle regole?
Personalmente
io non conservo che alcune delle
regole, tra le decine che Shelton aveva posto. Ma io non attribuisco gli altri
i risultati con i quali ess non hanno niente da vedere. Non bisogna dire
esageratamente che la separazione delle proteine/amidi possa provocare una
catastrofe. Non esageriamo niente. L’esperimento di Hutchinson con le proteine
e gli amidi, allo stato puro, non può essere ritenuto, l’abbiamo detto.
GLI
SCIENZIATI ATTARDATI
I
poveri devoti della scienza non
cogliere il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in
termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in
vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui
digestione è spesso mediocre.
Vi
è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli
che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse
non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo
cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La
conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare.
Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova
l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici
del sistema digerente.
I
medici, i pretesi dietologi e altri, che pensano di essere delle autorità in
materia di alimentazione, si oppongono alle compatibilità, essi urlano contro i
suoi partigiani che essi qualificano ciarlatani e maniaci.
I
loro rifiuti sono talmente acrimoniosi e scontrosi, che esse indicano sicuramente il fatto che l’idea fa la sua
strada, a dispetto di tutte le opposizioni.
Essi
emettono sentenze pontificali contro la giustezza delle sue combinazioni
alimentari, m ciò non distrugge per nulla la sua pratica.
Invece
di farne l’esperimento, per troncare una volta per tutte la questione. Essi
condannano questa pratica, senza la minima qualificazione, basandosi sul
costume e sulla loro inesperienza.
Si
difende così le abitudini correnti, e, perfino, le si avanza, come prova contro
la pratica di evitare certe mescolanze!
Il
bigottismo e l’amor proprio professionale impediscono a questi uomini di
acquistare una conoscenza autentica degli effetti delle combinazioni
alimentari. Essi condannano senza esame (processo?).
Quando
si domanda loro se essi li hanno mai provati sui loro malati, per vedere i
risultati essi rispondono : “Certamente no! Non ci si abbassa a tali
ciarlatanerie. È al di sotto della dignità della scienza che noi professiamo, e
nulla può superare questa scienza.”
Ma
la scienza non è il dono della prescienza. La scienza non può conoscere che
attraverso l’esame e la dimostrazione. La scienza ha provato la giustezza di
parecchie idee e pratiche, del passato, che coloro che si erano eretti a
critici avevano condannato. Questi uomini conoscevano un mucchio di cose, hanno
riempito il loro intelletto di una grande massa di semi-verità, e si sono
lasciati saziare a metà da esse.
Che
si faccia infine una prova con le combinazioni. Che si sperimentino con
precisione come si farebbe con qualsiasi altro problema scientifico.
Quando
si sarà fatto ciò, vediamo i risultati. Altrimenti, e mai prima di aver
proceduto a tutti questi esperimenti la modestia e l’umiltà dovrebbero portare
a mantenere il silenzio, un silenzio prudente, su un argomento di cui essi non
sanno niente.
Le
persone intelligenti non avanzano obiezioni, usata e vecchia, secondo cui ”una
grande maggioranza della popolazione ha cresciuto una generazione intera in
modo soddisfacente con un menù di carne e di patate.”
Di
fatto, è insensato di essere soddisfatti di questo menù poiché non c’è niente
di cui esserlo. Infatti, la mortalità è elevata, i malati numerosi e vanno
aumentando. L’uso crescente degli antiacidi e degli altri rimedi per palliare
gli altri malesseri provenienti dall’alimentazione, dovrebbe essere aggiunto alla
lista delle accuse contro questa soddisfazione manifestata. A meno di pensare
che tutto ciò non ha causa non si può dire che si sia veramente soddisfatti.
Dire
che le perone cosiddette normali non sono affette dalle combinazioni
incompatibili, non è un argomento contro di esse.
Sarebbe
anche razionale dire che i bevitori di alcol non sono affetti dall’alcolismo,
finché non siano morti, alla fine.
In
verità quelli che consumano tutti i miscugli giocano con la loro salute, la
loro efficacia e anche con la loro vita. che queste persone dette normali (?)
prestino un poco di attenzione agli alimenti compatibili, che esse provino di
vederne i vantaggi.
Che
lo sciocco abbandoni l’alcol e che noti il miglioramento fisico e mentale
provati.
Quando
le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il
tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il
caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula
consacrata, non fanno loro del male.
È
perché essi vanno a fondo di tutto, alla ricerca del piacere, vanno fino al
limite della loro resistenza costituzionale.
Ma
i malati che non hanno una capacità digestiva normale dovrebbero sorvegliare,
da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre
la ricerca del piacere, in altri campi.
Noi
affermiamo, per avere una grande esperienza nell’osservazione della digestione
di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla
salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento noi
affermiamo che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che
altre incoraggiano la fermentazione.
“La
digestione è ben più soddisfacente, senza fermentazione, quando il, pasto
comprende una proteina senza farinacei, o un farinaceo senza proteina. Non solo
si nota si nota un’assenza di sintomi, ma si rimarca un’assenza dei sintomi
esistenti, nei malati. E se l’alimentazione corretta è proseguita il malato si
rimette.” - Shelton. Vol.28 n.4. Shelton’s Hygienic Review.
È
ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.
VI
SONO DEI LIMITI LLE CAPACITÀ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
Il
rifiuto degli avversari delle combinazioni di riconoscere i limiti degli enzimi
digestivi, limiti ben noti a qualsiasi studente di fisiologia, li porta a
opporsi alle pratiche che si accordano con le nostre conoscenze dei processi
digestivi.
Praticamente,
essi adottano il punto di vista che gli enzimi non hanno alcun limite, che
l’apparato digerente è capace di digerire in tutta efficacia, tutti le
mescolanze possibili di alimenti.
Ora
l’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al
fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea,
dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione
nazionale.
Una
prova con gli alimenti compatibili convincerà la persana intelligente che, se
c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le
più importanti.
*******************************
CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
Utilizzare
un rimedio è creare una seconda malattia per guarire la prima. DR. HUFELAND.
In
un avvenire problematico, l’esercizio della medicina diverrà una cosa troppo
seria per essere affidata ai medici. LE LEGSLATEUR DE DEMAIN.
L’uomo
non muore. Si uccide, - Un filosofo greco.
Il
dottor Mefistofele, che aveva brevettato la sua invenzione, quella di annullare
le Leggi della Natura – creò il monopolio della medicina. – L’UOMO, LA SCIMMIA
E IL PARADISO.
È
dallo stomaco che proviene la malattia. – IL PROFETA MAOMETTO.
Chi
ha lo stomaco pieno è incline alle cattive azioni. – IL TALMUD.
Sarebbe
un bene per l’umanità che l’arte dei cuochi fosse annientata. – BUCHAN.
7
FECI
INODORI
In una persona sana, che digerisce quello che
mangia, le feci devono essere:
1)
ben formate;
2)
inodori;
3)
non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4)
rapide:
5)
poco voluminose.
Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in
un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come
fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia,
deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti,
presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli
occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. È
putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato
digerente umano è scettico (forse voleva
dire ‘settico’). Ciò vuol dire
che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne
soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i
malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche
sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della
maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per
palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della
debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti
non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno
liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il
tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono
l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione,
significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la
fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una
pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il
fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella
febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o
immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato
funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una
crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi,
poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi
centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
Quanto tempo impiega un alimento per essere
completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento
che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel
colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua
digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore
in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le
patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi
in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che
la digestione nello stomaco. È quella che richiede il più di energia. Siccome
questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore,
solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le
emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di
buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione
professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi
cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una
scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il
vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una
dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono
sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle
persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una
forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio,
come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.
DIARREA O VOMITO? È SECONDO LA VOSTRA SALUTE,
BUONA O CATTIVA
Una terza osservazione altrettanto importante:
quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione
improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una
quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra
poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un
computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo:
entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate
l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. È lo stesso per
l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà,
la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il
problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione:
sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo,
e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene
a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione
del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. È la
diarrea.
È la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre
la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una
buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito
reperiti dal nostro senso somatico
ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre
energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non
percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione
è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un
vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri
in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.
LE MESCOLANZE
“Una delle cause più importanti del collasso dei
processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli
alimenti nel nostro stomaco.
Ora, l’apparato digerente umano, non più
d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle
misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione,
facilitano la digestione. È così che l’uomo si è alimentato durante tutto il
suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in
certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente
con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di
decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli
incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di
tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
È così che l’abitudine degli hot-dogs non è che
l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine
di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente
sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di
mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di
qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i
farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia
come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente
sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di
alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.”
Noi qui siamo di parere leggermente differente
da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo,
come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai
esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti
specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone
relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti
incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? È il criterio assoluto.
Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o
altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella
vecchiaia, che non sarà molto lunga.
“È vero, riconosce Shelton, che delle persone
considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme.
Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti.
Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che
attentano alla loro salute.
L’uno di questi che vivono in modo convenzionale
sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas
più maleodoranti che siano! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire
la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi
sintomi nervosi.
Noi accettiamo un livello di salute
eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli
alimentari possano condurre decomposizione alla degli alimenti consumati. Essi
citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni.
Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal
momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi
medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono
buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che
quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che
persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro
disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti
compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno
sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?
E I FISIOLOGI?
Io so,
sventuratamente, e ciò mi fa pena, che i fisiologi non tentano mai di collegare
le loro scoperte con la vita. E so ancora che la sola cosa che essi tentano di
collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Ma questa
non è una ragione sufficiente per l’ignoranza della medicina. È vero, infine,
che certi rari medici fanno degli sforzi indipendenti per collegare la
fisiologia con la vita corrente.
Shelton vuole dire con questo che quando i
fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina,
nella bocca, essi non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la
separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Essi conservano le loro scoperte nel dominio
puramente teorico, senza mai dare loro implicazioni pratiche nella vita
corrente.
Prescrivere
della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per
palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica
intelligente.
Quando dei
disturbi fanno seguito a certi miscugli di alimenti incompatibili, è certo
facile palliare queste noie con un medicinale, e negare che questi miscugli siano
implicati.
Si
continuerà così a mangiare alla rinfusa e a palliare i disturbi con i
medicinali, dopo ciascun pasto, come vediamo in milioni di casi.
Ma la
persona intelligente cercherà di sapere perché essa è costretta a palliare le
sue noie, e che lei ne è la causa. Essa si rende conto che la digestione non
dovrebbe essere un processo sgradevole, che le eruttazioni acide, i gonfiori
addominali e le coliche non sono compagni normali delle digestioni normali. Che
le autorità denigrino gli alimenti compatibili, quanto vogliono, noi saremo
obbligati a vedervi dei motivi commerciali.
Se la medicina denigra gli alimenti compatibili
e anche il pubblico la segue, è perché la disciplina igienista è di ostacolo ai
pasti succulenti, ai sapori artificiali, ai piatti elaborati preparati dai
capocuochi, dispiacere ai consumatori non è una buona politica, altrimenti i
malati la sfuggiranno.
Una grande insalata composta da crudità
(lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei
cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma
se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta,
allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.
23.8 ore 15.10
23.8.17
riletto fino qui
Riletti
l’introduzione e i primi sei capitoli e questa parte del settimo (Mario 23.8.17)
I pontefici che si conferiscono degli attestati
di benemerenza, dopo aver segnalato che tutti mescolano i farinacei con le
proteine, senza problemi e che la natura li ha combinati insieme negli alimenti
che essa stessa produce (come nei cereali) e infine che rifiutano di
esperimentare con gli alimenti compatibili non sono onesti con loro stessi né
col pubblico.
Perché dobbiamo evitare di mescolare i farinacei
con gli acidi? I luminari medici concordano che questi miscugli sono
accettabili! E io sono sicuro che i fabbricanti di Alkaselzer e di Roll-aid
sono d’accordo con questi pontefici medici.
Perché dobbiamo evitare le cause della cattiva
salute, della precarietà e della mediocrità, quando si possono lenire i sintomi
con dei rimedi?
Per pigrizia, per negligenza, per gusto e per
mancanza di disciplina.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è
che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e
interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come
l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
L’indigestione che ne risulta non produce alcun
disturbo per gli stomaci cosiddetti sani, ma se si ha la minima irritazione di
stomaco, questo miscuglio non sarà tollerato.
Non bisogna preoccuparsi dell’opinione
contraria, emessa dai pontefici medici, quando un semplice test vi darà la
prova della giustezza di questa regola, dissociando i frutti dai farinacei.
Gettate dunque i vostri rimedi e mangiate gli
alimenti compatibili per non avere problemi.
I frutti hanno una natura tale, la loro
digestione così differente da quella degli altri alimenti, che è meglio
mangiarli soli, senza mescolarli con i farinacei, né con le proteine.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che
essi disturbano la digestione, ma ciò non è vero che quando si mangiano con i
farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo
stomaco tutto il benessere possibile. Vol.31 n.11 da Dr. Shelton’s Hygienic
Review.
CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
C’era anche nel Gulag, il capo Satana,
rappresentato da Goethe nel dottor Faust. Questo diavolo prometteva la forza,
la salute, il vigore, la giovinezza, con un mezzo fraudolento, quello della
stimolazione che esauriva le energie, invece di aumentarle. Nessuno sospettava
che il colpo di frusta, invece di aumentare le forze, finiva con il
prosciugarle.
I cittadini del gulag si davano così a tutti gli
stimolanti, per vivere dei paradisi artificiali: caffè, tabacco, alcol,
anfetamine, anabolizzanti, ecc. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
Da quando s’inventano i rimedi, e finché se ne
inventeranno, si lasciano cadere senza tardare, ma il principio guaritore della
natura, esso, è sempre lì. – DR. H. M. SHELTON.
Occorre che sia la forma di vita che dolcemente
esaurisca e la riconduca alla sua fine, Le violente arpate della droga (medicinali) sono sempre a nostro danno. -
MONTAIGNE.
Nel gulag, una società rispettabile si era posto
per scopo di consigliare il suicidio, come uscita onorevole per i vecchi
malati. Diversi vi avevano aderito.
Autori celebri avevano così messo fine ai loro
giorni per morire con dignità, come dicevano. Era una sorta di eutanasia o di
auto – eutanasia. Fu promulgata una legge, che dava a questa società un fine
non lucrativo, e uno statuto. Mancò poco, che Bethoven, sordo, non aderisse.
Solo che la malattia e l’invalidità non erano
ineluttabili. Quanti sordi avevano ritrovato l’udito a seguito di una cura di
digiuno e al ritorno a un’alimentazione naturale. Montherlant, Romain Gary, e
tanti altri, si erano suicidati, non sapendo che la Natura poteva guarirli. –
L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
Se non si lascia alle malattie la loro durata
determinata, se si interviene con dei medicinali irritanti, allora succede che
le malattie di poca importanza si cambino in malattie gravi e che il numero di
malattie, inizialmente piccolo, diventi grande. PLATONE.
L’affarismo farmacologico consiste nel
fabbricare quanti più medicinali è possibile, per il massimo di malati e nel fabbricare
il massimo di malati, per il massimo di medicinali. - LEIBNITZ.
I medici contavano che i malati guarissero
mentre essi li curavano e che questa coincidenza fosse notata a loro favore. –
ANATOLE FRANCE.
Non è per colpa dei medici se il servizio medico
della comunità, quale funziona in questo momento, si rivela di un’assurdità
criminale.
Che una nazione sana di mente accordi ai
chirurghi, per tagliarvi una gamba o l’appendice, delle remunerazioni quale
quella al fornaio per fornirvi il pane quotidiano, ciò è sufficiente per farci
disperare della maturità umana. Più la mutilazione è spaventevole, più il
mutilatore è onorato. – GEORGE BERNARD SHAW.
8
ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
Con 10 milioni di pubblicità, l’anno, io mi incarico
di far acquistare in tutta l’Europa qualsiasi rimedio o qualsiasi lucido da
scarpe. - UN CAPITALISTA.
“Durante il
processo di cicatrizzazione, è interessante osservare l’influenza del latte,
delle proteine concentrate e dei farinacei, presi da soli o insieme, e di
notare la rapidità con la quale i tessuti prendono un’apparenza buona o
cattiva, secondo le mescolanze alimentari.”
Chi ha curato dei malati, con l’aiuto degli
alimenti compatibili, appropriati, sa che questo fatto è reale.
Ma chi ha chiuso la sua mente alla verità, chi
rifiuta di esaminarla, chi è attardato, non lo sa e non vuole saperlo.
Così i dietologi cosiddetti scientifici e il
medico bigotto, che pretendono di sapere l’ultima parola della dietetica, non
sanno che una manifestazione locale della tossiemia costituzionale, quale
un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento
continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili e che la quantità e la
qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti
consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Il dottor Carton, naturopata dell’inizio del
ventesimo secolo, aveva proceduto su se stesso, a degli esperimenti simili in
occasione di un grosso foruncolo, che conservava ben aperto. Ma questi
esperimenti non avevano portato sulle compatibilità, che lui ignorava.
Notare questo: più che le incompatibilità, le
proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione.
È un
piacere, notava Shelton, osservare il ristabilimento di casi di ulcere,
gastriche o duodenali, in quattro - sei settimane, poi di vederli nutrirsi
convenientemente di alimenti compatibili, comprese le insalate, le crudezze,
gli ortaggi cotti, come pure gli alimenti falsamente cellulosici che non sono
tollerati da chi è assoggettato al regime medico di latte, crema e medicinali
alcalini durante mesi, e che si rimettono molto raramente.
Quando gli
asmatici, questi vecchi peccatori incalliti, al di fuori di qualsiasi
possibilità di ristabilimento, a causa della saturazione dell’adrenalina e
della fibrosi polmonare riferiscono i malesseri che seguono un pasto composto
di carne, pane e patate, poi vederli liberati in modo permanente, da tutti i
catarri, tosse e respirazioni spasmodiche mentre rispetta gli alimenti
compatibili, - la conclusione da trarne chiara.
Tuttavia, la nostra esperienza differisce
leggermente da quella di Shelton, in questo campo. Egli attribuisce altrettanta
importanza alle compatibilità quanta agli alimenti stessi, mentre io considero
certi alimenti più nocivi.
Infatti, io noto la scomparsa totale di tutti i
generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimono i cereali e il
pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica,
l’artrite.
9
LE COMBINAZIONI NATURALI
Più la salute
migliorerà nel mondo, più i medici saranno obbligati a vivere di impostura. G.B.
SHAW.
Nella Natura
vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per
esempio:
1)
la frutta fresca e matura come le mele, le pere, le
arance, ecc. contengono:
. zucchero
-
acidi
-
proteine in piccola quantità
-
niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.
2)
Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
-
Idrati di carbonio
-
Poche proteine
-
Pochi acidi.
Noi notiamo
dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i
farinacei.
Se, dunque, per
tentazione, per gusto o per fantasia, noi gradiamo mangiare delle mele con
delle arance, noi non abbiamo il diritto
di mangiare l’arancia con un farinaceo.
La Natura ci ha
mostrato ciò che essa fa, noi non abbiamo diritto di andare contro di lei.
La critica che
si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la
Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel
frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo,
anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1)
Gli acidi con i farinacei
2)
I farinacei con gli zuccheri
3)
Le proteine tra
loro
4)
I diversi amidi tra loro
5)
I grassi con gli acidi
6)
Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Si trova, è vero, un farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i
marroni e le banane.
È così che in generale la Natura ci ha dato un’indicazione, nel
dosaggio degli elementi che essa ha sapientemente composto. La Natura ha
separato certi elementi, per non contrariare la loro digestione. Mangiare tutto
alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
Ma quale è in verità il disegno della Natura?
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani
si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli
uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli
uomini stende sulla sua tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura
nelle sue combinazioni naturali.
È cosi che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza
dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une
rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
È così che non si ha bisogno di spiegazioni sapienti, né di
conoscenze approfondite, in chimica, per nutrirsi sanamente.
“In generale la maggior parte degli alimenti contengono farinacei,
proteine e grassi, scrive Frédéricks. Ecco ciò che rende il regime Hay un poco
ingannevole.”
Il dottor Hay ha sottolineato l’incompatibilità dei farinacei con le
proteine. Egli nutriva i suoi malati di farinacei e proteine in pasti separati,
per evitare loro le noie provenienti, in verità, da razioni esagerate di
proteine-.
Egli prese in prestito queste regole dagli igienisti, secondo
Shelton, e prestò poca attenzione alle altre regole concernenti le combinazioni
alimentari. Suppongo che Frédéricks si attaccasse a questa dissociazione
proteine/farinacei.
“Se egli trova questa combinazione ingannevole, è semplicemente
perché egli non ha prestato abbastanza attenzione ai processi della digestione.
È vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni
sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva.
È così, e questo fatto è ignorato dalla maggior parte dei dietologi:
il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive – dal punto di vista
secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione – ai
bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei
succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti
differenti.”
LA SPECIFICITÀ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITÀ
Per parte nostra, consideriamo che l’argomento sulle combinazioni
naturali o artificiali è tirato per i capelli.
Perché? Perché i cereali e le leguminose, implicati in questa
controversia, non sono specifici all’essere umano!
Non sono i cereali che contengono proteine e farinacei insieme?
La risposta di Shelton forse concernerebbe gli uccelli, che li
mangiano, ma sicuramente non gli umani, per i quali essi non sono specifici. Ma
chi ha mai detto che i cereali fossero facili da digerire? Essi non lo sono.
Quando si mangia del pane integrale, solo o con un poco di
formaggio, la digestione è sempre difficile, in entrambi i casi, con poca
differenza.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il
formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa
piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso
presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale,
fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni
sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano.
È un mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro
compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione
concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
Come la natura combina gli amidi con le proteine?
Nelle radici ci sono molti farinacei e un poco di proteine, negli
ortaggi e nelle verdure c’è un poco di proteine e di farinacei.
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
In Hygienic Review, vol.37, n-° 1 (Settembre 1975), Shelton pubblica
un articolo appassionante del dottor Ralph Bircher Benner, sull’argomento della
questione controversa delle proteine.
“Kofranji, dell’Istituto Max
Planck, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e
un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.”
“Dal loro lato Oomen e Hipsley
hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente un
salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle
prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il
giorno.”
Ecco di che mettere in rotta tutti i dietologi.
Non vedo perché Shelton e tanti altri raccomandino delle dosi
proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno. Con una simile dose, i
guai sono inevitabili, ma poi non occorre metterli in relazione con le cattive
combinazioni!
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono
una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di
girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie,
fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle
proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in
questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere
La frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani
presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo
forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli
impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una
potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede
come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano,
poiché esse non ci concernono.
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
La digestione, scrive Shelton,
è un processo fisiologico nel quale un corpo varia le sue attività, secondo i
diversi fattori, e secondo le caratteristiche degli alimenti che esso è
impegnato a ridurre in materiali convenienti.
Un fatto rimarchevole può
essere notato, che concerne il lavoro delle ghiandole digestive: cioè,
l’apparato digerente può variare i suoi fluidi e i suoi enzimi, per adattarli
alle caratteristiche degli alimenti consumati.
Citiamo a questo fine Arthur
C. Cuyton, nel suo manuale classico Textbook of Physiology (Seconda edizione,
1961).
“In certe porzioni
dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri
costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti.”
Pavlov aveva senza dubbio
sottolineato di più la capacità del tubo digerente di adattare i suoi fluidi e
i suoi enzimi al tipo di alimenti consumati, quantunque ci fosse una certa
conoscenza di questo fatto, prima delle sue ricerche strepitose.
Notiamo di passaggio che i
fisiologi generalmente conoscono questi fatti ai nostri giorni, ma né Pavlov,
né alcuno tra loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita
quotidiana. Cioè, essi non l’hanno applicato ai loro menù quotidiani. Sembra
considerarsi la fisiologia una scienza “pura”, senza rapporto pratico con la
vita quotidiana degli individui.
Le variazioni nei costituenti,
enzimatici e altri, delle secrezioni digestive, secondo i diversi alimenti
consumati, è uno sforzo per adattare i succhi digestivi ai bisogni della
digestione dei diversi alimenti.
“Queste variazioni comprendono
cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella
concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per
adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi
e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, non
è tuttavia possibile che se questi ultimi non sono radicalmente differenti, gli
uni dagli altri.
Queste variazioni nelle
concentrazioni acido/alcalino delle secrezioni, nella loro composizione
enzimatica e nel tempo della loro regolazione, non possono avere senso che se
gli alimenti sono consumati soli o con altri che non entrano in conflitto con i
processi digestivi reclamati per questa categoria.”
“Il dottor Tilden aveva
l’abitudine di dire che la Natura non ha mai prodotto un sandwich. È evidente
che l’apparato digerente umano è adattato alla digestione delle combinazioni
alimentari naturali, cioè quelle che la Natura ha essa stessa combinato, ma non
è sicuramente adattato a elaborare miscugli artificiali, tali e quali le
persone ne consumano tutti i giorni.”
Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema
digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
Per contro, sorgono difficoltà quando il pasto comprende alimenti
incompatibili, come quelli consumati nelle festività di Natale e delle altre
feste. Tali feste terminano sempre con un’”epidemia” di avvelenamento
collettivo. Una mescolanza artificiale di alimenti, tale e quale si consuma
correntemente, è un ostacolo a qualsiasi variazione possibile nella
composizione delle secrezioni digestive, necessarie per assicurare una buona
digestione.
È per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili,
affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.
Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono
facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento
non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua
digestione diventa difficile.
Si sa quanto sono difficili
da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che
procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza
della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
Infine, bisogna sapere che la distinzione tra una combinazione
naturale, in un solo alimento specifico, e un’altra artificiale, in due o
parecchi di alimenti pure specifici, non è mai stata oggetto di esperimenti
comparativi.
Quantunque il dottor Tilden fosse professore di fisiologia in una
facoltà medica negli Stati Uniti, non aveva fiducia nei fisiologi. “Non ha
senso, diceva, di spaccare i capelli in quattro, a proposito delle combinazione
chimica degli alimenti o quella delle secrezioni stomacali, né di sollevare una
controversia inutile. Nessuno sa niente di sicuro sulle reazioni del corpo
quando gli alimenti sono mescolati insieme nello stomaco.”
Il dottor Tilden era all’avanguardia del progresso, nel campo degli
alimenti compatibili.
Ecco perché noi dobbiamo avvicinarci, il più possibile, a ciò che è
semplice, logico, per non commettere errori.
ESPERIMENTI
DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI
FARINACEI
Già nel 1891, il dottor
Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cures (Come la Natura guarisce).
“Non appena il farinaceo, in
corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo
stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi
trasformazione del farinaceo in glucosio.”
È dunque un centinaio di anni
che i fisiologi lo sapevano: l’enzima salivare che converte gli amidi in
zuccheri, conosciuto sotto il nome di ptialina o enzima salivare, è distrutto
dall’acido.
Senza acido, la ptialina della
saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
Gli esperimenti del professor
John Goodfellow, professore di fisiologia e d’igiene all’Istituto Bow and
Bromley, in Inghilterra, coautore di un trattato Fisiologia Pratica, hanno mostrato che nella bocca si produce una
conversione limitata.
PRIMO ESPERIMENTO
Nel suo primo esperimento, 3 gr. di briciole di pane bianco, non
mescolati a checchessia, erano mantenuti nella bocca, per sessanta secondi. Il
pane, saturato di saliva, era in seguito ritirato dalla bocca, poi posto in
ambiente acido. La bocca fu lavata con acqua distillata, e questa acqua
mescolata con l’alimento posta poi nell’ambiente acido, nella provetta.
L’acido arrestò l’azione
diastasica della ptialina in 60 secondi.
Si analizzò in seguito il pane
e si comparò la sua composizione con l’alimento ritirato dalla bocca.
Quest’analisi mostrò che prima di essere messo in bocca, il pane conteneva 75,4
parti di amidi e 3 parti di destrina. Il pane insalivato conteneva 67,7% di
amidi e 4,6% di destrina.
Concluse dunque da questo
esperimento che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in
zucchero e in destrina durante l’insalivazione.
SECONDO ESPERIMENTO
Durante il suo secondo
esperimento, 3 g del medesimo pane erano anzitutto inumiditi col tè e
insalivati per il periodo medio necessario, per la maggior parte delle persone,
qualunque sia l’alimento (15 secondi).
In seguito l’alimento fu
ritirato dalla bocca e trattato come nel primo esperimento.
L’analisi mostrò, in questo
esperimento, che dopo l’interruzione dell’azione salivare con l’acido, restava
ancora il 73,8% di amido e solo il 4,1% di zucchero.
Il professor Goodfellow
concluse che solo il 2% degli amidi inumiditi sono convertiti in zucchero nella
bocca nelle circostanze ordinarie.
Questo esperimento dimostra il
ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea
la necessità di mangiare i farinacei secchi.
TERZO ESPERIMENTO
Nel suo terzo esperimento, 6
grammi di pappa di avena comune mescolata a latte e zucchero di canna, erano
insalivati per quattro secondi (un certo numero di osservazioni avevano
rivelato che è il tempo medio che la maggior parte delle persone trattiene la
pappa in bocca), poi furono ritirati dalla bocca.
L’azione diastasica era
interrotta alla medesima maniera che precedentemente. L’analisi della pappa,
prima dell’insalivazione, mostrava che in cento parti solide e secche vi erano
60,4 % di amidi e 9,8% di zucchero.. Ma dopo l’insalivazione non si poté
scoprire alcuna differenza notevole. Infatti, si trovò appena un aumento
leggero di zucchero (destrosio e maltosio), che non rappresentava più dello
0,5% degli amidi.
Questi risultati dimostravano
ancora più drammaticamente la necessità di mangiare i farinacei secchi. Ma essi
dimostrano anche che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la
digestione orale dei farinacei.
Detto questo, la quantità di
ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e
non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc.
Ne deriva, che questi
esperimenti non sono validi che per una minima quantità di cereali, sostanze
che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Goodfellow diceva che per
parecchi anni aveva studiato la secrezione e la funzione della saliva, e che
aveva determinato, nei suoi esperimenti precedenti, che la secrezione salivare
era normale.
Diceva anche di aver fatto
esperimenti con i farinacei su un centinaio di persone.
QUARTO ESPERIMENTO
Ha riferito ancora un altro
esperimento eseguito su un giovanotto in buona salute, parzialmente
vegetariano, che si asteneva dall’alcol e dal tabacco. La sua saliva fu testata
con una preparazione standard di amidi prima dell’esperimento, e comparata in media
con un certo numero di altri risultati, ottenuti gli anni precedenti.
Al tempo stesso comparò la
saliva del giovanotto, con la propria, con quella del suo dimostratore, poi con
quella di un amico presente.
Ci disse che la saliva del
giovanotto rivelava un potere amilasico al di sopra della media. Parecchi
esperimenti minuziosi e delle osservazioni che si estendevano su un lungo
periodo, l’avevano convinto che non c’è una grande differenza nel potere
amilasico di varie persone.
Da parte sua, il dottor Densmore
ci informa che una parte insignificante degli amidi, è convertita in zucchero,
dall’azione della saliva, nella bocca, neanche se li si trattiene cinque
minuti. E questo cambiamento di amidi in zuccheri, aggiunge, non può
proseguirsi che in un ambiente alcalino. Ma poiché il succo gastrico è sempre
acido, ne segue che quasi tutti i farinacei restano non digeriti nello stomaco
e devono passare negli intestini prima di poter essere digeriti.
Noi sappiamo, ai nostri giorni,
molto di più sui processi della digestione e quelli della secrezione dei succhi
digestivi, in confronto al tempo del dottor Densmore. Si sa, per esempio, che
il succo gastrico non è sempre acido, e che può perfino essere alcalino!
Noi sappiamo anche che il pH
del succo gastrico è determinato dal genere di alimenti consumati, a condizione
che si mangi un solo alimento, o un solo genere di alimenti. È così che la
digestione amidacea può continuare nello stomaco, per due ore, nelle
circostanze favorevoli. Ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò
che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Quando Shelton parla di
separare gli alimenti proteici dai farinacei, parla di alimenti concentrati,
non specifici, che sarebbe preferibile scartare dal menù, invece di cercare di
limitarne i disturbi, con combinazioni migliori.
Infatti, Shelton raccomandava
130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente
difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione.
Ora, non c’è soluzione, poiché
questi alimenti non sono destinati al consumo, ma alla riproduzione della
pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.
LA MASTICAZIONE
In certi ambienti si raccomanda
di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione. Ci si fa
notare che milioni di persone inghiottono gli alimenti, senza masticarli
adeguatamente, che una parte dei farinacei è consumata sotto forma di pappe, di
pane umido, di riso cotto, talmente impregnato di acqua, che non ne deriva
alcuna eccitazione alle ghiandole salivari. Ne deriva che pochissima saliva è
secreta, e la maggior parte dei farinacei non è digerita nello stomaco, ma deve
attendere di trovarsi negli intestini per questo.
Se si prende in bocca un
farinaceo secco, lo si mastica e
trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se
lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della
conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un
farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume
poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà
più dolce.
Questi fatti mostrano la
necessità di mangiare i farinacei secchi. Quando si mangiano dei farinacei
inzuppati, pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o
altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO:
ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
I cereali che si consumano a
colazione, e che sono reclamizzati come incollanti sulle vostre costole, non
fanno che incollarsi sulle costole e anche sullo stomaco. Essi non passano
rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa
sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta,
lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non
vuol dire che nutrano inevitabilmente. Essi formano una buona pasta, incollante
ma di cattivi alimenti.
La pizza, molle, resta come una
pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è
talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la
raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza
per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
Si vede così che cosa bisogna
pensare della zuppa di frumento e di altri cereali, raccomandata a tamburo
battente dalla Vie Claire, altrettanto del muesli svizzero, raccomandato del
dottor Bircher Benner, totalmente indigesto per tante ragioni.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA
PRODUZIONE DI PTIALINA.
“Un altro
fatto, che non era noto al tempo di Densmore, è che lo zucchero, il miele, gli
sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando
ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è
secreta per digerire l’amido.”
Non
soltanto l’aggiunta dello zucchero porta all’abuso, ma le pappe di cereali, con
l’aggiunta dello zucchero sono trascinate lungo il tubo digerente, senza
saliva, di modo che ne segue la fermentazione, come al solito, in tali
condizioni.
Giorno dopo
giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei
catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie
(otiti), e nelle altre “malattie dell’infanzia”, le carie.
Qualsiasi
influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali,
impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al
disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione
cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri
e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie
di malattie ulteriori.
Trattare le
carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a
sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause
sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari.
Abolire
effetti accumulati, senza abolire le cause, è garantire che col tempo, “le
malattie della mezza età” e le malattie della vecchiaia non siano che delle
evoluzioni delle malattie dell’infanzia, e riposano sulla persistenza e
sull’accumulazione delle cause che producono queste ultime.
“La malattia comincia laddove la causa comincia; e persiste laddove la
causa persiste.”
Il termine “malattia
dell’infanzia” è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata,
cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che
giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie
ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
Tutte queste tappe della vita
possono fare a meno delle malattie!
Si può vivere senza essere mai
malati!
LE QUATTRO REGOLE PER I
FARINACEI
“In breve, dai fatti precedenti
scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che
concerne i farinacei:
1)
I farinacei, non devono essere mangiati con lo
zucchero, fosse pure un frutto.
2)
I farinacei non devono essere consumati con un alimento
acido.
3)
I farinacei non devono essere consumati con un alimento
azotato.
4)
I farinacei non devono essere inzuppati.
Dopo più di quarant’anni,
scrive Shelton, la regola negli ambienti igienisti è di non consumare alimenti
zuccherati con i farinacei. Noi non diciamo, (come la medicina. A. M.) a quelli
che vengono a domandarci consiglio: se voi prendete i farinacei con gli
zuccheri, in seguito prendete del bicarbonato di sodio!
Noi diciamo loro piuttosto:
evitate questo miscuglio zucchero/farinacei, per evitare le fermentazioni che
sono quasi inevitabili.
Noi riteniamo che è un follia
prendere un veleno, poi di prenderne l’antidoto! Noi diciamo che è meglio non
mangiare, per prima cosa, il veleno.
Lo zucchero con i farinacei,
significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Quelli che hanno la cattiva
abitudine di mangiare il miele sul pane o in altri farinacei e che sono
ingannati dall’errore popolare secondo il quale il miele è naturale e che può
in sovrappiù essere mangiato con qualsiasi cosa, dovrebbero sapere che questa
regola che dissocia gli zuccheri/ farinacei, si applica anche al miele.
Il miele, lo sciroppo, lo
zucchero, con le torte, con i cereali, questi miscugli significano la
fermentazione.
Il bicarbonato di sodio interromperà
l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.”
Ecco perché le torte, le
pasticcerie, i sandwich di confetture, le cakes, sono indigeste. Le si ritrova
l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert che io
tollero, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), io raccomando che
lo si prenda dopo un intervallo di un’ora.
Attenzione! Questo dessert non
vale che per i giovani e per i lavoratori fisici, non per i sedentari. Infatti,
altrimenti il pasto sarebbe troppo ricco.
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
Nel loro manuale classico
Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e
Smith dicono:
Il ruolo giocato dalla saliva
nella digestione degli amidi, nei mammiferi, è incerto, a causa delle durate
variabili di contatto tra l’enzima e il substrato. Il miscuglio del bolo
alimentare con succo gastrico acido interrompe senz dubbio l’azione
dell’amilasi salivare, poiché questo enzima è interrotto a un pH basso.
Si può supporre che la
digestione salivare continui unicamente negli individui le cui secrezioni
gastriche di HCL sono deficienti.
Che cosa vogliono dire?
Semplicemente, che l’acido cloridrico del succo gastrico interrompe o distrugge
l’amilasi salivare, detta ptialina, nello stomaco.
Ma poiché questo fatto è ben
noto dai fisiologi e dai chimici fisiologi, essi cercano di interpretarlo, di
attenuarlo, invece di riconoscere, come i loro predecessori, che la digestione
salivare si interrompe non appena l’alimento raggiunge lo stomaco.
D’altra parte, Arthur E.
Anderson, in Essentials of Physiological Chemistry 1961 (Le Basi della Chimica
Fisiologica) dopo aver doverosamente riconosciuto questo fatto cerca di
disimpegnarsi dalle conclusioni che si impongono dicendo:
Poiché l’amilasi salivare agisce fino al pH 4,00, è evidente che
un’azione considerevole può avere luogo nello stomaco, prima dello sviluppo di
un’acidità sufficiente per inibirla.
Si è così stimato che l’attività dell’amilasi può continuare per 30
minuti dopo la deglutizione degli alimenti.
Nondimeno, la ripetizione delle
prove di Anderson, con l’aiuto di un usuale acidometro, non rivelano
assolutamente alcuna attività al pH 4 e una leggera attività al pH 5, che è
meno acida. (L’acidità è più forte quando la cifra è più bassa.)
Ne risulta che l’attività
dell’amilasi è inibita nello stomaco prima di quanto lo .dica Anderson.
D’altronde, i test hanno mostrato che l’acido cloridrico, aggiunto agli
alimenti, interrompe l’azione della ptialina in 60 secondi. L’acidità del succo
gastrico è un fattore da considerare, non solamente nel momento in cui il succo
acido comincia a penetrare nel bolo alimentare, ma dalla deglutizione della
prima boccata. In Physiological Basis of Medical Practice (Base fisiologica
della pratica medica), del 1961, Best e Taylor scrivono:
L’amilasi salivare reclama per la sua azione
un ambiente alcalino, neutro o leggermente acido.
Dunque si è pensato che un succo gastrico
più acido impedirebbe o interromperebbe la digestione salivare.
Nondimeno, è stato mostrato che l’ultima
parte del pasto che consiste abitualmente in idrati di carbonio, può restare
nella parte alta dello stomaco, protetto per qualche tempo dall’azione del
succo gastrico, da uno strato di alimenti ingeriti precedentemente.
È probabile, per questa ragione, che nelle
circostanze favorevoli, una digestione apprezzabile di amidi si compia in
questo periodo.
Si vede a prima vista che i
fisiologi cercano di defilarsi. Il loro inganno inconsapevole salta agli occhi.
Infatti, le persone non mangiano necessariamente gli idrati di carbonio (pane,
riso, paste) alla fine del pasto. Non si prende il formaggio alla fine? Quanto
ai dessert, essi non richiedono la digestione salivare.
Le persone mangiano
correntemente il pane col prosciutto, con la carne, non separatamente.
Se il fisiologo si soddisfa di
una digestione amidacea apprezzabile, nella parte superiore dello stomaco,
suppongo che si soddisfi di una digestione deficiente, come è il caso
correntemente quando si mescola tutto insieme. Ma per quelli che desiderano una
digestione migliore, tali miscugli sono da evitare.
Per parte mia, non dubito che
lo stomaco sia capace di fare parecchie tasche, separate, per evitare il
miscuglio degli alimenti, in una certa misura, come vedremo più avanti nel
nostro studio.
Ne ho portato la prova in osservazioni inedite fino ad allora.
Queste osservazioni scalfiscono un poco certe regole, emesse da Shelton e
altri.
Anderson dice in seguito: “qualsiasi amido che non è stato
idrolizzato nella bocca e nello stomaco, dall’azione salivare, è digerito negli
intestini, dall’amilasi pancreatica.” È la posizione ufficiale, insegnata
dovunque: quando uno stadio della digestione è fallito, esso è recuperato e
rimediato in seguito.
È vero? Ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle
feci, in quelli che fanno tali miscugli.
“Succhi gastrici molto acidi
sono secreti per digerire gli alimenti proteici.
Ma se dei farinacei sono
mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o
leggermente acido.
E se il farinaceo contiene
delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la
secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della
digestione salivare.” Vol. 31, N.11 Hygienic Review
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CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
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Noi siamo un
popolo che mangia solo quando ha fame. - IL PROFETA MAOMETTO (Il Corano)
Nella ragione sud del Gulag, l’abuso dei fertilizzanti chimici aveva
trasformato la terra in un deserto arido. Più nulla cresceva. Allora si pensò
di mettere a frutto i morti e si
installò una fabbrica di salsicce…
L’inventore del metodo fu d’altronde onorato e gli fu conferita una
medaglia, come fu visto nel film SOLE VERDE. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL
PARADISO.
Dio era deluso dell’umanità. Cercò di finirla con gli umani rendendo
sterili certe donne, ma il dottor Mefistofele, premio Nobel della medicina,
scoprì un medicinale affinché le donne partorissero, non solamente dei gemelli,
ma dei trigemini e anche quinquigemini. Ancora una volta egli aveva trasgredito
le Leggi della Natura. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
È dallo stomaco che proviene la malattia, di conseguenza il digiuno
è il miglior rimedio. – IL PROFETA MAOMETTO.
È talvolta necessario prendere un uomo o abbattere una casa, ma noi
abbiamo ben cura che non sia né il boia né il demolitore che ne siano giudici,
altrimenti nessun collo sarebbe al sicuro. E tuttavia noi facciamo del medico
un giudice.- GEORGE BERNARD SHAW.
L’arte medica di far sussistere insieme l’intemperanza e la salute,
è un’arte altrettanto chimerica della pietra filosofale, dell’astrologia
giudiziaria e della teologia delle nuvole. – VOLTAIRE.
Tuttavia, certi medicinali facevano sì che le donne partorissero dei
mostri che non avevano né braccia né gambe. Mefistofele era trionfante: era il
regno della talidomide. Un villaggio tedesco ne aveva parcheggiato 5000 di
questo tipo.
Il pubblico si commosse. E Dio anche. Allora, egli abbassò la media
della vita da 150 anni a 70 anni soltanto, per liberare la terra dal massimo di
debosciati. Ma Mefistofele, premio Nobel della Medicina, come per burlarsi di
Dio e delle sue Leggi Divine, inventò la Pillola. - L’UOMO, LA SCIMMIA E IL
PARADISO.
IL VINO E L’ACETO
Dietro le sue brillanti facciate, la società attuale mantiene con
cura i vizi che creano la malattia. – Dottor Pathault.
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto,
per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o
distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000
l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di
aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina
francese, equiparabile al pinzimonio),
sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il
pane, le leguminose.
L’aceto non è nocivo solamente a causa dell’acido acetico, sostanza
tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare).
Contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico,
ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto
facciano dimagrire.
I miei lettori dovrebbero sapere pure che l’ACETO DI SIDRO,
proveniente dalle mele, che è tanto vantato in medicina naturale, come
droga-miracolo, contiene anche dell’acido acetico e dell’alcol. Non è
commestibile, non solamente perché impedisce la digestione, ma perché contiene
questi due veleni.
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della
saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella
bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance,
dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi
della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, questi alimenti non devono essere consumati ne
medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le
carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
Ci sono ancora altre sostanze che distruggono la pepsina. Così
degli esperimenti spinti hanno mostrato che i residui lasciati nel pane dalle
polveri che rimpiazzano il lievito, ritardano la digestione proteica.
Quantunque la maggior parte di questi esperimenti fossero
realizzati con polveri, dette cremor tartaro, non sembrava che esistesse
polvere che fosse esente da questo effetto negativo. Perfino la baking soda distrugge la pepsina e
ritarda la digestione proteica.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per
far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Tutto ciò che inibisce la secrezione dei succhi digestivi, che
altera la loro composizione o che distrugge i loro enzimi, ritarda o sospende
il processo digestivo.
È, dunque, importante non prendere niente con gli alimenti che
possa alterare le reazioni acide e alcaline dei fluidi digestivi, inibisca le
loro secrezioni o distrugga i loro enzimi.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che
impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel
medesimo pasto.
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CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
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Per servire di réclame a un rimedio a un’operazione, non avete che
da scegliere i progressi più rassicuranti compiuti dalla civiltà, e presentare
rimedio e progresso come aventi un rapporto da causa a effetto. Il pubblico
berrà il falso ragionamento senza fare una smorfia. – GEORGE BERNARD SHAW.
La replezione è il veleno dell’intelligenza. – IL PROFETA MAOMETTO.
Gettate i medicinali ai cani. – SHAKESPEARE.
Il medico è un uomo pagato per raccontare favole nella camera del
malato, finché la Natura non l’abbia guarito o i medicinali non lo abbiano
ucciso. - MOLI ÈRE.
IL CAFFÈ, IL TÈ E IL SALE
I microbi e i virus non
causano la malattia, non più di quanto le mosche causino la sporcizia. – A. M.
Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle
sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello
stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma
anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo
stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione
totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza,
gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la
diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Poiché con l’indigestione totale, non si risente più di niente
seduta stante. E tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito,
né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e
sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione
stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano.
Siccome esse sono indigeste e provocano l’irritazione su tutta la
lunghezza dell’apparato digerente, è probabile che inibiscano anche la
digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che
sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate,
mentre che per le altre si aggiunge loro del sale. Son utilizzate per le
minestre o per insaporire le insalate, o altri alimenti, o come condimento,
altrimenti come complementi alimentari. Essi inibiscono la digestione
stomacale, a volte per ore.
Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste
sostanze.
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CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
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Se si fosse trattato dell’occhio destro, dice, io l’avrei guarito,
ma le piaghe dell’occhio sinistro sono incurabili.
Tutta Babilonia, che piangeva il destino di Zadig, ammirò la
profondità e la scienza del grande medico Hermès. - VOLTAIRE.
Un recente Gulag stava per essere installato, su rchiesta generale
dei medici, che reclamavano, sempre e tutto il tempo, un accrescimento delle
loro enormi entrate. Era il gulag dell’AIDS, col suo enorme mercato non
sfruttato di parecchi miliardi.
Il virus infine scoperto e smascherato fu accasciato e incriminato,
come causa, mentre è sempre esistito nella Natura, sotto un forma o sotto
un’altra. Solamente, a forza di aiutare le difese naturali dell’organismo con
gli antibiotici, l’uso ripetuto di questi veleni aveva finito con l’indebolire
queste difese naturali, esattamente come la stampella indebolisce i muscoli. -
IL GULAG DELL’AIDS.
LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
Il germe non è niente, il
terreno è tutto.
Non c’è solo il caffè, il tè e il sale, che rovinano la digestione
degli alimenti quantunque compatibili.
La cipolla, l’aglio e lo scalogno, come il ravanello nero o rosa e
tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di
mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la su lunghezza.
Così essi inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello
rosa e nero, provocano molta irritazione.
Sarebbe dunque saggio
astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la
digestione.
Potreste benissimo non
mangiare come tutti, in modo disordinato, e poi ricorrere, dopo il pasto, a dei
cachet per palliare i disturbi che ne derivano.
Evitare i disordini,
evitandone le cause, è sicuramente preferibile al male, deliberatamente
ricercato, che si cercherà poi di palliare con i rimedi, i cui misfatti sono
peggiori degli alimenti con tutti i loro condimenti.
14
I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
In futuro non ci sarà bisogno di fare la guerra: i medicinali
saranno sufficienti ad annientare la civiltà.
La natura non aggiunge spezie
al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal
sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è
richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il
latte della madre in buona salute.
Ecco un’analisi magistrale di Shelton, come la maggior parte delle
sue analisi.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli
aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo
digestivo senza essere assorbiti, secondo il biologo inglese Relis B. Brown,
nel suo libro Biology. È lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo
zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il
peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono
digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una
decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei
bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano
solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano
una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando
si usano dei condimenti.
UN’ESPERIENZA PERSONALE
Avevo ricevuto un graziosissimo cofanetto, in occasione del mio
compleanno, da uno dei miei adepti. Si trattava di una scatola, fornata da
liane intrecciate e ricamate con dei fiori multicolori.
Questo cofanetto conteneva timo colto di fresco nel sud della
Francia. Io lo lasciai seccare. Poi sfregandolo tra le dita, lo gustai sulle
patate cotte la sera.
L’ho usato per mesi, senza prestare attenzione ai sintomi che esso
potesse occasionare. Ma un giorno, la sete che io avevo sentito dall’inizio
dell’uso di questo condimento, che io ritenevo anodino e inoffensivo, attirò la
mia attenzione.
Io so che la sete è un sintomo generalmente cattivo: esso denota il
consumo di un alimento proibito, fa notare l’indigestione. Bisognava cercarne
la causa ed eliminarla.
Fu allora che riflettendo, cosa che non avevo fatto mai
precedentemente, per questo, che io compresi rapidamente da dove venivano i
miei problemi.
Interruppi subito il timo, e la sete scomparve presto.
Usavo anche la cannella sulle carote frantumate col mixer. Ma
compresi che tutti gli aromi, anche i più leggeri, erano da scartare.
Gli alimenti compatibili che io mangiavo erano trasformati in
alimenti non digeriti per colpa dei condimenti e degli aromi. Bisognava che io
trovassi il mio piacere altrove che nelle fantasie alimentari!
I FARINACEI
La scienza medica ne arriva,
sempre più, a rappresentare non la scienza, ma ciò che c’è di più
disperatamente, di amaramente contrario alla scienza. – GEORGE BERNARD SHAW.
Prima di abbordare la questione dei farinacei compatibili, vediamo
la principale caratteristica di questi alimenti.
Essi comprendono i cereali, le radici (patate, topinambur,
rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.)
Anche i legumi sono farinacei, ma siccome essi contengono una forte
proporzione di proteine, noi li escludiamo.
I piccoli farinacei contengono poco amido, sono: i cavolfiori, i
carciofi, i fagioli verdi, i cavoli, le bietole, il peperone, ecc.
Si considera, scrive Shelton,
che Carlton Frederick è il dietologo più capace in America. È un biochimico,
che ha passato otto anni con il dottor Casimir Funk, l’uomo che ha forgiato il
termine “vitamina”, e che è stato il pioniere nel campo delle vitamine.
Il signor Frederick h tenuto
delle conferenze a migliaia di medici, di dentisti, di infermieri
sull’argomento della nutrizione. Egli parla regolarmente alla radio e ha
scritto parecchi libri su questo argomento.
Cioè la sua autorità
riconosciuta dovunque.
Egli ha stabilito delle
regole concernenti i farinacei. Secondo lui, non bisogna mangiare più di due
alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto.
Cioè, per esempio, se voi
prendete pane e patate, allora avete esaurito la vostra razione.
Un pasto, dice lui, che
comprenda dei piselli, pane, e patate, zucchero e torte, dovrebbe comprendere
anche delle pillole di vitamine del complesso B, bicarbonato di sodio e
l’indirizzo del più vicino specialista in artritismo o in malattie
degenerative.
Si vede così che Frederick si avvicina alle regole igieniste.
Secondo queste, non bisogna prendere più di un solo carboidrato a pasto, non
due come lui tollera.
Non dimentichiamo che i carboidrati comprendono i farinacei e gli
zuccheri.
Ma questa regola non si applica ai piccoli farinacei, già enumerati.
Cioè si possono mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote,
ecc.
Bisogna saper distinguere tra i grandi farinacei, concentrati, i
farinacei medi, tra i due, e i piccoli farinacei.
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche,
ceci, soia)
I FARINACEI MEDI
Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.
I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.
Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli
farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna
stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i
piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati,
visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro
concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra
loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il
corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a
trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, scrive Shelton, la pratica igienista
consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i
farinacei.
Questa insalata sembrerà enorme, in rapporto alle quantità
minuscole che si mangiano ordinariamente. Essa si compone di crudità, fresche,
e comporta dunque un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma
autentica, contrariamente ai complementi alimentari (capsule, lieviti, ecc.)
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
Facciamo qui una digressione, utile però, a proposito dei
complementi alimentari, venduti nei negozi di regime.
Niente
può soddisfare gli igiefili che il prodotto originale, allo stato naturale. È
questo o niente affatto, scrive Shelton.
Gli
igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai
laboratori.
(Fosse pure, a torto, qualificato naturale, certamente per
venderlo. - A. M.)
Lo scopo dei complementi alimentari è puramente commerciale. Essi
si attaccano al feticcio medicamentario, all’idea medica del rimedio, per
quanto così stupida.
Il grande dietologo, Fredericks, di cui abbiamo parlato un poco
sopra, raccomanda i complementi alimentari e sottolinea l’azione delle vitamine
che essi apportano.
Ma una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi
noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti.
In breve, ritorniamo a ciò che ci interessa per il momento.
Secondo Fredericks, si possono prendere due farinacei nello stesso
pasto, ma non più. Per esempio, secondo lui, si possono, mangiare pane e
patate, ma si è così esaurita la razione permessa, secondo le sue parole.
Per contro gli igienisti non consigliano che un solo alimento
concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)
Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro
che fermenta.
2)
Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno
troppi farinacei.
Quando vedo degli alimenti per neonati, composta di un miscuglio di
5 cereali, io mi dico: poveri neonati.
Non solo il miscuglio è cattivo, ma i cereali, per loro stessi, non
sono alimenti specifici per l’essere umano.
È sufficiente vedere e sentire le feci di queste giovani creature,
innocenti, per comprendere che la loro alimentazione ha fermentato.
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CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
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In questa patria dell’umano non esiste alcun sostituto dello sforzo
personale per recuperare la salute.
Due giorni dopo, Zadig fu perfettamente guarito. Hermès, il grande
medico, scrisse un libro in cui provò che egli non sarebbe dovuto guarire. –
VOLTAIRE.
Un corpo sano racchiude pochi rifiuti, ma sufficientemente per
nutrire pochi microbi, mentre in un corpo malato l’aumento dei rifiuti,
permette la proliferazione e la nutrizione di un grande numero di microbi.
Il medico difende con tutte le sue forze la vaccinazione, poiché
essa significa per lui il pane per i suoi figli. – GEORGES BERNARD SHAW.
Non c’è che un solo rimedio che vi possa alleviare, è di applicare
sul fianco il naso che sia morto il giorno prima.
-
Non più strano, rispose lui, dei sacchetti del signor
Arnouil contro l’apoplessia. – VOLTAIRE.
L’eccesso a tavola e nelle bevande sono mortali per l’uomo, come
l’eccesso di acqua è mortale per la pianta. IL PROFETA MAOMETTO.
16
LA FRUTTA
FRESCA
Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a
contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento,
a costo di cambiare frutto ogni volta. Essi non hanno scelta e non possono
permettersi parecchie varietà insieme, per soddisfare le loro voglie e i loro
capricci.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono
consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola
varietà.
Infatti, se non si mangiano che arance, e se se ne consumano
parecchie, si rischia di introdurre troppi acidi nell’organismo.. e per poco
che si sia tossiemici, se ne risentirà una certa enervazione. Se non si
mangiano che pere, è possibile che non si arrivi a digerirle convenientemente.
Se si mangiano dei pompelmi, si sarà presto sazi con due frutti, il che non è
sufficiente per nutrirsi, a meno di mangiare altra cosa un poco più tardi.
Infine, quando ci si limita alle pesche, esse sono diuretiche.
E se non si mangiano che mele: nessun inconveniente, poiché esse
sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che
uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è
variato.
LA MONOTONIA NELLA NATURA
Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un
cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi,
né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più
soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità,
nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di
variare. Ma non bisogna cadere, come dovunque nella nostra società civilizzata,
nei pasti sofisticati. Questi pasti complicati, quantunque siano un regalo per
i nostri occhi e catturino l’immaginazione, al più alto grado, non nutrono il
corpo.
Ora, noi non possiamo vivere solamente nutrendo la nostra mente!
Fossimo felici in tal modo.
Noi dobbiamo, a un certo tornante, scegliere tra la malattia e la
salute.
Parecchie persone non si accontentano di mangiare la frutta, tale e
quale, intera, ma preferiscono prepararla, in un specie di insalata,
tagliandola e disponendola in modo artistico, su un piatto decorato come
farebbe un paesaggista con i fiori in massa e le verdure che lo circondano.
I SUCCHI
E i succhi? Per i principianti, è accettabile, questione di
soddisfare le loro voglie.. certuni vivono del gesto di bere un succo:
elegante, al limite dello snobismo, che non quadra con la volgarità di
sgranocchiare a pieni denti, facendo un rumore che sconvolgerebbe delle
orecchie caste.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano
troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben
digeriti. Il transito intestinale è tropo rapido, mentre con un frutto intero
esso è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo
necessario per la loro azione.
Ecco perché i frutti rischiano di provocare un’indigestione,
seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso.
Bisognerebbe assorbirli lentamente.
E finalmente, questa polpa che si disdegna, che si scarta, contiene
materie nutritive preziose. Questa cellulosa, cosiddetta indigesta, serve anche
a spazzare gli intestini, a prevenire la costipazione. Certamente, vi sono
delle circostanze in cui non si può fare altrimenti che prendere dei succhi.
In conclusione, tutti i frutti freschi sono compatibili, gli uni
con gli altri, salvo con le banane.
LE BANANE
Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido,
indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
Del resto, noi le scartiamo totalmente, a causa dei loro
inconvenienti. I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma
noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Io ho osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di
avvelenamento, ma che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menù
corrente, soprattutto se si mangia soltanto una o due banane. Questi sintomi
non sono evidenti che se si supera questa quantità.
Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o
per nulla formate. Gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri,
incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si
sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si
reagisce più rapidamente ai veleni.
Quelli che mangiano come tutti e che finiscono il pasto con una
banana, non sentiranno sintomi in modo netto: un veleno di più o di meno non
farà differenza in loro.
Ho fatto l’esperimento su me stesso: dopo un digiuno di tre giorni,
ho interrotto con banane molto mature. Risultato, ho sentito sintomi di leggera
cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata,
sensibile.
Ho ricominciato la medesima esperienza, questione di assicurarmi. I
sintomi furono gli stessi!
Mi si è riferito, più di una volta, che certi studenti, drogati,
raschiano l’interno della pelle delle banane, per far seccare il prodotto tolto
e in seguito fumarlo come l’hashish. Quale è dunque questo veleno raccolto? Il
dottor Valnet, omeopata, raccomanda di pelare le banane due volte, vale a dire
di raschiarle dopo averle pelate, poiché dei veleni, sembra, si trovano sulla
superficie del frutto pelato.
Ma perché le banane allora sono così deliziose? Perché le scimmie
le mangiano, dilettandosene?
Anzitutto noi siamo apparentati ai gorilla, non alle altre scimmie
e i gorilla non mangiano banane. Secondo il dottor George Schaller, nel suo
libro UN ANNO CON I GORILLA, non si può portare i gorilla a mangiare e banane,
checché si faccia.
Inoltre, quantunque le banane soddisfino le tre condizioni più
importanti dell’alimento specifico, cioè che sono gradevoli alla vista,
all’odorato e al gusto, il nostro istinto non è abbastanza perfetto per
scoprire i loro inconvenienti, come quello del gorilla che, lui, le rifiuta.
Non è lo stesso problema con le prugne secche e le prugne? Esse vi
sembrano gradevoli alla vista, all’odorato e al gusto e non di meno esse hanno
la reputazione di essere un poco lassative. Lassative vuol dire che il corpo le
rigetta nelle feci, poiché non arriva a digerirle. Esse contengono un acido che
il fegato non può neutralizzare. In conclusione il nostro istinto del gusto è
certamente atrofizzato.
Le banane, fossero pure ben mature al sole dell’Africa, non
convengono all’uomo, al pari delle prugne, mirabelle, regine claudie (varietà
di prugne), susine..
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo
pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri, e il melone, dei quali parleremo
più avanti.
LA FRUTTA ACIDA
Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il
frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti
gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che
il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari
contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve
alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di
che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase
digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in
un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il
potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi,
provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia
pure di poco. Mangeranno più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato, il
latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi
cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe
così la digestione di quei farinacei.
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA ?
In generale, la buccia della frutta è indigesta e si ritrova nelle
feci. Esempio: la buccia dei pomodori, ben visibile. Lo stesso avviene con la
buccia dell’uva, delle mele, delle pere. Si ha un bel masticare con i denti,
niente da fare. Impossibile trasformarla in purea! E ciò che i nostri denti,
molto duri, non possono ridurre, i nostri intestini delicati non lo potranno
mai
Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle,
più tenera.
E i trattamenti chimici? Essi sono concentrati sulla buccia.
Ma si dirà, è nella buccia che si trova il più delle vitamine. E se
la si gettasse se ne sarebbe privati.
Non dimentichiamo che la polpa della frutta contiene anch’essa
delle quantità di vitamine, e che un decimo soltanto basterebbe ai nostri
bisogni, se soltanto fosse digerito.
La frutta è compatibile con lo yogurt, come abbiamo detto, ma non
col formaggio, che è troppo concentrato.
LE COMPOSTE
Stanchi di mangiare frutta tutto l’anno, certi adepti si voltano
verso le composte.
Le composte sono un sacrilegio! Non si ha l’idea di cuocere un
frutto per distruggere le sue vitamine, i suoi enzimi e i suoi sali minerali,
senza parlare degli oligoelementi.
Bisogna bandire l’idea che un frutto possa essere cotto.
Mi si è ribattuto che io tollererei una cottura a metà per gli
ortaggi, potrei accettarlo anche per la frutta.
Ma la cottura non è che un ripiego. Non bisogna mai mangiare cotto
ciò che si può mangiare crudo.
Esempio: se si possono mangiare le mele e le pere crude, è idiota
il cuocerle, col pretesto del cambiamento e della varietà. Un alimento
distrutto dalla cottura non apporta niente di buono al corpo. Fosse pure
gradevole mangiarlo.
Il piacere che ci apporta un alimento non basta a nutrire il nostro
organismo, se questo alimento è privato di qualsiasi sostanza nutritiva.
Si ha idea di cuocere i cetrioli, il finocchio, mentre sono
deliziosi se sono mangiati crudi?
Infine, l’abitudine è di aggiungere alle composte, nocive di per
sé, dello zucchero bianco o rosso. Ciò le rende doppiamente malsane. Infatti,
lo zucchero industriale non è compatibile con quello della frutta (o
fruttosio).
D‘altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di
prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze?
La dottoressa Vetrano consiglia le lattughe con la frutta, per limitare la
quantità di zucchero. Se il nostro istinto fosse pur poco normale, funzionale e
in ordine di marcia, noi avremmo cessato di trovare piacere dal momento in cui
avessimo superato la dose dello zucchero. Ahimè, la maggioranza possiede un
istinto pervertito, che non funziona. Si potrebbe dunque, molto bene, mangiare
frutta, per finire con la scarola e delle crudezze. Lo stomaco fa la
separazione delle due specie alimentari. Solamente, non bisogna tornare ai
frutti. Altrimenti, quando si mangia un boccone di frutta e un altro di
lattuga, poi si ricomincia coi frutti, lo stomaco non può più separarli e la
digestione se ne trova complicata.
Ma per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo
consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico
abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio,
l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semisalato,
grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
Si possono consumare i frutti prima o dopo gli ortaggi crudi o
cotti?
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi
cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per
la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto
le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che
esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumarlo dopo un pasto di ortaggi cotti, allora
non è più possibile che dopo la fine della digestione.
L’INDIGESTIONE PARZIALE
Mi è stato replicato che il corpo rigettava ciò che non poteva
digerire e che non poteva ricavarne male.
Io rispondevo che il male causato è facile da afferrare. Infatti,
la perdita dei succhi digestivi, rappresenta una perdita enorme per
l’organismo. Si ritiene che questi succhi non debbano essere perduti, ma
riassorbiti. Sono costati cari all’organismo. Come è il caso per lo sperma e la
loro perdita impoverisce il corpo. Si può notarlo nella persona che ha la
diarrea: essa non ha più altrettante forze come se non l’avesse. Al contrario,
un digiunatore si sente più forte di quello che ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce
alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si
mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
- Formate
- In
piccola quantità
- Inodori
- Rapide
- Non
sporchevoli
- Senza
gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde,
abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire
un’armata di assalitori.
LE TARTINE ALLA FRUTTA
Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza
frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla
digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Le
torte alle mele, le torte alle ciliegie, le torte alle mirabelle, le torte alle
fragole, allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei
frutti, fossero pure dei canditi, sono indigeste.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
- l’amido
- lo
zucchero
- l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero –amido/acido.
LA FRUTTA CON LO YOGURT
Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt non zuccherato.
Ma se si consuma lo yogurt zuccherato, allora lo zucchero non è compatibile con
quello della frutta, poiché essi sono differenti, nella loro digestione.
Quanto al formaggio bianco, esso è troppo concentrato. Il suo
consumo dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori, a
meno di limitare la quantità al minimo.
Evidentemente, non si parla nemmeno di mangiare i formaggi
fermentati: camembert, roquefort, brie, munster, cantal, capra fermentato,
bleu. Tutti questi formaggi sono tossici. Avete sentito parlare alla radio o
alla televisione del ‘vacherin’ che aveva provocato un’intossicazione a molte
persone? Ora, si tratta di un formaggio fermentato.
I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più
accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a
piccole dosi.
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme? Perché
no?
Solamente, bisogna essere digiuni, attivi fisicamente, e avere dei
bisogni in conseguenza.
Personalmente, ho soppresso la frutta secca, poiché mangio una
razione molto generosa di frutta, in una volta o in più volte.
Ma niente impedisce che si mangi frutta secca e secca insieme,
soprattutto in inverno.
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può
essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi
possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da
chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima
necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non
secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato.
È lo stesso per la vacca che non ha il presame.
L’adulto che beve latte, fosse accompagnato da frutti, o cagliato
col limone, vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde
e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Gli adulti faranno meglio ad astenersene. La cagliatura del latte
per mezzo degli acidi, come quelli della fruita o anche del limone, non ha
nulla da vedere, con quello generato dai batteri del latte, o con il presame
del vitello. Quest’ultimo si produce con la moltiplicazione dei batteri, ciò
che non è il caso nell’altro.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.
I FRUTTI FRESCHI
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COMPATIBILI CON:
I INCOMPATIBILI CON:
Gli altri frutti I Il melone e
il cocomero
Le verdure I I
farinacei
Le crudezze
I (patate, ecc.
I frutti secchi I Gli
ortaggi cotti
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CAPITOLO 17
LO YOGURT NATURALE
Abbiamo detto
che il bambino e il neonato hanno nel loro stomaco l’enzima chiamato rennina,
che aiuta a cagliare il latte. Questa ghiandola si atrofizza a 7/8 anni, poiché
il bambino deve essere svezzato. La Natura ha stimato che egli non ha più
bisogno del latte per il suo sviluppo, essendo stato compiuto il più
importante.
Lo yogurt è
così chiamato latte cagliato, kefir, ecc. secondo l’insemenzamento utilizzato.
Usare del limone per cagliare il latte non è valido, poiché questa procedura,
istantanea, non genera la moltiplicazione dei batteri, utili per la flora
intestinale.
Lo yogurt è
venduto nei negozi in diverse forme: zuccherato, naturale, aggiunto alla
frutta, lo zucchero che si aggiunge, fosse anche rosso, è malsano, perché
provoca la fermentazione. È meglio scegliere lo yogurt naturale, senza
zucchero.
Ma è senza
dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da se stessi. Si vendono
degli apparecchi, yogurtiere, che sono molto pratici.
Si può farlo
anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt
maturo, prelevare un cucchino da caffè di yogurt e versarlo in fondo a un vaso,
versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può
utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato,
intiepidito, ma mai sterilizzato il quale d’altronde non caglierà.
Mettete il
vostro vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena. Due giorni basteranno
affinché il vostro latte cagli perfettamente.
Se
precedentemente voi avevate preso la precauzione di mettere il latte crudo nel
frigo, allora potete scremarlo prima di cagliarlo.
Lo yogurt che
si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici, di sodio. Può
conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé, si conserva solo
alcuni giorni, nel frigo.
Il latte
crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi
giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt precedente, altrimenti con
del presame.
Come sorgente
di calore, si può mettere il latte a cagliare in una scatola di cartone,
chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica. È un’idea che mi è
stata suggerita da un architetto, egiziano come me, in Egitto.
Una volta che
il latte è cagliato, conservarlo in frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore
prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo.
Se lo si
mangia troppo freddo, provoca la diarrea, per indigestione. La digestione si fa
alla temperatura del corpo, non al di sotto.
Quando il
latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà
allora su un tessuto sospeso sul lavandino. È del formaggio bianco.
È preferibile
scremare il latte prima di cagliarlo, poiché la cagliatura fa irrancidire la
crema.
Questa crema
può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
La crema che
si forma al di sotto del latte cagliato può essere consumata all’inizio, prima
che essa abbia il tempo di irrancidire. Se essa punge la lingua, bisogna
gettarla.
Non coprire il
latte che si vuole cagliare poiché l’ossigeno è indispensabile per la
moltiplicazione dei batteri, necessaria per la cagliatura del latte.
Se si fosse
presa la cattiva abitudine di mangiare lo yogurt zuccherato e non si arrivasse
all’inizio a mangiarlo senza zucchero, allora si può rimpiazzarlo con l’uva
secca o i fichi secchi inzuppati o lo zucchero d’acero venduto nei negozi di
regime.
I prodotti
chimici che sostituiscono lo zucchero, come il candarel (N.d.T.: Su internet
candarel non c’è, canderel sì, ed è un dolcificante artificiale.),
sono dei veri veleni.
Nell’ideale,
non si ritiene che noi dobbiamo prendere il latte, cagliato o no, dopo lo
svezzamento.
Lo yogurt è
una concessione straordinaria che io lascerei passare, se non se ne abusa.
Secondo gli
igienisti americani, T. C. Fry e G. Cursio la fermentazione del latte fa
putrefare la caseina quasi totalmente, rendendo lo yogurt (latte cagliato)
indigesto.
Lo yogurt è
compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi, così come con le crudezze, ma
non con i farinacei o i legumi cotti.
RICETTA
Ecco una
ricetta succulenta per le 16:
in una grande
insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori,
carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e
lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere
olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di
yogurt naturale.
Non usare
aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può
spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche
aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata,
formaggio fresco senza sale o semi – salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi
ingredienti.
Per ciò che
riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Ma per le
spezie e gli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due
veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è
un fattore di fermentazione, dunque da evitare. È una muffa, forse ricca di
certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi,
fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. È
sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il
prezzemolo, preso solo e in grande quantità, ha un sapore francamente
sgradevole. È un diuretico, cioè il corpo lo elimina per mezzo di urine
abbondanti, giustamente perché contiene un veleno. Si può comunque usarne
moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di
limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga
farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono
essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto, fosse
di sidro, è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol.
Si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti? No, poiché gli ortaggi cotti
contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico. Come abbiamo
detto, gli acidi impediscono la secrezione della ptialina - necessaria alla
digestione amidacea, la quale comincia nella bocca. Questa prima fase della
digestione, una volta andata a monte si fa male o per niente.
Si può
consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva
secca e le banane secche o cotte? Sì, si può.
CON LO
YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI:
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ALIMENTI INCOMPATIBILI:
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Verdure
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Farinacei (patate, ecc.)
|
Crudità, pomodori
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Ortaggi cotti
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Frutta fresca
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Frutta secca
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Limone
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L’avocado
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La crema
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CITAZIONI
DI SCRITTORI CELEBRI
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Nelle scuole del Paradiso si insegnava ai bambini che poiché una
bomba atomica aveva distrutto tutta l’umanità o quasi, la Terra fu spostata dal
suo asse dal terribile shock e il suo percorso modificato intorno al sole. Il
risultato fu che a poli Nord e Sud, non c’era più estate ma un inverno
perpetuo. Il suolo era costantemente coperto di ghiaccio e di iceberg
gigangeschi inabiltabili. L’agricoltura vi era impossibile e gli esquimesi,
costretti a nutrirsi di pesce, non vivevano in media che 27 anni. Gli orti e i
frutteti, in altri tempi fiorenti, erano stati trasformati in deserto glaciale.
Non si erano infatti scoperti dei mammut sepolti nel ghiaccio e
che non avevano avuto il tempo di digerire il loro pasto, trovato intatto nel
loro stomaco? Il cataclisma li aveva sorpresi di un solo colpo.
Non si era a anche scoperto al polo Nord, del carbone sotto terra
che provava che esisteva in altri tempi una vegetazione fiorente?
Era l’inferno alla rovescia, col ghiaccio e il freddo, mentre in
Paradiso il Polo Nord e il Polo Sud sono dei luoghi meravigliosi in cui la
primavera è permanente e i frutteti fiorenti, che danno tutti i frutti
succulenti su una terra fertile e accogliente. – L’UOMO, LA SCIMMIA E IL PARADISO.
LE VERDURE E LE CRUDEZZE
La diagnosi medica è un truffa ingegnosa per prendere all’amo i
vegetariani recalcitranti. Essa consiste, in primo luogo, nel solleticare la
curiosità naturale del paziente, in seguito a ucciderlo con la paura, e infine
a sottometterlo ai medicinali.
Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime
esclusivamente frugivoro. Ho citato parecchie testimonianze nel mio libro,
L’ANTIMÉDECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e
che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di
pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla
scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento
realizzato allo zoo di San Diego, su dei gorilla.
Tuttavia, mi è stato riferito che un zoologo giapponese ha notato
che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno vivono in un clima rigido,
nella neve e si accontentano, in questa stagione, di verdure e crudezze,
trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Vediamo così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le
verdure con le crudezze in inverno.
Noto anche che nella Bibbia, quando Adamo ed Eva furono cacciati
dal Giardino dell’Eden e decaduti dal loro paradiso, Dio ordinò loro di vivere
di verdure e di ortaggi. Il paradiso è la salute radiosa, mentre la malattia è
il purgatorio.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati
cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi,
piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
È probabile che si possa vivere unicamente di frutta, come fanno
tanti adepti. Ma si può agevolmente abusare di frutta, senza attendere la fame
che dovrebbe mettere un freno.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte
un’insonnia parziale, in piena notte
delle carie dentarie
degli ascessi dentari
del nervosismo
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i
peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
CONDIMENTI
|
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PROIBITI:
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PERMESSI
|
Aceto
|
Limone
|
Mostarda
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Yogurt non
zuccherato
|
Spezie
|
Olive nere
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Aromi dolci
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Prezzemolo
|
Sale
|
Maionese
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Cipolla
fresca
|
Formaggio
bianco appena salato
|
Aglio fresco
|
Groviera
grattugiata
|
Formaggi
fermentati
|
Cipolle
spezzettate l’antivigilia
|
|
Formaggio
poco salato, bianco, sbriciolato
|
Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale,
senza aceto e senza mostarda, piò condirle, utilizzando al posto di queste
sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o
formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i
fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono
tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli
sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del
pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le
crudezze seguenti:
lattuga o scarola
cetriolo
sedano coste o rapa
pomodoro
peperone rosso
indivia
Condire con:
limone
olive nere tagliate
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo
piccante)
olio di oliva o di noce
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.
Si può aggiungere
facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi
datteri senza il nocciolo
succo di fichi ammollati la vigilia
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in
frigo.
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
Bisogna poter disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse
siano un festino per gli occhi, questione di tentare il consumatore, di solito
meno portato verso di esse che verso i frutti e i pasti cotti.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi,
semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del
prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di
cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale
o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti
entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione e possono
mettere tutto il loro talento nella preparazione di questi pasti crudi. Ciò
insegnerà loro a imparare, dalla loro giovane età, a mangiare sanamente.
Io conosco tanti igiefili che non riescono a insegnare ai loro
figli il regime igienista. Ecco un modo per insegnarlo loro e ad allontanarli
dagli esempi nefasti dei loro piccoli compagni che mangiano sandwich.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi
mangiare delle crudezze a volontà. il liquido anzitutto, cioè il latte. Il
latte è compatibile con le crudezze.
Infine, è probabile che le crudezze siano compatibili con il melone
e il cocomero. L’esperimento resta da fare e io non conosco nessuno che l’abbia
tentato. Cominciare evidentemente con l’alimento più liquido, cioè il melone e
il cocomero. Io non penso che ciò presenterebbe delle difficoltà digestive. Lo
zucchero di questi due frutti è più facile da digerire di quello degli altri
frutti. Ora mi succede frequentemente di terminare i frutti con delle crudezze
senza problemi. Dunque, una ragione di più per il melone e il cocomero,
soprattutto se si lascia un piccolo intervallo tra le due specie di alimenti.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere
mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le
fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le
lattughe, ecc.
All’inizio, non si gradirà mangiare molti alimenti crudi, per
mancanza di abitudine, ma perseverando, si finirà con il gradirli e col non
poterne fare a meno.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale. I
condimenti permessi aiuteranno, non ne dubito, a mangiare tutte le crudezze e a
gradirle. Io mangio con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il
sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle
noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi
tenere, con i loro baccelli, che io preferisco maggiormente.
Tuttavia, per cambiare, io ho sempre, nel frigo un’insalatiera di
crudezze tagliate e condite, in caso- di bisogno, tra i pasti o prima di
dormire. Il condimento utilizzato è quello che è permesso, secondo la lista
riportata più sopra.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che
consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere
digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini,
mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo
di ciò che essa apporta.
Detto questo, non è proibito di quando in quando, di bere il succo
delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di
carote e di sedano coste – succo di finocchio e di carote.
Quando io faccio del succo di carote, io riaggiungo sempre la polpa
al succo, in seguito. È delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno
strato di crema con delle uve secche sopra.
LE
CRUDEZZE
COMPATIBILI
CON:
|
INCOMPATIBILI
CON:
|
I farinacei
(patate, topinambur, ecc.)
|
Non prendere
un poco
|
Gli ortaggi
cotti
|
di frutta e
un poco di
|
Il latte
|
crudezze a
più
|
Lo yogurt
|
riprese,
passando
|
La crema
|
dall’uno
all’altro spesso,
|
L’avocado
|
ma finire
totalmente
|
Il melone e
il cocomero
|
con i frutti,
prima di
|
La frutta
fresca
|
passare alle
crudezze,
|
La frutta
secca
|
o viceversa
|
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